Tre sindacalisti assolti, Comune e sindaco non ci stanno

Il braccio di ferro continua. Non è infatti ancora conclusa la vicenda che vede contrapposti il Municipio di Paradiso e il sindaco Ettore Vismara da un lato e i tre sindacalisti di UNIA dall’altro. Per quanto avvenuto il 25 ottobre 2021, di fronte ai magazzini comunali di Pambio-Noranco, si tornerà nuovamente in aula. Questo perché l’avvocato Edy Salmina – che rappresenta l’Esecutivo di Paradiso e l’accusatore privato (il sindaco Vismara) – ha annunciato dichiarazione d’appello. Toccherà dunque anche alla Corte di appello e revisione penale (CARP) esprimersi sul picchetto sindacale andato in scena ad ottobre.
L’azione sindacale
Tutto, come detto, è da ricondursi a quel lunedì mattina quando sono state posizionate tre automobili davanti al cancello d’accesso dei magazzini comunali del Comune di Paradiso. Un’azione di protesta alla quale avevano aderito anche diversi operai della squadra esterna. Le motivazioni? Manifestare disapprovazione per il licenziamento di un operaio comunale ma non solo. UNIA, da tempo, rivendicava l’esigenza di incontrare il Municipio per affrontare il tema dell’utilizzo di contratti di lavoro a tempo determinato, come pure quello di «frequenti inchieste interne e provvedimenti disciplinari» che, secondo il sindacato, avrebbero così portato a esercitare pressioni psicologiche sui dipendenti.
Le denunce...
Al Municipio di Paradiso, evidentemente, la mossa sindacale non è piaciuta. A tal punto che, qualche mese più tardi, ha deciso di sporgere denuncia nei confronti del segretario sindacale regionale UNIA Giorgio Gargantini, del responsabile per il Sottoceneri Vincenzo Cicero e, infine, del sindacalista Matteo Poretti. L’ipotesi di reato? Coazione. A questo, per lo meno, era giunto il procuratore pubblico Roberto Ruggeri il quale, nel febbraio del 2023, ha emesso un decreto d’accusa nei confronti dei tre sindacalisti (per tutti e tre è stata proposta una pena pecuniaria sospesa e una multa). La loro colpa? Avere, in sostanza, impedito (o rese più difficili) l’entrata e l’uscita dai magazzini comunali dei dipendenti e dei mezzi di trasporto del Comune. Avrebbero inoltre indotto numerosi dipendenti comunali all’astensione lavorativa, cosa che avrebbe minacciato l’interruzione a tempo indeterminato dell’erogazione dei pubblici servizi.
...e le assoluzioni
Impugnando il decreto d’accusa, il caso è finito nell’aula della Pretura penale. La quale, il 21 novembre dello scorso anno, ha di fatto assolto Gargantini, Cicero e Poretti, difesi dall’avvocato Davide Ceroni. Nella motivazione scritta si legge che i tre sindacalisti «non si sono resi autori di violenza o minaccia di un grave danno, e neppure un intralcio in altro modo delle libertà di agire». Insomma: durante il picchetto sindacale – un’astensione dal lavoro durata qualche ora – è sempre stata data la possibilità di entrare e uscire dal magazzino (lo ha attestato anche un rapporto della Polizia giudiziaria), nonché la libertà dei lavoratori di partecipare o meno allo sciopero.
Si andrà in Appello
Caso chiuso? No. Come detto, negli scorsi giorni l’avvocato Salmina ha impugnato l’intera sentenza e chiede alla CARP «di annullarla integralmente e condannare gli imputati come ai rispettivi decreti d’accusa». Chiara, dunque, è la posizione del Municipio e del sindaco Vismara. Chiara lo è pure quella dei sindacalisti. «Siamo sicuri della nostra posizione perché la sentenza della Pretura penale è cristallina» ci spiega, dal canto suo, Matteo Poretti. Ma c’è di più: «Troviamo pretestuoso questo ricorso anche se hanno il diritto di farlo. La nostra lettura è che il Municipio di Paradiso ne sta facendo una questione di principio». Poretti ravvisa pure «un tentativo di ridurre al silenzio il sindacato che agisce sulla base degli interessi dei lavoratori. C’è un diritto alla libertà sindacale: noi non arretriamo di un passo». Poi la stoccata: «È facile fare ricorsi quando sono anche i cittadini a pagare. Non possiamo infatti non pensare all’esborso dei contribuenti del Comune di Paradiso». Per quel che concerne il Ministero pubblico, invece, non sono ancora state sciolte le riserve. Da via Pretorio ci viene spiegato che sono in corso le valutazioni per decidere se aderire o meno alla dichiarazione di appello. Il braccio di ferro, lo abbiamo visto, continua.