Il caso

«Troppo tardi? Se ci svegliamo no...»

Bellinzona: secondo l’architetto Benedetto Antonini unendo le forze «a tutti i livelli» si può rivendicare la realizzazione della circonvallazione ferroviaria fra Gnosca e Sementina – Evitando così lo «scempio della Murata» previsto dal terzo binario
L’aumento di treni merci preoccupa autorità e popolazione. ©Keystone/Bally
Alan Del Don
04.03.2024 06:00

«È troppo tardi? Io credo che se ci fosse una reale volontà politica di far del bene alla Città e al Cantone si potrebbero unire le forze a tutti i livelli per opporsi allo scempio della Murata e al grave deterioramento della qualità di vita di un importante numero di bellinzonesi, chiedendo con forza nelle dovute sedi di modificare le intenzioni progettuali». Architetto di professione e membro del Consiglio direttivo della Società ticinese per l’arte e la natura, Benedetto Antonini è un attento osservatore dei cambiamenti del territorio ticinese. In particolare della Turrita. Sotto la sua lente, dopo il nostro articolo del 22 febbraio, è finito nuovamente il progetto della circonvallazione ferroviaria e, soprattutto, del terzo binario. L’opera da quasi 200 milioni di franchi, che contempla altresì la fermata in piazza Indipendenza, ha ottenuto un mese e mezzo fa il via libera dell’Ufficio federale dei trasporti (UFT) e vedrà la luce nel 2029.

«Urbanisticamente sbagliato»

Il Municipio, rispondendo all’interpellanza di Tiziano Zanetti (PLR), è tornato a perorare la causa della tratta in galleria fra Gnosca e Sementina anche solo a binario unico. Il Consiglio federale ha tuttavia già detto che se ne riparlerà dal 2050. Benedetto Antonini, in uno scritto trasmesso alla redazione, sottolinea che è da un lustro che si sta battendo «con grande impegno» per questa alternativa. Secondo il nostro interlocutore, infatti, «il progetto del terzo binario è urbanisticamente sbagliato e culturalmente incoerente. Per favorire l’uso del TiLo, nonostante il suo notevole ingombro, non contesto la nuova fermata in piazza Indipendenza. Come nei casi di Mendrisio, Riazzino o Minusio, essa può essere realizzata anche senza il terzo binario e senza creare ulteriori disturbi ad un quartiere pregiato della Città. Il progetto è carente di servizi all’utenza: non si vede la possibilità di un interscambio agevole treno-bus, non è previsto un chiosco e non ho visto se vi siano dei bagni pubblici».

La preoccupazione dell’architetto si sposta poi sulla Murata. In virtù del terzo binario verrà perforata «brutalmente minacciandone l’integrità in caso di grave incidente ferroviario (AlpTransit docet)». L’opera comporta inoltre «l’imposizione di ingombranti pareti foniche, le quali, come un’invalicabile, lunghissima è antiestetica barriera di cemento armato, taglieranno tutta la Città da Arbedo a Giubiasco, goffa emulazione di altri muri di triste memoria». Secondo l’UFT il terzo binario rispetta invece anche i requisiti UNESCO, dato che la fermata in piazza Indipendenza verrà realizzata a sud del castello di Montebello, sotto il quale verrà altresì costruita una galleria di 300 metri.

I treni merci in transito

L’attenzione di Benedetto Antonini si focalizza poi sul transito dei convogli: «Si prospetta una frequenza giornaliera di un treno ogni 3 minuti tra i quali, in particolare, 260 treni merci, lunghi fino a un chilometro, con un peso doppio rispetto a quello di oggi. Le vetuste norme, applicate per calcolare l’inquinamento fonico dei treni, sono del tutto inadeguate. A suo tempo tale calcolo del rumore beneficiava di una riduzione di base, poiché tra il passaggio di un treno e quello successivo vi era un periodo di tranquillità. Non così, invece, per il calcolo del rumore stradale, poiché, secondo la scienza dell’igiene urbana, quel flusso è continuo e non concede soste. Nel caso che ci preoccupa, il traffico dei treni sarà pressoché continuo, cosicché, sempre secondo il principio di precauzione iscritto nella Legge sulla protezione dell’ambiente, per il calcolo delle emissioni delle tratte ferroviarie con intenso traffico bisognerebbe applicare la logica stradale, ossia senza ribassi particolari».

L’architetto ritiene che - in attesa che le riflessioni in atto a Berna facciano il loro corso - nel caso della Turrita «sarebbe ragionevole applicare da subito le conoscenze tecniche più aggiornate. In questo caso l’applicazione prudente comporterebbe, molto probabilmente, la necessità di pareti antifoniche tali da risultare urbanisticamente e culturalmente ancora meno accettabili di quelle finora progettate».

Il balletto delle cifre

Ecco pertanto che, per Antonini ma non solo, la soluzione ideale è quella di anticipare la realizzazione, pure solo parziale, della circonvallazione di Bellinzona attesa da oltre tre decenni. «Questa idea, sostenuta dal Club per l’UNESCO Ticino e da me, è stata accantonata e procrastinata sine die con il benestare di tutte le autorità federali, cantonali e comunali, le quali o non hanno letto o hanno letto male il rapporto steso da ICOMOS (il Consiglio internazionale per i monumenti e i siti; n.dr.) per l’Ufficio federale della cultura, nel quale è stato scritto che l’alternativa al terzo binario mediante la suddetta galleria sarebbe costata 10 miliardi di franchi, ossia una cifra improponibile perché sproporzionata. Non so chi abbia suggerito questa cifra fantasiosa agli esperti di ICOMOS, poiché nella documentazione tecnica pubblicata dalle FFS figura una cifra di circa 3 miliardi per l’opera completa, riducibile a 1,5 miliardi in caso di realizzazione parziale».

L’Esecutivo cittadino, come detto, da sempre si batte per la tratta in galleria. E lo ha ribadito pochi giorni fa. Secondo Antonini ha però fin qui avuto un «atteggiamento remissivo: ora sembra svegliarsi e accorgersi che ormai dei buoi non si vede che la coda. Ma se corriamo veloci, forse, li possiamo ancora riagguantare».

I tre interrogativi

La missiva inviata alla redazione da Benedetto Antonini, che abbiamo contestualizzato nell’articolo principale, si chiude con tre domande. Eccole. Uno: «Che ne è delle misure che Bellinzona ha proposto a compensazione degli innegabili danni al bene culturale d’importanza internazionale?». Due: «Qualcuno ha mai potuto leggere l’autorizzazione UNESCO (da richiedere obbligatoriamente in base ai trattati controfirmati) per procedere contro la Murata protetta?». Tre: «Quanto è informata la popolazione di Bellinzona e dintorni sul malaugurato progetto che gli sta per cadere sulla testa?».

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