Un Preventivo che non piace quasi a nessuno
O una bocciatura che avrebbe del clamoroso, o un avallo politicamente monco. Vada come vada – il responso lo avremo lunedì – Lugano uscirà «infiammata» dal dibattito sul Preventivo. E con le premesse ora sul tavolo, arrivare a un nullaosta appare perlomeno complicato. Non come trovare il Santo Graal con una cartina di Brione Verzasca, certo, ma non sarà neppure una semplice passeggiata.
Prima di addentrarci in questo ginepraio, bisogna riavvolgere il nastro e tornare al 17 ottobre scorso. Stimando per il 2025 un deficit di 24 milioni, il Municipio propone di alzare il moltiplicatore delle persone giuridiche dal 77% all’82% (questo per limitare gli effetti della riforma fiscale che porterà a «sconti» sostanziali per le aziende). Il resto, come si suol dire, è storia: a fine novembre il PLR – che alle ultime elezioni la responsabilità delle finanze aveva avuto la possibilità di prenderla – erige una Linea Maginot politica in salsa ceresiana prospettando il «no» al Preventivo. Troppo poche, per i liberali, le misure proposte finora dal Municipio, cioè aumentare il moltiplicatore e istituire un gruppo di lavoro che porti a proposte di risparmio entro l’estate.
Un sì a naso turato
La mossa a sorpresa – il no ai conti sarebbe una prima storica per il PLR – ha lasciato un fronte a sostegno dei conti composto da Lega, Centro e Sinistra. Lunedì in Commissione della gestione Centro, Lega PS, UDC e Avanti hanno sottoscritto un rapporto – relatore Michele Malfanti (Il Centro) – da cui si evince che se il sostegno ai conti, se arriverà, sarà a naso turato. E di certo non sarà unanime: «Sono subito parse chiare – si legge – le difficoltà nello svolgimento dei lavori d’analisi del Preventivo, dovute alla frammentazione e al posizionamento dei vari gruppi politici, di fronte alla criticità dei conti presentati». Passando alle considerazioni politiche, i commissari mettono nero su bianco che «le proposte di mantenimento in equilibrio dei conti sono oggettivamente insufficienti e denotano poca lucidità nel non aver ancora affrontato una generale revisione della spesa e rimandato scelte politiche». Se l’Esecutivo «si fosse chinato seriamente prima sul problema, oggi probabilmente saremmo di fronte ad un preventivo a cifre nere...». Vero è che l’obiettivo principale del Municipio è individuare misure di risparmio e definire le necessarie riforme per procedere con il risanamento dei conti. «Questa sola prospettiva – rileva la Gestione – ha contribuito in maniera determinante all’accettazione del Preventivo».
Ma c’è un ma: come le firme con riserva apposte da PS, UDC e Avanti suggeriscono, l’appoggio al documento non è garantito. Per lunedì la Sinistra ha annunciato un emendamento che chiede l’aumento del moltiplicatore per le persone giuridiche di ulteriori 3 punti percentuali rispetto alla proposta municipale, portandolo all’85% invece che all’82%. Una misura ritenuta necessaria «per lavorare in maniera efficace sul risanamento delle finanze». Lo stesso ha fatto il PLR, che vorrebbe mantenere invece l’imposizione delle aziende al 77%.
È improbabile che almeno una delle due proposte sia approvata: a questo punto è decisivo capire come si comporteranno i due partiti. Già, perché a decidere le sorti del Preventivo saranno proprio i gruppi scettici: si asterranno (come faranno i Verdi) lasciando aperta la porta a una risicata maggioranza (serve quella semplice, ndr) o voteranno «no», facendo calare su Palazzo civico lo spettro dell’amministrazione provvisoria?
Su, giù o stabile?
La capogruppo Nina Pusterla (PS) ci conferma che a sinistra ci si confronterà giovedì. «La discussione sul nostro emendamento, anche simbolicamente, è importante e il lavoro in commissione è tale da giustificare una firma con riserva». Pusterla non si sbilancia, ma l’impressione è che il PS possa orientarsi piuttosto verso un’astensione. D’altro canto, il PLR ha già annunciato urbi et orbi che è sua intenzione bocciare il bilancio. Lo approverebbe se dovesse passare il suo emendamento? A rigor di logica sì; bocciarlo sarebbe un segnale di incoerenza politica. Così come astenersi, indipendentemente dall’accettazione o meno dell’emendamento. E l’UDC? Difenderà il «suo» neo capodicastero finanze? Non per forza: «Faremo le nostre valutazioni; dipenderà dalla discussione in aula» ci dice il capogruppo Tiziano Galeazzi.
Numeri alla mano, la votazione si annuncia tirata: tra i favorevoli, la Lega conta 13 voti, il Centro 8 (la presidente del CC, Benedetta Bianchetti, non vota) e la Sinistra 9. Seguono l’UDC (7), Avanti con MTL (4), I Verdi (3) e Più Donne (1). Facile dunque intuire come i 14 voti del PLR pesino, e parecchio: la Linea Maginot verrà aggirata? Con ogni probabilità, comunque, un sì seppur poco convinto ai conti arriverà.
Lavorare insieme? Sì, ma...
E proprio da Avanti con MTL è stato presentato un altro emendamento. Non sul moltiplicatore, ma a favore di una revisione della spesa affidata a un ente esterno. «Probabilmente non verrà sostenuto», commenta Giovanni Albertini. «In questo caso, personalmente non mi sento di sostenere il Preventivo». Sempre in tema di proposte, la maggioranza della Gestione si dice disposta a lavorare con l’Esecutivo, ma pone una conditio sine qua non: obiettivi minimi vincolanti, così vengono definiti. Viene chiesta una riduzione minima dei costi di dieci milioni da ottenere prevalentemente alle voci «Spese per il personale» e «Spese per beni e servizi», senza toccare la socialità e l’istruzione.