L'evento

Ultimi giorni per il «Magritte segreto di Paradiso»

La prima mostra della serie «Untitled» di Valuart, dedicata alla ‘scoperta’ di un disegno del grande artista surrealista, è agli sgoccioli: chiuderà giovedì
L'opera originale, una matita su carta liscia al centro della composizione CdT, è accompagnata da opere digitali realizzate grazie all'intelligenza artificiale [‘Untitled’ by René Magritte © 2023 ProLitteris, Zürich; Photo Art D2, Milan © 2023; 3D Visual Valuart Studio, Paradiso © 2023]
Jona Mantovan
12.02.2023 20:30

A Paradiso c'è un disegno di Magritte. Una matita su carta liscia—all'incirca un foglio A3—rimasta ‘segreta’ per oltre 60 anni. La tiene bene al sicuro la galleria Valuart, che la espone nel primo allestimento della serie «Untitled». Per vederla—e siamo agli sgoccioli, perché il 16 febbraio chiuderà—è necessario annunciarsi inviando un messaggio di posta elettronica all'indirizzo [email protected]. A strettissimo giro risponde Giorgio Fazio, direttore creativo della giovane realtà che, in poco tempo, ha raggiunto livelli altissimi nel mondo dell'arte digitale e degli NFT, la nuova frontiera tra «pixel e bit» che però conserva la garanzia dell'unicità, proprio come le opere nel mondo 'fisico'. Una tendenza che non poteva non fare rima con il mondo virtuale del ‘Metaverso’. Le vetrine della sede sono tutte oscurate e dalla strada, in via delle Scuole, l'unica cosa visibile sono le bandiere con il logo, una sorta di lettera ‘V’ attraversata da una serie di linee orizzontali che ne nascondono alcune porzioni. Sulla parete destra dell'ingresso, anche lui di vetro annerito dalla ‘tappezzeria’ interna, campeggia un grande ‘8’ argenteo, numero civico dell'edificio. 

«Buongiorno», apre il portone sempre lui, Giorgio. «Ma non sono io la guida ‘ufficiale’», sorride gentilissimo. Che però, da grande appassionato qual è, svela qualche dettaglio 'dietro le quinte' delle installazioni video che accompagnano l'opera fisica: nell'ampio atrio, infatti, una serie di grandi schermi messi in verticale mostra a rotazione suggestive animazioni realizzate grazie all'intelligenza artificiale. «Abbiamo 'nutrito' il programma con tutta l'iconografia di Magritte e l'abbiamo spinto a realizzare nuove immagini sulla base dei lavori del grande artista belga, maestro del surrealismo». I ‘dipinti digitali’ sono ricchi di colori e delle figure caratteristiche del ‘maestro’: persone con in testa la tipica bombetta, cieli e nuvole, nuvole che si trasformano in volti, castelli in mezzo a cornici di quadri, solidi primitivi come sfere, cubi, cilindri... elementi che trasportano la fantasia di chi si trova accomodato sulle poltroncine proprio di fronte a queste grandi immagini.

Stiamo dialogando con la Fondazione Magritte, la quale ne ha riconosciuto l'autenticità, per capire come pubblicarlo nel Metaverso
Paolo Dabbrescia, curatore ‘Untitled Magritte’

Un museo virtuale

In una stanza poco più avanti, però, c'è lui. Il protagonista dell'evento. Il disegno a matita di Magritte, incorniciato e collocato su un cavalletto da pittore. Si trova proprio al centro dell'area. Alle pareti, altri schermi. Questa volta in orizzontale. La musica che accompagna tutta l'esposizione, armonie di suoni d'ambiente soffusi con qualche nota ritmica, in questo locale sembra farsi più intensa. Anche giovedì sera, all'inaugurazione, il curatore Paolo Dabbrescia ha invitato gli ospiti ad avvicinarsi all'opera, a girarci attorno: «Non è appesa al muro come siamo abituati di solito. Trovo che sia molto più coinvolgente per il pubblico... Le immagini in movimento che scorrono sui pannelli, invece, rappresentano il museo che accoglierà quest'opera». Sui televisori si vede una parete bianca che ricorda quelle di una galleria d'arte del mondo 'reale', percorsa da una serie di fasci luminosi che ‘rimbalzano’ dagli schermi all'area circostante, ‘cambiando’ anche l'aspetto del disegno sul cavalletto. «Stiamo dialogando con la Fondazione Magritte, la quale ne ha riconosciuto l'autenticità, per capire come pubblicarlo nel Metaverso. Si tratta, fra l'altro, di un'opera di cui non erano a conoscenza».

Il curatore svela che, insieme ai promotori di Valuart, è già alla ricerca delle prossime opere da presentare sulla scorta di questa prima esperienza. «La numero due l'abbiamo già individuata...». L'intento è arrivare, fra qualche anno, ad avere una parte del museo nel Metaverso, denominato HADEM e fruibile anche tramite un normale computer, «costituito dalle opere che sono passate qui, a Paradiso. Il museo esiste già e accoglie già alcune altre opere», sottolinea l'esperto. 

Il nostro direttore creativo e il curatore hanno portato qualcosa di più contemporaneo rispetto a quanto ci si aspetta a un'esibizione d'arte tradizionale
Etan Genini, titolare Valuart

Il digitale? Un'avanguardia

«‘Untitled Magritte’ non è solo il primo episodio di una serie di eventi destinata a durare nel tempo—premette Etan Genini, titolare di Valuart—, ma soprattutto la prima vera occasione per il nostro laboratorio creativo, Valuart Studio, per aprire le porte di una galleria d'arte digitale che abbiamo a Paradiso la quale, di solito, ospita progetti in collaborazione con fondi, istituzioni, artisti che hanno l'obiettivo di arrivare sul mercato della proprietà intellettuale con un certo tipo di impatto. Il nostro direttore creativo, Giorgio Fazio, e il curatore, Paolo Dabbrescia, si sono ‘allineati’ affinché il nostro mondo e quello dal quale proviene lui, il mondo dell'opera, lavorassero insieme per poter portare qualcosa di più contemporaneo rispetto all'aspettativa di un'esibizione d'arte tradizionale».

La ‘febbre da arte digitale’, secondo Dabbrescia, va oltre una semplice moda passeggera, anzi. «Molte persone, soprattutto provenienti dal mio mondo, quello dell'arte tradizionale, considerano questo campo innovativo come una cosa di poco conto. Sono convinto, però, che quanto stiamo vivendo oggi, fra qualche anno sarà considerata come un'avanguardia storica del 21° secolo. Dobbiamo pensarla come un nuovo modo espressivo. Magritte negli anni Sessanta usava la matita? Beh, in futuro gli artisti useranno il digitale in tutte le sue espressioni, coinvolgendo musica, video, animazione. In realtà la rivoluzione è già partita e fa parte del nostro presente».

Se ci si avvicina molto, è possibile apprezzare un livello di dettaglio del disegno particolarmente impressionante
Paolo Dabbrescia, curatore ‘Untitled Magritte’

Tanti punti interrogativi

Intanto, l'occhio del pesce raffigurato nel disegno a matita di Magritte, sembra sorridere sornione. Il nostro interlocutore, però, tenta comunque di percorrere una via per decifrarla. Partendo dai fatti. «È stata realizzata nell'ultima parte della vita dell'artista, attorno al 1966, 1967. Se ci si avvicina molto, è possibile apprezzare un livello di dettaglio del disegno particolarmente impressionante. A livello tecnico è davvero entusiasmante: dalle squame del pesce all'ombra sulle pietre del muro... ma anche i buchi e le irregolarità della pietra porosa...». La mano di Dabbrescia indica i vari punti della composizione. Sulla sinistra, una finestra sull'infinito. Si scorge un orizzonte marino, con i riflessi delle onde dell'acqua e le immancabili nuvole in cielo. Il bianco delle nuvole, poi, è la carta stessa. Ma le gradazioni ci sono tutte. «Ore e ore di lavoro, per ottenere un'opera simile», esclama. 

Un'immagine, come tutte quelle più iconiche dello stesso artista, che mette lo spettatore di fronte a una serie di punti interrogativi. Di ipotesi fantasiose. «Il pesce, con un occhio guarda noi e con l'altro, che non si vede nell'immagine, sta fissando l'infinito. Dove magari vuole proprio andare! Invece no, è bloccato in questa situazione surreale di sospensione. Ma qualcuno ha anche detto che si nasconde per non farsi pescare. Ci sono mille e mille interpretazioni. Ma Magritte stesso voleva che fosse così. Ed è ancora più intrigante, perché anche l'opera stessa è senza titolo, quindi ancora più misteriosa».

In quest'esperienza abbiamo fatto tesoro, nel percorso, di un trasferimento reciproco di competenze. Crediamo che quello che si può vedere oggi dia l'idea di quanto realizzeremo in futuro
Etan Genini, Valuart

Un fermento che non si vedeva da anni

«Dabbrescia è anche un nostro amico personale—riprende Genini—e in questa esperienza abbiamo fatto tesoro, nel percorso, di un trasferimento reciproco di competenze. Crediamo che quello che si può vedere oggi dia l'idea di quanto realizzeremo in futuro, lavorando insieme». Il curatore annuisce e conferma. «Vivo nel mondo dell'arte da quando sono nato. E ammetto che la percezione che ho avuto su quanto sta succedendo nel mondo dell'arte digitale, grazie a Valuart,... non lo sentivo da vent'anni, da quando la street art era arrivata in Europa, quando ancora si potevano comprare serigrafie di Banksy a pochi pound, quando i Pipilotti Rist e Ugo Rondinone avevano poco più di trent'anni, insomma».

Secondo Dabbrescia, la 'scintilla' scocca proprio agli eventi di Valuart: «Da lì non ho più sentito nessun fermento altrettanto interessante. Se non agli eventi organizzati proprio qui. Una sera, parlando con loro, ho capito che avevamo la stessa visione. Non a caso, un pochissimo tempo sono stati capaci di posizionarsi a un livello altissimo nel mondo dell'arte digitale e sono oggi un punto di riferimento per gli artisti che la utilizzano», conclude.

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