Il punto

Un Super Mario «miliardario» riporta il pubblico al cinema

La pellicola con l'idraulico dei videogiochi fa incassi da primato: «Inizia una nuova era per noi gestori di sale, ci sono spettatori anche per altri generi»
Secondo Antonio Prata, gestore del Cinema Otello di Ascona, la speranza acquista di nuovo un senso, visto il numero di spettatori alle ultime proiezioni; sullo sfondo, un fotogramma del lungometraggio Super Mario
Jona Mantovan
11.05.2023 09:30

Le sale cinematografiche, in Ticino, tornano a sorridere. È più o meno questa l'idea di Antonio Prata, che conosce quel mondo molto bene, anche perché per 14 anni è stato direttore di un grande multisala del Sottoceneri. «C'è da sperare, finalmente. Perlomeno, oggi sperare ha davvero un senso. Prima, invece, lo facevamo perché non c'era nient'altro...», dice al Corriere del Ticino il direttore del Festival dei Diritti Umani nonché programmatore dell'Otello di Ascona. «Sì, adesso sentiamo che sperare ha davvero un senso», ripete convinto. Il 51.enne è in contatto anche con le altre sale, soprattutto quelle che si occupano, come la sua, di proporre al pubblico un'offerta alternativa, indipendente. «Come il Lux Art House di Massagno, o l'Iride, o anche la sala di Acquarossa... penso che tutti abbiano visto una tendenza simile a quella che ho registrato io». Sarà merito di Super Mario? «Beh, noi ci concentriamo su altre proposte, in realtà. Però è un segnale, il fatto che sia il primo film del 2023 ad aver incassato un miliardo di dollari a livello globale». Dopo il successo di Avatar – La via dell'acqua (uscito a fine 2022 e terzo film della storia per incassi, con oltre 2,3 miliardi di dollari), il lungometraggio ispirato al celebre idraulico dei videogiochi potrebbe essere la prima pietra miliare a segnare la fine della pandemia e il ritorno del pubblico nelle sale. «Non sono sorpreso di questo grande successo. È un film piacevole, divertente. Da vedere insieme, in famiglia. Lo consiglio a tutti», esorta l'esperto. Che aggiunge: «È comunque importante che l'industria del cinema registri risultati del genere, perché facciamo parte dello stesso ambiente, dello stesso settore. Tutti ci rimettiamo in gioco e questa è una vera boccata d'ossigeno per tutti coloro che operano in questo ramo». Prata riporta anche il successo delle programmazioni indipendenti. «Nel nostro piccolo abbiamo registrato, soprattutto nel periodo dicembre-gennaio, una grandissima affluenza, addirittura superiore al 2018».

Una spinta che, alla base, ha avuto un paio di titoli molto forti. «Come il film Le otto Montagne, tratto dal romanzo di Paolo Cognetti e vincitore del Premio della giuria al 75. Festival di Cannes. Con questo titolo abbiamo superato i 1.000 spettatori, quasi 1.500. Lo so, potrebbe sembrare riduttivo. Ma per una realtà come quella dell'Otello è quasi più del 10% di quello che farebbe, almeno speriamo, in tutto il 2023. È stata una ripresa di stagione molto incoraggiante. Avevamo tutti paura e questa paura è stata un po' sfumata, messa da parte da questi risultati».

Prata accenna poi a un altro titolo, The Whale, premiato agli Oscar per la miglior interpretazione maschile. «Anche con quel film abbiamo raggiunto svariate centinaia di spettatori all'Otello, quasi un migliaio». 

La trama della pellicola diretta da Darren Aronofsky che segue Charlie, un insegnante di inglese recluso e affetto da obesità morbosa, ha trovato quindi il suo pubblico. Certo, nulla a che vedere con i toni più leggeri e scavezzacollo dell'idraulico più famoso (e non solo nel mondo dei videogiochi). Il protagonista di The Whale—che insegna online tenendo la webcam spenta vergognandosi del suo aspetto fisico—cerca di ristabilire il rapporto con la figlia adolescente dopo l'abbandono e la morte del suo amante gay.

La situazione, insomma, non è così disastrosa come lo era fino a qualche mese fa. Abbiamo mandato molte proiezioni da 80 a 100 spettatori. E in modo costante. Una cosa del genere non succedeva da un po'

«Ci stiamo riprendendo»

«Voglio dire, ci stiamo riprendendo. No?», spiega ancora il nostro interlocutore. «La situazione, insomma, non è così disastrosa come lo era fino a qualche mese fa. Certo, non abbiamo mai fatto pienone-pienone, ma abbiamo mandato molte proiezioni da 80 a 100 spettatori. E in modo costante. Una cosa del genere non accadeva da un po'. La nostra sala, l'Otello, conta 160 posti». Cento spettatori in una sala da 160 è un bel risultato. «Soprattutto se si considera che, in media, in Ticino e nel corso della settimana, ogni spettacolo ne accoglie appena 13... E in questo numero sono compresi tutti, anche i cinema multisala».

Secondo Prata, però, non è solo una questione di numeri. «Bisogna lavorare sulle proposte, sul coinvolgimento, dobbiamo capire che bisogna prendere di nuovo le persone e riportarle, con calma, al cinema. Accompagnarli in sala proponendo qualcosa che sia anche diverso rispetto a prima. La pandemia ha segnato la fine di un'epoca cinematografica. Adesso ne stiamo aprendo una nuova, almeno così speriamo».

Riproporre adesso la prima versione, quella del 1993? Sì, è una buona idea, lo farei! Essere un cinema indipendente non vuol dire lavorare soltanto con i distributori indipendenti

Il primo titolo

Ma Super Mario sarebbe entrato nella programmazione di un cinema come l'Otello? «Beh», ammette Prata. «Se i distributori me lo dessero... io l'avevo chiesto, in effetti». La memoria, però, balena a un'altra pellicola ispirata ai fratelli imprenditori idraulici. Il primo, quello del 1993.

All'epoca non si trattava, al contrario della versione del 2023, di un'opera di animazione. «Riproporlo adesso? Sì, è una buona idea, lo farei!». Come una sorta di provocazione, di risposta indipendente al successo travolgente del titolo di quest'anno. Anche perché, ormai, la critica considera quella prima versione come un titolo "culto". «Essere un cinema indipendente non vuol dire lavorare soltanto con i distributori indipendenti. Significa anche compiere scelte indipendenti rispetto alle scelte, diciamo così, "semplici" che il mercato fa. Uscire e non dipendere soltanto dalle major. Che comunque, intendiamoci, producono tanti bei film». 

Correlati