La storia

Vera Bernhard: «Dalle piattaforme virtuali alla mia Biosfera “alternativa e vegetariana” a Locarno»

La nuova avventura dell'impreditrice figlia del rinomato cuoco Pietro Leemann: aprire un negozio di quartiere tutto «biovegetariano». E, a 28 anni, racconta anche un «dettaglio» della sua vita. È affetta da sclerosi multipla
All’orizzonte ci sono parecchi nuovi progetti, ma è ancora troppo presto per parlarne © Ti-Press/Samuel Golay
Jona Mantovan
04.11.2024 06:00

Vera Bernhard, figlia del rinomato cuoco Pietro Leemann, dopo alcune esperienze e l’avvio di una carriera da imprenditrice sulle piattaforme digitali, oggi pensa di aver trovato finalmente la sua strada: gestire, a Locarno, un negozio di quartiere tutto «biovegetariano». E, a 28 anni, racconta anche un «dettaglio» della sua vita: è affetta da sclerosi multipla.

«Ma non voglio passare per quella che si lamenta», si schernisce mentre congeda una cliente. Lo spazio, in via ai Saleggi 38, è molto più grande di quel che si potrebbe pensare. Scorrendo gli scaffali in legno chiaro di «Biosfera» è difficile notare marchi familiari, almeno per chi è abituato a frequentare i punti vendita nazionali «campioni» nel commercio al dettaglio. Sorridente, sguardo luminoso, Vera lascia la preziosa postazione (un’altra persona è già in attesa alla cassa) al collaboratore Gianluca e, muovendosi con passo energico e rapido, raggiunge un angolo più tranquillo. A occhio, non sembra di avere a che fare con una persona colpita da un disturbo muscolare degenerativo.

Ho girato parecchio, ma questa Città resta la mia casa: da piccola ci tornavo per visitare i nonni, nel quartiere di Solduno
Vera Bernhard, titolare del negozio «Biosfera», 28 anni

«Ci convivo da quando ero adolescente. L’ho raccontato sui media sociali e, non potendo rispondere a ognuno dei tanti messaggi che avevo ricevuto, ho deciso di partire con un “podast” (un programma audio su internet, ndr), intitolato “Il succo del discorso”, il cui primo episodio è appunto dedicato alle domande che mi erano state rivolte». La nostra interlocutrice evidenzia come le terapie di oggi riescano a contrastarne per buona parte gli effetti rallentando il decorso, anche se la cosa varia da periodo a periodo. Ma, prima di tutto, perché proprio qui a Locarno? Presto detto. «Mia madre è nata e cresciuta qui. Nel quartiere di Solduno, per la precisione. Il suo percorso di studi l’ha portata a trasferirsi nella Svizzera tedesca e anch’io sono nata nel Canton Zurigo. Ma, dopo un breve periodo a Milano, siamo tornati alle nostre origini. Ricordo che da piccola venivo spesso a trovare i miei nonni qui, e per me Locarno è sempre stata casa. Dopo vari spostamenti, mi sono finalmente trasferita di nuovo nella mia amata Locarno». La giovane ammette di aver sempre sognato di aprire un’attività con suo padre.

Questione di filosofia

«È diventato possibile quando abbiamo incontrato la proprietaria precedente, che dopo molti anni di attività aveva deciso di andare in pensione. È stata la coincidenza perfetta, per noi che volevamo iniziare qualcosa di nuovo. Abbiamo così rilevato il negozio a gennaio, quindi lo stiamo gestendo da quasi un anno».

All’orizzonte, poi, ci sono tanti altri progetti di sviluppo legati all’attività, dei quali però è ancora presto per parlarne. Anche se queste prospettive non altereranno la natura di Biosfera: «Il nostro negozio è del tutto biologico e vegetariano, riflettendo la filosofia mia e di mio padre, Pietro Leemann».

Niente alcool

«Da vegetariana, faccio sempre molta fatica a trovare valide alternative alle proteine, soprattutto qui nel Locarnese. Quindi mi son detta “Perché no? Metto tutte queste alternative nel mio negozio”. Abbiamo quindi deciso di introdurre una vasta gamma di seitan e diversi tipi di tofu».

Ma non è tutto. Nell’assortimento, infatti, non c’è nemmeno l’ombra di qualsivoglia bevanda alcolica: «Tutte escluse, ma... anche in questo caso proponiamo un’alternativa, tramite un’ampia scelta di vini senz’alcool. Ci sono le bollicine, ma anche i vini “fermi”. Ognuno prodotto attraverso lavorazioni differenti», spiega mentre raggiunge la sezione del negozio. Una fila di bottiglie degne di una cantina specializzata, con etichette curate e ingredienti inaspettati. «Come questo, un vino a base di tè», esclama Bernhard, mostrandone una. L’attività vuole dare spazio anche ai produttori locali, meglio ancora se si tratta di aziende innovative condotte da giovani. Come Micocene, la «fattoria dei funghi» di Lodano, in Vallemaggia.

Non manca il «kimchi»

«Ogni mercoledì, riceviamo una loro consegna», afferma mostrando ancora l’ultima confezione ancora disponibile nel banco frigo. Poco oltre, ecco i barattoli di «kimchi», verdure fermentate preparate da due giovani in Valle Onsernone: «Un toccasana, alcuni miei clienti ne mangiano una forchettata direttamente dal barattolo, anche se la maggior parte lo usa come condimento in altre preparazioni».

«Costa un po’ di più, ma ne vale la pena», ci tiene a precisare una cliente appena entrata in negozio, Carmen, di 78 anni. «Sento la differenza, ad esempio, tra un’insalata che compro qui e una presa altrove. Anche se si tratta sempre di “bio”, qui è tutta un’altra storia».

NOTA DI REDAZIONE: in una prima versione di quest'articolo, come pure in quella andata in macchina, nella parte introduttiva era indicata erroneamente «distrofia muscolare» anziché «sclerosi multipla», qui riportata in maniera corretta.

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