L'editoriale

Berset, un politico che ha saputo essere anche personaggio

Il consigliere federale è stato la gioia e talvolta il dolore dei media, soprattutto per alcune vicende private o correlate alla comunicazione politica
Paride Pelli
21.06.2023 20:16

È ancora presto per dare un giudizio sull’intero operato di Alain Berset che, un po’ a sorpresa, ha annunciato le sue dimissioni dal Consiglio federale al termine della legislatura: troppo presto, dicevamo, poiché la sua eredità politica e mediatica è complessa e ancora, per certi versi, in divenire. Ma quel che si può affermare è che Berset – eletto in Consiglio federale nel dicembre 2011 e in carica dal primo gennaio dell’anno successivo – ha scelto il momento giusto per prendere la sua decisione di non ripresentarsi il prossimo dicembre. Dodici anni di attività in Consiglio federale, dal punto di vista della cultura politica svizzera e di come è strutturata, rappresentano un lasso di tempo in cui un politico preparato - e Berset lo è sempre stato fin da giovanissimo consigliere agli Stati - può raggiungere il massimo picco di influenza e portare a termine molti dei suoi obiettivi. Nonché gestire la quotidiana amministrazione dello Stato in quei settori che gli competono.

Berset, in questi anni, di problemi ne ha dovuti fronteggiare parecchi: pensiamo soltanto alla pandemia, il cui doloroso capitolo si è chiuso quattro giorni fa, con il terzo «sì» scaturito dalle urne sull’estensione della Legge COVID. Sotto la sua gestione, il Dipartimento federale dell’Interno è stato, nei primi mesi di circolazione del virus, accusato di attendismo e di scarsa prontezza decisionale. Critiche che sono progressivamente rientrate già prima del 2022, quando si è potuto vedere che la Svizzera stava facendo quello che non è riuscito a molti altri Stati europei: gestire la pandemia senza compromettere i diritti e le libertà degli individui. Una strada stretta che Berset non ha mai perso di vista e che ha permesso la tenuta sociale durante momenti drammatici. Purtroppo, non si può dire lo stesso della sua gestione di alcune conseguenze della pandemia, su tutte l’esplosione dei costi nel settore sanitario, già peraltro in ascesa da anni. Ancora ad aprile scorso, e dopo un rincaro del 6,6% nel 2023, Berset ha prospettato l’ennesimo aumento dei premi di cassa malati. Dopo due lustri nella sua posizione si tratta, spiace doverlo constatare, di un chiaro fallimento. Pure riguardo la riforma e il finanziamento dell’AVS la strada di Berset è stata costellata di alti e bassi: posta in votazione federale nel settembre 2022, ha poi raccolto finalmente un successo non scontato. Vedremo dopo l’entrata in vigore della stessa, da gennaio del prossimo anno, se l’AVS21 manterrà le promesse. Rimane sul tavolo il dossier, pure spinoso, riguardante il finanziamento del secondo pilastro.

E poi c’è il personaggio. Brillante, carismatico, anticonformista, capace di farsi ascoltare, di convincere e di trascinare, a tratti ben poco svizzero nella sua mancanza di understatement, Berset è stato la gioia e talvolta il dolore dei media, soprattutto per alcune vicende private o correlate alla comunicazione politica. Dall’involontario sconfinamento nei cieli francesi a bordo di un piccolo monomotore da lui pilotato, con relativo intervento di due caccia militari di Parigi, fino allo scandalo Coronaleaks, con quelle inqualificabili «soffiate» del suo ex capo della comunicazione al CEO di Ringier, poi finite sulle testate del gruppo, Berset non ha mai smesso di far parlare di sé, nel bene come nel male, approfittando di una abilità, più unica che rara, di farsi scivolare addosso scandali e scandaletti. Una nonchalance talvolta accettabile e perfino comprensibile, come nel caso della sua relazione extra-coniugale, poiché si trattava realmente di vita privata, altre volte meno, come nel caso Coronaleaks, dal momento che quest’ultimo riguardava dinamiche anche politiche dentro una pandemia che ha messo a dura prova tutti quanti. Quindi alla fine sì, la scelta di Berset è caduta al momento giusto. Se mancherà il politico? Forse. Di sicuro, al nostro Paese, mancherà la sua personalità. 

In questo articolo:
Correlati