L'editoriale

L’ambiente non si cura a marce forzate

Dalle urne è uscito un segnale inequivocabile: la grande maggioranza degli svizzeri non vuole rivoluzioni verdi
Giovanni Galli
09.02.2025 21:45

Sette votanti su dieci e tutti i Cantoni hanno detto no all’iniziativa popolare dei Giovani Verdi per la responsabilità ambientale. Dalle urne è uscito un verdetto senza appello, mitigato solo dal voto di alcune città con maggioranze di sinistra. Ma per i promotori, la vera sconfitta non sta solo nel risultato e nella sua portata. Sta anche nel fatto di non essere riusciti, complice una proposta tanto astratta quanto estrema, a promuovere un dibattito. Nonostante l’assenza di altri oggetti in votazione, la campagna è stata praticamente inesistente. La partecipazione, «dopata» in alcuni Cantoni da altre consultazioni, non è andata oltre il 38%. A volte, indipendentemente dal tema, benché respinte, certe richieste radicali conquistano consensi perché sono considerate un’occasione per lanciare un segnale. Ma stavolta, l’unico segnale inequivocabile uscito dalle urne è che la grande maggioranza degli svizzeri non vuole rivoluzioni verdi. La protezione dell’ambiente deve avvenire con gli strumenti già messi in campo, compatibili con la crescita, e non a tappe forzate (10 anni), a scapito delle libertà individuali e della prosperità. Nessuna meraviglia: in un contesto (giustamente) orientato allo sviluppo economico, presupposto indispensabile per il benessere, la pace sociale e il miglioramento della qualità della vita, non possono attecchire obiettivi che vanno in senso contrario, conseguibili solo con una decrescita pilotata dall’alto. Il prezzo da pagare sarebbe troppo elevato e le conseguenze potenzialmente devastanti. Il no è anche una risposta all’ambientalismo estremo (e a certi discorsi colpevolizzanti) da parte di chi, senza negare la serietà della questione climatica, è più preoccupato dalla fine del mese che dalla fine del mondo. Un sì all’iniziativa avrebbe comportato entro il 2035 una drastica riduzione dell’impatto ambientale dei consumi (per adattarlo ai limiti del pianeta) a colpi di divieti, restrizioni, limitazioni economiche, riconversione di industrie, cambiamenti di stili di vita e aumenti dei prezzi di certi prodotti (benzina e olio da riscaldamento). Meno ricchezza si produce, meno risorse ci sono da ridistribuire e anche da investire nella transizione energetica. L’auspicata trasformazione economica, per di più circoscritta a un solo Paese che vive di scambi e grazie alla competitività delle sue imprese, non sarebbe una soluzione ma solo la fonte di altri problemi. Per mancanza di mezzi, la sostenibilità sociale richiesta dall’iniziativa sarebbe rimasta uno slogan. Il no alle urne, comunque, ha anche altre ragioni. Innanzitutto il fatto che la Svizzera si sta già muovendo da tempo sul fronte della sostenibilità. Negli ultimi vent’anni, l’impatto dei consumi pro capite è diminuito, anche grazie ai progressi della tecnologia, a loro volta frutto della crescita e di politiche equilibrate. Nel 2023 è stata approvata la legge che prevede il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 e l’anno scorso quella sull’approvvigionamento con le energie rinnovabili. Due settimane fa il Consiglio federale ha deciso che entro il 2035 la Svizzera dovrà ridurre le proprie emissioni di gas serra di almeno il 65% rispetto al livello del 1990. In secondo luogo, c’è anche un minore entusiasmo per la transizione verde. Nel 2024 sono diminuite le vendite sia di auto elettriche sia di pompe di calore (ne ha riferito la SonntagsZeitung). Oggi gli elettori di Sciaffusa hanno detto no alla riduzione delle imposte di circolazione per i veicoli elettrici mentre quelli del canton Berna hanno respinto l’iniziativa solare (e accolto il controprogetto più moderato del Gran Consiglio). L’indicazione di fondo è che in futuro avranno la possibilità di essere accolti solo i provvedimenti climatici che implicano cambiamenti progressivi e non brutali e che preservano il benessere e le sue condizioni quadro. Chiamata in causa, la democrazia diretta ha dato le sue risposte.   

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