«L’importante per un artista è esprimersi con sincerità»
È il primo grande protagonista di un’estate concertistica consacrata al pop italiano che, dopo il fortunato prologo del Connection Festival, si annuncia particolarmente calda. Parliamo di Fabri Fibra che stasera alle 21.00 in piazza Luini (LAC) a Lugano darà il via all’attesissimo tour estivo legato al suo più recente album, Caos, con cui ha rotto un silenzio discografico lungo cinque anni e ribadito di essere ancora uno dei punti di riferimento del rap italiano. Lo abbiamo intervistato.
Con il successo di pubblico sempre più ampio e trasversale che sta riscuotendo,si sente ancora capace di relazionare, nei suoi testi, sia con i più giovani, sia con la generazione cresciuta con lei?
«Ho iniziato a fare le prime registrazioni con i miei testi intorno al 1996, all’epoca avevo vent’anni. Oggi ne ho quarantacinque, quindi sono venticinque anni che scrivo e registro. E in questo lasso di tempo credo di non aver mai provato a relazionarmi con nessun tipo di pubblico: io scrivo le mie rime, i miei testi e credo che nel momento in cui scrivi qualcosa con sincerità ci sarà sempre qualcuno là fuori che si relazionerà con quello che stai scrivendo. Finché fai, produci e scrivi, credo che ci sarà sempre qualcuno disposto ad ascoltare. Immaginarmi un ascoltatore o un target da raggiungere credo che sia impossibile anche perché se dici, nel mio caso, “voglio fare un pezzo che piaccia ai ventenni” va a finire che i ventenni non lo ascolteranno perché riconoscono la tua intenzione, finta, e non trovano spontaneità in quello che fai. Ma non ti ascolteranno più neanche i più grandi perché sentiranno che provi a fare il giovane quando non hai i concetti per i giovani. Dunque per me l’importante è scrivere con sincerità, poi ci sarà sempre qualcuno pronto ad ascoltarti».
Ai suoi albori il movimento rap italiano era snobbato (se non addirittura deriso). Oggi invece è definitivamente sdoganato e anzi, considerato come uno dei generi più significativi del pop giovanilistico. Secondo lei cosa ha determinato questo diverso approccio del pubblico?
«Credo che se oggi il rap, contrariamente al passato, è “sdoganato” è perché è maturato. Io ho seguito un po’ tutta l’evoluzione del rap italiano, sin dalla sua fase iniziale in cui la lingua italiana cercava il suo modo di suonare sempre meglio sulle strumentali, sui beat – una fase diciamo di alfabetizzazione. Logicamente con il maturare del suono, si è allargato anche il pubblico e di conseguenza anche la considerazione nei confronti di questa musica».
E lei come si pone di fronte a questo cambiamento di rotta?
«Beh, la cosa mi rende entusiasta perché mi rendo conto che la musica che dava energia a me quando ero ragazzino continua a darne alle nuove generazioni, e continua a dare energia anche a me e alla gente come me che è cresciuta ascoltando questo genere. Genere che, va detto, pur di diretta derivazione di quello americano (che sarà sempre visto come un punto di riferimento), in ogni Paese ha assunto una propria identità, creando un proprio suono: francese, inglese, italiano... Tuttavia, lo ripeto, il rap americano sarà sempre una fonte di ispirazione per tutti, non fosse altro perché questa musica è nato là».
Nel suo nuovo album c’è una canzone, Noia, in cui citando Bukowksi, lancia un invito a fregarsene dei giudizi altrui ma anche a non lasciarsi incantare troppo dalla fama e dagli elogi. È davvero questo il suo modo di approcciarsi al mondo dello spettacolo?
«La citazione di Bukowski più che un invito, è un tentativo. Quando scrivo – e credo sia così per tutti, almeno per quelli della mia generazione – c’è una prima fase in cui scrivi d’istinto senza immaginare minimamente cosa succederà quando quello che scrivi verrà ascoltato dal pubblico, quale riscontro avrà. Forse adesso i giovani, cresciuti con i social, sono più abituati all’idea di avere un pubblico perché con lo streaming e la pubblicazione immediata di una canzone hai subito a portata di mano i numeri delle persone che ti ascoltano. E sapere che qualcuno ascolta quello che fai e che ci sono delle aspettative sul tuo lavoro, in qualche modo influenza il tuo agire. Quello che dico in Noia, citando appunto Bukowski, è proprio questo: gli elogi ti rammolliscono, i complimenti fanno piacere ma allo stesso tempo indeboliscono perché tu dai per scontato una cosa che non è mai scontata, cioè il talento, la creatività e le idee».
A Lugano presenterà il suo nuovo album, Caos, che già nel titolo fa riferimento al periodo difficile che stiamo vivendo, a livello sociale ma anche intellettuale. Dal quale, a suo avviso, come possiamo uscire?
«A Lugano presenterò il nuovo album Caos ma non solo. Nell’intro del disco compio infatti un viaggio rivisitando tutta la mia discografia. Ed è anche quello che farò nel live che, appunto, ripercorrerà un po’ tutta la mia carriera. Riguardo al caos sociale ma anche intellettuale di questo periodo credo che non ci sia una via d’uscita; semplicemente il caos va combattuto per dare ordine alla nostra vita e ai nostri pensieri, non può esistere uno senza l’altro, sta a noi cercare il giusto equilibrio. In mezzo a tutte queste informazioni che arrivano oggi bisogna saper filtrare le verità, le cose che ci sono utili, proprio nel quotidiano, da tutte le news e il gossip inutile che appunto crea del caos. Il caos è una costante e la scrittura è un modo per combatterlo, per mettere ordine al disordine».
Fabri Fibra è sulle scene da oltre vent’anni. Ha già un’idea di che cosa vuol fare da grande?
«Mi piacerebbe continuare a fare quello che sto facendo: è infatti difficile trovare qualcosa che ci piace e in cui dimostriamo delle abilità. Io al momento sto vivendo questa situazione che dunque spero duri ancora a lungo. In una serie Tv ho sentito una frase che mi è rimasta in testa: “una volta che hai trovato quello che vuoi e sai fare, cerca di dedicargli tutto il tempo a tua disposizione”. Ed è quello che sto facendo».
Un’ultima domanda sul concerto di stasera a Lugano: a che tipo di esibizione assisteremo?
«Ad una di quelle che ho sempre fatto cioè con un dj e io che rappo. Sono infatti molto ingombrante sul palco e quindi meno gente c’è, meglio è anche perché mi dà la sensazione di far respirare meglio i testi. In linea generale preferisco esibirmi con questo format “classico” perché è quello che esalta anche me quando vado ai sentire altri rapper. Se c’è una cosa che mi piace molto di questo genere, da fan, è quando vai ai concerti e senti le canzoni riproposte esattamente come le hai sempre ascoltate nel disco. Anch’io dunque voglio regalare a chi mi ascolta questa sensazione».
Un rapper collaborativo ma corrosivo
Fabrizio Tarducci, in arte Fabri Fibra, nasce il 17 ottobre 1976 a Senigallia. Fratello maggiore del rapper e cantautore Nesli ha debuttato nell’ambiente del rap a metà degli anni Novanta, facendo parte per diversi anni di differenti progetti quali Uomini di mare, Qustodi Del Tempo, Teste Mobili e Piante Grasse. Dopo un primo debutto come solista nel 2002 con l’album Turbe giovanili, ha ottenuto un buon successo nel 2004 con Mr. Simpatia, album che ha creato lo «scandalo» nella scena di allora per i suoi testi crudi e provocatori ma che l’ha portato, nel 2006, a firmare un contratto con la Universal, per la quale ha pubblicato l’album Tradimento che gli ha dato grande notorietà e apprezzamento anche da parte del pubblico più pop grazie soprattutto al singolo Applausi per Fibra. Un successo poi confermato con i successivi album Bugiardo (2007), Chi vuole essere Fabri Fibra? (2009), Controcultura (2010), Guerra e Pace (2013), Squallor (2015) e Fenomeno (2017) tutti zeppi di collaborazioni (non c’è personaggio di punta del rap italiano – e non solo – che non abbia collaborato con lui) e da testi corrosivi e feroci che hanno sempre fatto discutere e gli hanno provocato anche vari strascichi legali. Dopo cinque anni di silenzio Fabri Fibra ha pubblicato lo scorso marzo il suo decimo album, Caos subito balzato ai vertici delle classifiche e caratterizzato come i suoi precedenti lavori dalla presenza di svariati artisti tra cui Francesca Michielin, Gué Pequeno, Madame, Marracash e Salmo.