A tutto Bottani: «L'ultimo anno a Lugano? No, il futuro non mi spaventa»
Mattia Bottani ha ancora un anno di contratto con il Lugano. Formalmente. Grazie a un’opzione, però, l’intesa con i bianconeri potrebbe allungarsi di una stagione. Il «figlio della città» non vuole in ogni caso sentire parlare di ultima chiamata. Anzi. «So di poter essere ancora importante».
La serenità e la consapevolezza del giocatore sono reali. Seduto di fronte noi - le verdi alture della Val Venosta sullo sfondo - Bottani si apre senza filtri. Affronta di petto ogni tema, anche quelli più delicati, così come le discussioni e le riserve che puntualmente avvolgono la sua figura. Le sue prestazioni. Quello alle spalle è stato un anno intenso, sul piano sportivo e privato. All’orizzonte, suggerivano, si stagliano invece dodici mesi particolari. E se fossero davvero gli ultimi di un’avventura iniziata nei D9, quando il Botta era solo un ragazzino promettente, da «scippare» ai cugini del Rapid? «Onestamente non ho abbracciato la preparazione con questo pensiero. Anche perché l’obiettivo è un altro: rimanere. Detto ciò, qualora la mia avventura a Cornaredo dovesse realmente giungere al termine, sento di avere la coscienza a posto. Sì, sono molto tranquillo. In campo, ma anche a livello umano, ho dato tantissimo per questa maglia, per questo club. E indietro ho ricevuto altrettanto. Sono un luganese, nato e cresciuto a due passi da Cornaredo. L’identificazione con la società è totale. Non a caso - e ne abbiamo già parlato con la dirigenza - l’idea è di poter proseguire insieme anche una volta terminata la carriera. Però ripeto: non è uno scenario che, ora, alberga la mia mente. Spero infatti di poter vivere una stagione senza intoppi, divertendomi come mi sono divertito negli scorsi anni. Se sto bene posso fare ancora la differenza. Ne sono convinto».
Nelle pieghe del rinnovo
Contribuire regolarmente alle sorti del Lugano, inoltre, produrrebbe un effetto non indifferente sul matrimonio tra Bottani e il club. «È vero - conferma il numero 10 - il mio accordo con i bianconeri prevede un’opzione legata al raggiungimento di precisi obiettivi. In sostanza, dopo un determinato numero di partite da titolare il contratto in essere si rinnoverebbe automaticamente di un ulteriore anno». Ma è fattibile? «Certo, stando bene fisicamente e meritandosi la fiducia dell’allenatore, è fattibile; tocca a me riuscirci» afferma il diretto interessato. Insistiamo. Bottani nell’ultima stagione ha giocato 32 gare tra campionato, Coppa e preliminare di Conference League. 20 di queste sono state dal primo minuto. «E, sì, sarebbero sufficienti per attivare l’opzione» precisa Mattia. Per poi rilanciare: «La clausola in questione non esclude in nessun modo altri scenari: potremmo benissimo rinnovare prima. O, chi lo sa, magari la società potrebbe comunicarmi che non rientro più nei suoi piani sportivi». Dopo 306 partite in bianconero, un’ipotesi non impossibile, ma che per certi versi appare impensabile. «Con il direttore sportivo Carlos Da Silva - prosegue Bottani - abbiamo un rapporto di lunga data, schietto e quasi giornaliero. Sin qui non ci siamo ancora seduti attorno a un tavolo, ma le rassicurazioni da parte sua sono costanti. Poi, e sono il primo a esserne consapevole, il calcio va veloce». Ecco, appunto. Per quanto difficile da concepire, ammettiamo l’epilogo peggiore. Insomma, la separazione delle strade nel giugno del 2024. A 33 anni quali riflessioni farebbe Mattia Bottani? «Il calcio è la mia vita. Quando ho la palla fra i piedi riesco a evadere. A scrollarmi di dosso tutti i problemi. Perciò vorrei provare questa sensazione il più a lungo possibile. A Lugano, ma non per forza. Se il fisico è dalla mia parte e la forte concorrenza mi precludesse un impiego regolare, non avrei problemi a fare un passo indietro per ripartire da un’altra squadra. Non è una questione di soldi, ma di passione e voglia di giocare».
Una riserva matura
A mostrare la via al «Botta», in qualche modo, è stato l’amico e compagno di sempre Jonathan Sabbatini. Già. Pure il capitano, con la scorsa stagione, si giocava un altro anno da calciatore bianconero. «Sabba occupa un altro ruolo ed è ha profilo differente. Il mio stile, fatto di continue accelerazioni, è dispendioso, finanche massacrante. Però è vero: Jonathan ha dimostrato che l’età è solo un numero. E che non conta niente se, weekend dopo weekend, ti confermi tra i migliori interpreti della Super League. Parliamo di un esempio, dentro e fuori dal campo. Prima che venisse confermata la sua ulteriore stagione da giocatore, ne abbiamo discusso diverse volte. Pensarlo in altre vesti sarebbe stato assurdo. Quando sta bene - e Sabba sta davvero bene - il tema proprio non si pone».
Qualora ce ne fosse bisogno, il 4 giugno scorso anche Bottani ha dimostrato - una volta di più - il suo spessore. La finale di Coppa Svizzera e quel gol carico di speranza appena gettato nella mischia, proprio loro... «Un bel momento. Un altro bel momento, a riprova che nelle partite importanti raramente fallisco. Tolta la finale del 2016 a Zurigo, con il rigore sbagliato, ho sempre fatto bene quando la posta in palio era di quelle pesanti. Il mio problema, semmai, si può misurare sul lungo periodo, per cui fatico maggiormente a trovare motivazione e stimoli». Bottani, ad ogni modo, non intende buttare via ogni frammento dell’ultima stagione. «Insieme al data analyst abbiamo valutato in profondità le mie prestazioni. E, a fronte di quanto emerso, non la ritengo negativa. Certo, se ci si ferma a gol e assist (3 e 2, ndr), il giudizio non può che essere insufficiente. Ma il mio apporto e la mia incisività è stato misurato altrimenti». Il fantasista ticinese, su questo punto, è molto lucido. «Prendiamo la mia pericolosità sotto porta: rispetto al 2021-22, quando l’attacco dipendeva sostanzialmente da me e Celar, la finalizzazione è passata dai piedi di altri elementi più offensivi del sottoscritto. Il mio ruolo è cambiato e, per questa ragione, ho ricevuto una miriade di palloni in meno nell’ultima tre-quarti». Bottani va oltre: «Non dimentichiamo che nell’ultima parte della stagione sono stato una riserva. Ho lavorato per guadagnarmi il posto, ma se davanti hai gente come Aliseda, Steffen o Celar c’è poco da sindacare. E infatti, anche a margine della finale di Coppa persa, non ho avuto nulla da ridire a Croci-Torti. Come avrei potuto? A chi doveva rinunciare? D’accordo, si può disquisire sul mio feeling particolare per incontri di questo tipo, incontri che magari so sentire meglio di altri, ma gli argomenti a favore delle scelte dell’allenatore erano altrettanti. Quando sono entrato ho fatto del mio meglio, avvertendo la piena fiducia dei miei compagni. Se mi sento bene è anche grazie a loro sostegno. E la rete realizzata potrebbe essere un appiglio dal quale ripartire. Mentirei se dicessi che è stato facile digerire il cambio di status all’interno della squadra. Avrei potuto fare lo “stronzo”, fare casino, ma non sono questo tipo di persona. No. Piuttosto tocca a me, ora, cercare il modo per convincere il Crus. Convincerlo a trovare una configurazione per far convivere tanti elementi offensivi. Un valore aggiunto, a mio avviso».
Addio Instagram e Facebook
Un valore sicuro che, all’opposto, il Lugano perderà è Ousmane Doumbia, pronto a volare a Chicago. Un viaggio, questo, che Bottani avrebbe potuto percorrere a sua volta un annetto fa. «Più che la partenza di Doumbi, tuttavia, è stato l’ingaggio di Messi da parte dell’Inter Miami a farmi ripensare alla MLS» ammette divertito. «La mia decisione di rinunciare, comunque, era stata ponderata e non la rinnego. L’ho fatto per i miei figli, nel frattempo diventati quattro con Clea. Sono amore puro e, complice il perfetto equilibrio trovato con mia moglie, la fonte della mia grande serenità». Bottani si è addirittura sbarazzato dei social. «Un passo intrapreso poco più di due mesi fa» conferma Mattia: «Oltre a vedere tutta una serie di cose che m’infastidiva, mi sono accorto del tempo perso e sprecato su Instagram e Facebook. Voglio dedicarmi ad altro. Alla mia famiglia, appunto. Se il futuro non mi spaventa lo devo a chi mi sta vicino. E, ribadisco, il tempo da trascorrere insieme vale più di qualsiasi offerta». Anche di una valanga di milioni garantiti da un club dell’Arabia Saudita? provochiamo. «In passato, quando Tramezzani allenava in loco, ci fu un avvicinamento» svela il Botta: «Quando si tratta di concretizzare e mettere nero su bianco cifre e condizioni, con questi partner tutto diventa però più vago. E, spesso, poco credibile. Per rispondere, insomma, dovrei avere sotto gli occhi una proposta concreta e affidabile». Fantacalcio. Almeno per il momento.