Gudjohnsen, nel nome del padre
Chissà se nonno Arnór e suo nipote Andri si sono sentiti al telefono. Con papà Eidur, alla luce del sorteggio di fine agosto, era stato impossibile non farlo. Questa edizione di Conference League, d’altronde, si sta divertendo a intrecciare storia e destini della famiglia Gudjohnsen. Una famiglia di attaccanti islandesi, chi già leggenda, chi solo promessa.
Andri ha 22 anni e durante il mercato estivo è stato acquistato dal Gent, primo vero trampolino di lancio affacciato sull’Europa. Giovedì sera, la squadra belga affronta il Lugano nel quarto turno della terza competizione continentale. Si gioca a Thun, canton Berna, romantico aggancio per un filo sottile srotolato lì vicino addirittura 45 anni fa. A plasmare l’eredità offensiva dei Gudjohnsen, suggerivamo, è stato Arnór, 73 gettoni e 14 reti in nazionale. Ed è per l’appunto curioso che ad accoglierne l’esordio internazionale, il 22 maggio 1979, fu il Wankdorf. Svizzera e Islanda, all’epoca, potevano ambire unicamente al penultimo posto nel girone di qualificazione agli Europei. Sorrisero i rossocrociati, in gol con Herbert Hermann e Gianpietro Zappa, mentre Arnór dovette accontentarsi di aver aperto un varco. E con Andri, magari, c’è stato modo di riavvolgere il nastro.
Il Chelsea nel destino
La punta del Gent, di certo, ha provato forti emozioni in occasione del suo debutto sulla scena internazionale. E con lui papà, il più grande giocatore islandese di tutti i tempi. Il 3 ottobre scorso i belgi si sono recati a Londra per sfidare il Chelsea, club che ha consegnato Eidur Gudjohnsen all’eternità sportiva. Le statistiche dei Blues raccontano di 48 reti in 263 partite, ma soprattutto dei titoli conquistati sia nel 2005, sia nel 2006, dopo 50 anni di digiuno e con José Mourinho in panchina. Perciò rivedere un Gudjohnsen a Stamford Bridge ha fatto un certo effetto. «Quando sono stati resi noti i nostri avversari in Conference, la prima cosa che ho fatto è stata chiamare mio padre» ha raccontato Andri in prossimità del suo ritorno a Londra. «Ovviamente si tratta di un match speciale, dal momento che lì sono nato mentre mio padre giocava per il Chelsea».
«Io ero meno completo»
Andri Gudjohnsen non ha però imparato a giocare a calcio in Inghilterra. E lo stesso vale per il fratello più grande Sveinn, 26 anni, e per quello più piccolo Daníel, neomaggiorenne. Complice il passaggio di papà Eidur al Barcellona, nell’estate del 2006, tutti e tre si sono formati in Spagna. Tutti e tre, va da sé, come attaccanti. Oggi Sveinn milita nel Sarpsborg, in Norvegia, Daniél nel Malmö, in Svezia. Andri è da parte sua finito al Gent a seguito delle prime esperienze da professionista, senza successo al Nörrkoping (Svezia), con un bottino notevole di reti al Lyngby (Danimarca). In precedenza, alla Masia blaugrana e sotto la guida di Raúl nella seconda squadra del Real Madrid, il giocatore aveva potuto fare tesoro di un’accademia e di un mentore di prim’ordine. «Andri è un attaccante puro e completo, forte nei duelli aerei, abile tecnicamente e bravo nella lettura del gioco» ha assicurato papà Eidur in una recente intervista al Daily Mirror. «Io non mi sono mai considerato un centravanti in grado di fare reparto da solo; avevo sempre bisogno di un compagno nei paraggi. Andri non ne ha bisogno».
Attrazione belga
E pensare che la giovane punta del Gent sognava di diventare un portiere. «Ma credo che osservare mio padre segnare così tanti gol durante la carriera abbia ispirato noi ragazzi» ha ammesso il diretto interessato alla BBC. «Probabilmente esiste qualcosa di potente che si tramanda di generazione in generazione». Con tutti i risvolti del caso in termini di pressione e aspettative. «Mio fratello maggiore - ha riconosciuto sempre Andri - è stato forse il più colpito quando è stato paragonato a nostro padre, e ciò dal momento che era il primogenito. Con il tempo, comunque, ci si abitua e s’impara a gestire questo cognome».
Andri e Sveinn, per dire, hanno già giocato insieme in nazionale. Nell’ottobre del 2021, il secondo ha persino offerto un assist decisivo al primo nel 4-0 rifilato al Liechtenstein. Ah, e papà fungeva da viceallenatore dell’Islanda. A nessuno dei tre fratelli, tuttavia, è riuscita l’impresa firmata il 24 aprile 1996. Al minuto 62 di Estonia-Islanda, infatti, Arnór è stato sostituito proprio da Eidur, alla prima apparizione in nazionale. Storico. Il destino ha fatto il resto, intrecciando le carriere di Arnór (bandiera dell’Anderlecht), Eidur (una quarantina di reti tra Cercle e Club Bruges) e Andri (Gent) con il calcio belga. Nel nome del padre.
Il Crus: «In palio punti preziosi»
E a proposito di esordi e grandi attaccanti nordici. A ridosso della sfida contro l’Helsinki, prima curva bianconera in Conference League, Mattia Croci-Torti aveva svelato la personale ammirazione per Jari Litmanen. «Da giovane era uno dei miei idoli». Il Lugano non aveva poi steccato alla Stockhorn Arena, ripetendosi in Cechia contro il Mladá Boleslav. L’ultima gara disputata in Europa, al contrario, aveva fatto tornare Steffen e compagni sulla terra. Ed è proprio dalla scoppola subita per mano del TSC Backa Topola che il Crus intende ripartire. «Dopo quella brutta partita e la sconfitta con lo Young Boys era necessario reagire, ed esserci riusciti contro un avversario tosto come lo Zurigo - in uno scontro diretto - è stato importante, soprattutto sul piano mentale» sottolinea l’allenatore a poche ore dalla partita di Thun. «Siamo dunque pronti ad affrontare il Gent, sulla carta la formazione più temibile di quelle a cui siamo stati abbinati. Ad attenderci è una squadra composta da tanti buoni giocatori, un’altra belga, e non dimentico che i precedenti quattro incroci con Union Saint-Gilloise e Bruges ci hanno sempre visti sconfitti. Senza dimenticare l’amichevole persa con il Genk durante l’ultima preparazione invernale. Insomma, speriamo che sia arrivato il momento giusto per strappare dei punti preziosi, a maggior ragione in ottica playoff».
Il Lugano, dicevamo, è reduce da un’inebriante e confortante vittoria per 4-1. Il Gent, sulla cui panchina siede l’assistente ed ex Danijel Milicevic e che in rosa presenta l’elvetico Franck Surdez, deve invece smaltire il pesante 6-0 rimediato in casa dell’Anderlecht. Croci-Torti, che dovrà fare a meno degli squalificati Hajdari e Bottani, oltre che dell’infortunato Aliseda, non si fida: «Sono forti, veloci e scaltri in contropiede. Ci daranno filo da torcere».