Il Lugano e quel (bel) vizio che ricorda il Bayer Leverkusen
Ci è venuto in mente il Bayer Leverkusen. Sì, a fronte dell’ennesima partita salvata per il rotto della cuffia dal Lugano abbiamo ripensato all’ultima, clamorosa stagione dei campioni di Germania. Il primo titolo nazionale in 120 anni di storia, per Xhaka e compagni, è infatti arrivato anche grazie a una serie di gare raddrizzate o vinte nel finale. 15 le reti cadute nei tempi di recupero, addirittura 33 quelle maturate dopo l’80’. Non solo. L’enorme forza di volontà della squadra guidata da Xabi Alonso è emersa pure in Coppa (conquistata) e in Europa League (persa in finale).
Ebbene, a un carattere grande così e a risorse che appaiono infinite si stanno aggrappando anche i bianconeri. Sabato sera, a Cornaredo, gli uomini di Mattia Croci-Torti sono finiti sotto nel punteggio per la tredicesima volta su ventidue turni di campionato. E per il sesto incontro consecutivo tra Super e Conference League. L’insperato rigore realizzato da Grgic, come una settimana prima la zampata di Koutsias a Winterthur, ha tuttavia permesso al Lugano di festeggiare pure contro il Sion. Ancora all’ultimo respiro.
Per ora va bene così
«Sono statistiche incredibili, abbiamo avuto modo di visionarle prima del match con i vallesani e dunque sapevamo di essere la formazione ad aver contabilizzato più punti dopo essere passata in svantaggio» indica Mattia Zanotti, di nuovo decisivo nel quadro del successo per 3-2. Di nuovo il migliore in campo. L’italiano fatica ad ogni modo ad assaporare appieno il momento. «Se vogliamo fare grandi cose, dobbiamo migliorare sotto questo punto di vista. Perché non potrà girarci bene per sempre». L’instancabile terzino bianconero menziona «i gol troppo facili» concessi al Sion, scappato sull’1-0 già al 15’ e poi convinto di aver fatto l’affare grazie al pareggio firmato da Sorgic a un amen dal novantesimo. Anche Amir Saipi, commentando l’ennesimo rigurgito bianconero una volta finiti con la testa sotto l’acqua, parla apertamente di «un problema». Un problema al quale si somma il malanno stagionale delle reti subite: 30. Tantine. «E con certi passivi vincere non è sempre possibile» aggiunge il portiere del Lugano, completando il discorso di Zanotti.
E Mattia Croci-Torti? Su quali aspetti pone l’accento? Beh, di certo il tecnico ticinese non intende nascondere la polvere sotto il tappeto per quanto concerne la permeabilità della difesa. «Potremo giocarci il titolo sino alla fine solo alzando il livello dell’attenzione» conferma. Per poi tuttavia riequilibrare il discorso: «D’accordo sottolineare le criticità e - sono il primo a dirlo - niente festa per questi 3 punti. Ma un cuore e una cattiveria come quelli del mio Lugano nel cercare il risultato fino all’ultimo respiro non è evidente trovarli in Svizzera. E se siamo primi è perché c’è una media punti che ci sostiene anche nei momenti di difficoltà».
Le incognite di San Gallo
Basilea e Lucerna, però, non sono rimaste a guardare. È fuga a tre. E i margini di errore - lì in vetta - rimangono esigui. Di più: contro il San Gallo, mercoledì, il Crus sarà chiamato a maneggiare con cura alcune incognite. Oltre agli infortunati Steffen, Marques e Przyblylko, mancherà pure lo squalificato - e in questo inizio di 2025 imprescindibile - Zanotti. Toccherà al soldatino Brault-Guillard sostituirlo, mentre sul versante opposto Valenzuela non fa rima con garanzia, sia sul piano dei contenuti, sia perché uscito malconcio dalla gara con il Sion. «Ma Arigoni si sta allenando davvero forte e, in quanto giocatore del Lugano, posso utilizzarlo» indica l’allenatore, alludendo al difensore rientrato da Chicago e non convocato in queste prime uscite dell’anno. Una retroguardia a 3, qualora l’argentino dovesse alzare bandiera bianca, non è comunque da escludere. Davanti, invece, dovrebbe finalmente toccare a Koutsias, sabato lasciato a lungo in panchina e non senza sua sorpresa. Vero, Vladi si è sbloccato. E però il numero 9 ha confermato in più circostanze - azione del gol compresa - la fragilità del momento. Quasi un paradosso, già, se raffrontata all’audacia del collettivo. Il Lugano non muore mai e, per un attimo, ci ha fatto tornare in mente il Bayer Leverkusen. Che la scorsa stagione, però, non ha mai perso una partita in Bundesliga e, soprattutto, non ha palesato le attuali titubanze bianconere sul piano del gioco e della solidità difensiva.