La stagione 2000-01 e il fantasma vallesano
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La storia, oramai, è nota. È dal 2001 che il Lugano non abbracciava il girone di ritorno in testa al massimo campionato svizzero. Allora, in assenza di calendari infarciti e con sole otto squadre a giocarsi il titolo, la ripresa era fissata per la fine di febbraio. Le preparazioni invernali si trascinavano stancamente per settimane, nel caso dei bianconeri con l’immancabile tappa toscana a San Vincenzo. Ma 24 anni fa, per fortuna, a riempire le pagine dei giornali e il chiacchiericcio da bar ci aveva pensato la firma di Kubilay Türkyilmaz. La storia è nota anche in questo caso. Il matrimonio a tempo determinato non andò benissimo. Anzi. Anche se alla prima apparizione a Cornaredo, Kubi trovò subito la rete. L’avversario? Proprio il Sion, questa sera atteso in Ticino per una sfida che il Lugano non può permettersi di sbagliare se vuole confermarsi leader affidabile.
Un avversario indigesto
A proposito dei vallesani, e tornando a riavvolgere il nastro dei ricordi, il 25 febbraio del 2001 andò in scena un 1-1 deludente. Persino sconcertante. «Il vero Lugano non può essere così brutto», leggiamo dal CdT dell’epoca. Che il Sion non andasse giù agli uomini di Roberto Morinini, comunque, lo si era già capito lungo l’andata, con i bianconeri fermati dapprima sullo 0-0 e poi superati 3-2 al Tourbillon. Non solo. Delle sette formazioni affrontate sia nella prima fase del torneo, sia nel girone per i titolo, i vallesani furono gli unici a non incassare almeno una sconfitta. E, in tal senso, il 2-1 rifilato a Rota e compagni all’ultima curva della stagione, sentenza definitiva sulle aspirazioni di gloria mentre il GC festeggiava al vecchio Espenmoos, sintetizzò bene una delle principali concause del mancato trionfo.
Cimignani sì, Koutsias no
Il gruppo allenato da Mattia Croci-Torti, è doveroso sottolinearlo, ha sin qui disputato un solo match contro il Sion. Ed è finito zero a zero, come nella stagione 2000-01 e con una statistica clamorosa: il 22 settembre scorso, infatti, il Lugano non era stato capace di scagliare un solo tiro nello specchio della porta avversario. «Quella, però, era stata una partita strana» osserva il Crus a poche ore dal secondo incrocio. «Non avevo a disposizione prime punte, mancava pure Steffen e - nonostante l’intera gara trascorsa nella loro metà campo e in possesso della sfera - avevamo faticato a infastidire i vallesani. Sì, l’atteggiamento ultradifensivo del Sion era stato sorprendente. Solo qualche mese prima, nella semifinale di Coppa Svizzera, eravamo per esempio stati aggrediti con grande determinazione. E avevamo vinto. Considerata l’esplosività delle pedine offensive di Tholot, forse le più veloci in Super League, mi aspetto dunque una formazione decisa a fare nuovamente leva sulle ripartenze».
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L’infortunato Steffen, per la cronaca, mancherà anche a questo giro. «La formazione? Senza dire in che posizione, posso confermare al 100% la titolarizzazione di Cimignani» afferma Croci-Torti, promuovendo l’eroe di Winterthur. A guidare l’attacco bianconero, al contrario, non dovrebbe essere Koutsias, autore del 3-2 decisivo alla Schützenwiese. «Se mi sto assumendo dei rischi? No, credo piuttosto che sia giusto dare una certa continuità alla squadra e - aspetto fondamentale nella mia gestione - la necessaria fiducia anche a chi non si è sin qui espresso al meglio» rilancia il Crus. Per poi allargare il discorso: «Koutsias non va bruciato. Ma il suo lavoro quotidiano è encomiabile e, quindi, posso garantire che inizierà dal 1’ una delle gare che ci attendono nei prossimi sette giorni». Sì, perché il tecnico ticinese riconosce come oltre all’onda cavalcata dai singoli, a guidare le imminenti scelte è «una riflessione che abbraccia tre partite».
«Nessuno vuole abdicare»
Di sicuro, dopo essersi scottato con Basilea e Winterthur la compagine bianconera dovrà evitare di fallire un’altra entrata in materia. «È una variabile sulla quale abbiamo posto l’accento, cambiando pure qualcosina nell’allenamento della vigilia» ammette Croci-Torti. «Abbiamo dimostrato di essere molto bravi a reagire. E però non basta. Ora dobbiamo pure essere i primi ad agire per decidere le sfide. Il che dipende dalla testa». Le strategie di mercato del Lugano, per contro, dipendono solo in (minima) parte dallo staff tecnico. E, nelle ultime ore, molto si è mosso attorno al club bianconero. «Nsame al San Gallo? Beh, non va bene visto che rinforza forse uno dei reparti offensivi già più attrezzati» commenta l’allenatore. «Se si vogliono vincere i campionati, il mercato invernale rappresenta un fattore. Ma, nel nostro caso, a regalarci l’ultimo successo al 93’ è stato proprio un neoacquisto. Il fatto che nessun giocatore abbia espresso la volontà di lasciare il Lugano, inoltre, rappresenta la forza della società, così come lo è la possibilità di gestire tanti elementi». E inserire un ingranaggio di troppo, come nel febbraio del 2001, può finire per risultare controproducente.