Ma ora basta tentennare con il destino tra le mani
La lotta alla conquista della Super League potrebbe aver conosciuto una svolta decisiva alla Schützenwiese. Come la scorsa stagione. Ricordate? Correva il 21 aprile e in occasione della 33. e ultima giornata prima del girone per il titolo, uno Young Boys in affanno era riuscito a strappare i 3 punti al Winterthur. Per quattro minuti, dopo il pareggio ottenuto dagli zurighesi all’81’, il Lugano si era ritrovato a -4 dai futuri campioni svizzeri. Poi, una punizione innocua, deviata sfortunatamente dalla barriera dei padroni di casa, aveva rilanciato definitivamente i bernesi. E, di riflesso, frustrato anzitempo il tentativo di rimonta dei bianconeri.
Le ambizioni di titolo degli uomini di Mattia Croci-Torti, sabato sera, sono state invece ridimensionate per 45’. Un primo tempo lungo il quale la formazione ticinese è parsa sprovvista di un’anima e - soprattutto - della giusta predisposizione. Poteva finire malissimo, sì, con una mezza figuraccia al cospetto dell’ultima della classe. E, al contempo, con il sorpasso della concorrenza al vertice della classifica. La ripresa offerta dal Lugano, al contrario, è stata grandiosa. Emozionante, anche. Gettati nella mischia a partita in corso, Yanis Cimignani e il neoacquisto Georgios Koutsias hanno ribaltato avversario e risultato. La panchina, detto altrimenti, ha fatto la differenza, dopo che in tanti, troppi giocatori bianconeri avevano mostrato il peggio di sé. È così maturata una vittoria per certi versi insperata, e però pesantissima. Una vittoria, quella della Schützenwiese, che profuma di svolta.
Una piccola, grande lezione
Certo, il Basilea ha tenuto il passo. Non Losanna e Servette, mentre il Lucerna si è rilanciato. «Ma un successo del genere può dare una spinta clamorosa al nostro girone di ritorno» sottolinea il Crus. L’allenatore del Lugano, tuttavia, sa di aver giocato col fuoco. E, aggiungiamo noi, non si tratta della prima volta lungo questo campionato. Su venti gare disputate, Bottani e compagni sono finiti sotto nel punteggio addirittura dodici volte. Cinque volte, come a Winterthur, i bianconeri sono stati capaci di girare la contesa e gioire al triplice fischio finale. In tre frangenti ci si è fermati al pareggio, mentre quattro sono state le sconfitte. Insomma, ballano 18 punti. E, no, non sono pochi. A maggior ragione in un torneo così equilibrato. «Basti pensare che su undici occasioni a disposizione, è la prima volta che la capolista riesce a cavalcare l’onda e a imporsi» rileva Croci-Torti. Il tecnico, quindi, si sofferma sulla lezione della Schützenwiese: «Per 45 minuti la mentalità del Lugano è stata tutto fuorché positiva. Abbiamo dimenticato di combattere. Di essere squadra. E aver incassato due reti ci ha fatto bene. Nell’immediato e spero per il futuro. Mi auguro, finalmente, che una cosa sia chiara a tutti: per mettere le mani sul titolo serve un’attitudine diversa da quella mostrata nel primo tempo».
La riscossa della panchina
Al solito, il Crus non ha puntato il dito contro i singoli usciti a testa bassa dallo stadio, nonostante l’apoteosi finale. Da Papadopoulos (poco lucido in questo inizio di 2025) al distratto Grgic. Per tacere di Vladi, prima punta senza il dono della freddezza e della convinzione. Perlomeno in questi mesi. «Anche perché il primo responsabile di chi scende in campo sono io e se a decidere la sfida sono state delle riserve significa che, probabilmente, l’impostazione data in avvio alla squadra non era quella giusta» osserva il mister bianconero, che durante la pausa ha fatto tremare le pareti dello spogliatoio. «I ragazzi sono stati meravigliosi nel secondo tempo. Una volta di più, e grazie al giusto spirito, abbiamo dimostrato di essere un gruppo dal carattere importante».
A prendersi la scena, dicevamo, sono stati lo scatenato Cimignani e Koutsias, a questo punto meritevole di una maglia da titolare contro il Sion, sabato a Cornaredo. «Spero che la mia prestazione costituisca un messaggio forte per lo staff tecnico e per i miei compagni» afferma il francesino terribile, autore di una doppietta e dell’assist decisivo per la zampata conclusiva dell’attaccante greco. «In questa stagione - prosegue - non ho potuto beneficiare di ampio spazio. E, in queste condizioni, naturalmente tutto diventa più complicato». Davanti a «Cimi», nelle gerarchie dell’allenatore, figura inoltre Steffen, assente per squalifica a Winterthur. La svolta, alla Schützenwiese, potrebbe quindi aver interessato sia il collettivo, sia alcune individualità. Farsi sfuggire costantemente il destino dalle mani, d’altronde, è un vizio che il Lugano non può permettersi.