Calcio

Purtroppo, ora, fa paura anche il Winterthur

L’assurda eliminazione negli ottavi di Conference League ha confermato l’attuale instabilità del Lugano, capace di dimostrare il meglio e il peggio di sé, indipendentemente dallo spessore e la forma dell’avversario - Domenica a Cornaredo arriva il fanalino di coda della Super League - Croci-Torti: «Carichi psicologicamente, distrutti nel fisico»
©KEYSTONE/PETER SCHNEIDER
Massimo Solari
14.03.2025 19:00

12 dicembre 2024: il Lugano scrive un’altra pagina di storia, battendo il forte Legia Varsavia in trasferta e ipotecando l’accesso agli ottavi di finale di Conference League. Il match winner, dopo una zampata di Kacper Przybylko nell’area di rigore placca, è Albian Hajdari. 13 marzo 2025, soli tre mesi più tardi: il Lugano si appresta a completare un’altra pagina da album dei ricordi, ribaltando a Thun il modesto Celje e regalandosi un quarto da sogno contro la Fiorentina. Albian Hajdari commette però un intervento scellerato che tiene in vita gli sloveni, mentre Kacper Przybylko - primo rigorista senza meriti - sublima la propria inadeguatezza sparando in zona Mönch. L’urlo di Mönch.

L’incredibile involuzione dei bianconeri, in fondo, è contenuta da queste due estremità temporali. E dalle prestazioni estreme, nel bene e nel male, di alcuni suoi protagonisti. L’inspiegabile eliminazione maturata alla Stockhorn Arena - sinonimo di un mancato incasso di 1,5 milioni di franchi - è ancora fresca. Non smette di fare male. E, certo, addensa i nuvoloni sulla squadra guidata da Mattia Croci-Torti e su Cornaredo, dove domenica pomeriggio è in programma un ultimo giro di giostra della Super League prima della pausa dedicata alle nazionali.

Basterà il carattere?

Affrontare il Winterthur, fanalino di coda, non ha mai fatto così paura. Quanto accaduto nelle ultime settimane, d’altronde, ha reso inequivocabile un dato. Indipendentemente dallo spessore e dal momento di forma dell’avversario, il Lugano - questo Lugano - è destinato a farsi male. A mostrare il meglio e il peggio di sé. «Eppure - sostiene il Crus - sono convinto che arriviamo alla partita psicologicamente carichi. Contro lo Celje, infatti, abbiamo cercato di spuntarla sino all’ultimo e nonostante le avversità. Il tutto, e una volta di più, dimostrando di essere una squadra forte». Non è bastato, appunto, complice una «fragilità difensiva» diventata oramai cifra stilistica dei bianconeri. Convinzioni e intenzioni a parte, il Lugano sarà chiamato a interrompere la striscia di sei risultati negativi consecutivi senza benzina. «È vero, ci presentiamo all’appuntamento contro il Winterthur distrutti sul piano fisico» ammette Croci-Torti, che oltre allo squalificato Yanis Cimignani rischia di non poter contare sull’infortunato Mattia Bottani. «Il carattere, tuttavia, non dovrà mancare» rileva il tecnico momò, cercando in qualche modo di farsi forza.

L’ultima ancora di salvezza

A fronte di una crisi così profonda e preoccupante, scricchiola parecchio. Dall’unità di intenti con i tifosi - vedasi lo screzio circoscritto di Thun, tra un esagitato e il frustrato Renato Steffen - al modo di porsi ed esprimersi di chi scende in campo. «Non è il momento di cambiare filosofia. Farlo ora - e non lo dico per presunzione - sarebbe sbagliato. Anche con lo Celje la prestazione dei miei uomini non è venuta meno. Tante cose hanno funzionato. Ma ripeto e riconosco: come reparto difensivo dobbiamo assolutamente migliorare».

Amir Saipi, da parte sua, ritiene fondamentale voltare subito pagina. Provare a farlo, quantomeno. «Uscire di scena così è doloroso, nessuno lo nega. Ora però dobbiamo metterci la Conference League alle spalle. Parlarne, di fatto, non ha più senso. È nostro dovere concentrarci sul campionato, impedendo alle prime di scappare ed evitando di scivolare nella parte bassa della classifica». Ci manca giusto quello...

Che la mazzata subita per mano dello Celje possa produrre altri effetti collaterali, comunque, non è da escludere. «È una bella botta» conferma il portiere bianconero. Per poi rilanciare: «In un modo o nell’altro l’energia per guardare avanti va cercata e trovata. Urge una reazione. Per noi e per i tifosi. E, ribadisco, l’unica competizione che ci resta per mostrare quanto valiamo è la Super League. Lo spogliatoio, per come lo conosco, dispone delle risorse mentali necessarie per risollevarsi». Con due competizioni su tre archiviate, siamo quasi fuori tempo massimo.

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