Calcio

Una partita per rinascere oggi e (forse) cambiare volto domani

Il Lugano deve ribaltare l’1-0 di Celje per agguantare i quarti di finale di Conference League - Il traguardo, nell’edizione 2022-23, fu raggiunto dal Basilea, capace di spingersi addirittura in semifinale - Quel gruppo venne poi smembrato: ma, come suggerisce Steffen, le sirene di mercato vanno meritate
© KEYSTONE/PETER SCHNEIDER
Massimo Solari
12.03.2025 23:00

È la partita più importante dell’anno? Annuire non sarebbe fuori luogo. Il momento è critico e tradire di nuovo le attese potrebbe far precipitare le cose. Sicurezze residue, aspirazioni, umori. Che poi, a reggere il tutto è un paradosso; e cioè che in Conference League l’obiettivo è già stato raggiunto. Persino superato. Eppure, il Lugano non può permettersi di fallire nella gara di ritorno degli ottavi di finale, domani sera a Thun. O, più prosaicamente, non può permettersi di fallire ancora. Cinque sconfitte consecutive devono bastare e l’1-0 subito sette giorni fa in casa dello Celje non può in nessun caso costituire un ostacolo insormontabile. Anzi. Lo suggerisce parzialmente la trama della gara disputata in Slovenia, lo impone il livello - poco più che discreto - dell’avversario.

Un precedente calzante

Per quel che vale, ranking UEFA alla mano si affrontano la 101. contro la 126. classificata. O se preferite, la quarta forza della Super League con la quinta del massimo campionato sloveno. Vicecampioni svizzeri da un lato, campioni in carica dall’altro. Insomma, per quanto protagonista di un ottimo e finanche sorprendente cammino in Europa, lo Celje non vale sicuramente più del Lugano. E come il Lugano non sta vivendo settimane entusiasmanti sul piano dei risultati. In questo senso, val la pena rispolverare l’ultimo exploit elvetico nel quadro della terza competizione continentale. A raggiungere i quarti e in seguito addirittura la semifinale, lungo l’edizione 2022-23, era stato il Basilea. E a ben guardare, per spingersi così in là i renani avevano dovuto far fronte a un rivale molto simile a quello dei bianconeri. Nel marzo di due anni fa, in effetti, la formazione rossoblù sfidava lo Slovan Bratislava, campione slovacco e però sfavorito per spessore della rosa e profilo internazionale. Fu una doppia gara equilibratissima: 2-2 all’andata, al Sankt Jakob-Park, 2-2 al ritorno. A fare la differenza a favore del Basilea, va da sé, si rivelarono i calci di rigore.

Il raffronto con il precedente renano, invero, è calzante soprattutto per un altro motivo. A margine del kappaò di Sion, domenica, Renato Steffen non le ha mandate a dire, scuotendo - come già voluto e accaduto in passato - lo spogliatoio. «Ciascuno deve tornare a preoccuparsi delle proprie prestazioni e smetterla di pensare a dove sarà e quando se ne andrà. La realtà è qui, a Lugano, e se continuiamo a esprimerci così non si va da nessuna parte». Senza tanti giri di parole, il carismatico numero 11 bianconero ha messo in discussione l’atteggiamento di alcuni compagni. Compagni, traduciamo, distratti da un possibile futuro lontano da Cornaredo. Vuoi per desiderio personale, vuoi per questioni contrattuali. E l’Europa, beh, rischia di essere parte o soluzione del problema.

Prendersi i riflettori con i fatti

Prendiamo proprio il Basilea della Conference League 2022-23. Ebbene, del gruppo vincente che sconfisse Slovan e Nizza, per poi sfiorare l’impresa al penultimo atto contro la Fiorentina, oggi di fatto rimangono due elementi: il portiere Marwin Hitz e l’esterno tedesco Anton Kade. Numerosi altri primattori di quella compagine hanno invece spiccato il volo, da un lato per volontà del proprietario del club David Degen e necessità di bilancio, dall’altro favoriti proprio dalle esibizioni sul palcoscenico continentale. Qualche nome? Riccardo Calafiori, ceduto al Bologna e ora all’Arsenal; Zeki Amdouni, finito al Burnley in Premier prima di stuzzicare il Benfica; Andy Diouf, perno del Lens; Dan Ndoye, oramai pepita d’oro del Bologna; Wouter Burger, convinto dalle aspirazioni dello Stoke City in Championship; Andy Pelmard, oggi al Las Palmas in Liga, ieri al Lecce (Serie A), l’altroieri al Clermont (Ligue 1); Andi Zeqiri, rilanciatosi in Belgio. Insomma, parliamo di una fortuna da oltre 60 milioni di franchi, di gente in grado di prendersi la scena europea e i riflettori del mercato.

Ci crediamo come matti. Dopo Sion, l’accento è stato posto sull’essere squadra e sull'importanza di soffrire insieme
Mattia Croci-Torti, allenatore FC Lugano

Tornando al Lugano e alle punzecchiature di Steffen, il discorso è quindi duplice. Alla squadra di Mattia Croci-Torti, innanzitutto, serve urgentemente una vittoria per rilanciarsi. Per rinascere, anche, smentendo i fatalisti più affrettati. Ma al netto degli auspicabili e indispensabili effetti benefici sul campionato, avanzare in Conference League renderebbe più coerente anche la visione di quegli elementi che puntano a un futuro - o già lo hanno messo in conto - lontano dal Ticino. Le sirene del mercato e l’attenzione di altri club, detto altrimenti, bisogna meritarsele con i fatti. E superare lo Celje, scrivendo la storia, rappresenta la conditio sine qua non.

«Ci crediamo come matti» assicura al proposito il tecnico bianconero Croci-Torti: «Si riparte da un risultato che possiamo rovesciare. Per riuscirci, dopo la battuta d’arresto di Sion, ci siamo concentrati su che cosa vuol dire essere squadra, sull’importanza di soffrire insieme. Perché il gioco e le prestazioni non sono mai venute meno, né al Tourbillon, né in precedenza. Per ritrovare il pizzico di fiducia assente in attacco e correggere la fragilità difensiva era necessario lavorare a livello mentale». Dopodiché, la grande sfida del Crus sarà quella di non mollare anzitempo la presa in Super League. Scenario che al contrario si concretizzò per il Basilea, quinto al termine del torneo 2022-23. Molto passerà dal match alla Stockhorn Arena, forse il più importante dell’anno.

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