Le Olimpiadi del 2030 potrebbero essere anche un po' ticinesi
La Svizzera è pronta a riabbracciare le Olimpiadi invernali. Sì. E già dal 2030. È la conclusione alla quale giunge lo studio di fattibilità commissionato da Swiss Olympic, base fondamentale per rafforzare le trattative con il CIO. Spetterà al Parlamento dello sport, organo supremo dell’organizzazione mantello elvetica che si riunirà il 24 novembre, approvare la proposta e lanciare definitivamente le negoziazioni fra le parti. Le premesse per una candidatura rossocrociata, comunque, sono date. Eccome. L’esito degli approfondimenti condotti negli scorsi mesi ha infatti benedetto il concetto di Giochi olimpici e paralimpici decentralizzati, possibili grazie a installazioni esistenti, distribuiti nelle quattro regioni linguistiche del Paese e finanziati in larga misura da fondi privati. Non solo: a differenza di quanto avvenuto in passato - con il dossier cittadino di St. Moritz e quelli regionali di Vallese e Grigioni - una chiara maggioranza della popolazione appoggerebbe l’idea di estendere l’evento all’intera nazione. Il che, per altro, costituirebbe una prima nella storia ultracentenaria delle Olimpiadi.
«Il più possibile sostenibili»
Sessanta pagine. Tante ne conta lo studio illustrato oggi - con orgoglio ed entusiasmo - dai vertici di Swiss Olympic. «Sì, siamo pronti» ha confermato il presidente Jürg Stahl. «Il movimento olimpico - ha aggiunto la vice Ruth Wipfli-Steinegger - si trova all’alba di una nuova era. Come? Con dei Giochi organizzati nel modo più sostenibile possibile e dei quali dovrebbero approfittare numerosi settori della società». Le idee, al proposito, sono chiare. Molto chiare. E rispondono a un principio faro: sfruttare al massimo l’esistente. Dalla rete di trasporti, agli alloggi disponibili sul territorio, passando per le competenze delle singole federazioni. Il tema cardine, in tal senso, è però costituito dalle infrastrutture presenti in ogni angolo della Svizzera. Ticino compreso, certo.
Il nostro Cantone - fa sapere Swiss Olympic - ha mostrato concreto interesse ad accogliere un frammento della manifestazione. «La possibilità di organizzare delle competizioni in questa regione è quindi esaminata conformemente alle prescrizioni delle federazioni e del CIO». Okay, ma per quali discipline? Si tratta, per le Olimpiadi, di curling, short track, hockey su ghiaccio femminile e sci freestyle (gobbe e/o aerials). Per le Paralimpiadi viene invece indicato il solo curling. Se Losanna - culla olimpica - e Berna sono destinate ad accogliere la cerimonia d’apertura e di chiusura, Zurigo, Crans-Montana, St. Moritz e di nuovo il Ticino offrirebbero dei festeggiamenti collaterali. «L’organizzazione di queste cerimonie decentralizzate - si precisa - risponde al respiro nazionale del progetto e mira a rendere i Giochi accessibili a un pubblico più largo, limitandone l’impatto ambientale grazie alla riduzione degli spostamenti e favorendone i ricavi tramite un incremento della vendita dei biglietti».
Se i cittadini dicono sì
Il sostegno popolare e la redditività dell’evento, d’altronde, sono ritenuti centrali nella visione degli organizzatori. Su questo piano ci si è scottati più volte e, seppur limitato dall’impostazione data alla candidatura, il rischio di referendum esiste sia a livello federale, sia nei Cantoni toccati dall’avvenimento. Di qui l’importanza della strategia decentralizzata e del finanziamento pubblico ridotto ai minimi termini: si parla di 50 milioni per il sostegno alle Paralimpiadi.
«Secondo i calcoli effettuati, i Giochi olimpici e paralimpici in Svizzera sono in grado di generare ricavi per 1,5 miliardi di franchi» sottolinea Swiss Olympic. Per poi aggiungere: «Circa la metà di questo importo, 710 milioni, proverrebbe dal contributo finanziario del CIO. Il resto, invece, sarebbe in buona parte garantito dagli sponsor e dalla vendita dei biglietti. «E con queste entrate riusciremmo a finanziare le spese operative» ha spiegato il presidente di Swiss-Ski e membro del comitato pilota Urs Lehmann. In un recente sondaggio condotto dall’istituto gfs di Berna, rappresentativo della popolazione e perciò valorizzato da Swiss Olympic, il 67% degli interpellati ha non a caso salutato favorevolmente il principio dei Giochi nazionali. A maggior ragione a fronte della copertura dei costi declinata soprattutto in chiave privata.
Il CIO decide l’estate prossima
Inutile girarci intorno. Per quanto vincolato all’appoggio del Parlamento dello sport, il cosiddetto targed dialogue con il CIO è dietro l’angolo. Proprio negli scorsi giorni, il Comitato internazionale ha annunciato che si procederà a una doppia attribuzione dei Giochi invernali 2030 e 2034.Nel dettaglio, nel quadro della sessione programmata il prossimo luglio a margine delle Olimpiadi a Parigi. Domani, insomma. La concorrenza inoltre non manca. Salt Lake City sarebbe in pole position per il 2034. La Svizzera potrebbe per contro essere sfidata dalle Alpi francesi e dalla Svezia per la prima delle due edizioni in palio. Qualora dovesse spuntarla, in ogni caso, Swiss Olympic si presenterebbe all’appuntamento forte di numerose esperienze. Basti pensare che da qui al 2027 il nostro Paese ospiterà i Mondiali in almeno nove, forse dieci, discipline olimpiche.