L'idea

A Sonogno, dove si fila la lana, nasce un sentiero tematico

La Pro Verzasca, che quest’anno festeggia i novant’anni, inaugura una proposta dedicata alla fibra ‘senza tempo’ ricavata dal vello delle pecore: «Lavaggio, tintura, cardatura... tutti i nostri processi sono ecologici, sostenibili e naturali»
Filatrici all’opera per trasformare la lana cardata in un gomitolo, ultima tappa prima del lavoro a maglia © Ti-Press/Alessandro Crinari
Jona Mantovan
07.08.2023 06:00

Marcel Bisi, presidente di Pro Verzasca, si guarda intorno emozionato. È sorpreso. Nemmeno lui si aspettava l’arrivo di così tante persone all’inaugurazione del «sentiero della lana», un percorso tematico in sette tappe che si snoda nel nucleo di Sonogno. Dal lavaggio alla cardatura, passando per l’orto didattico, il laboratorio di tintura e la filatura–per l’occasione oggi svolta all’aperto, all’ombra di una delle tante cascine in sasso–, si respira la tradizione di una fibra naturale “senza tempo”.

«Ma guardiamo anche avanti. I nostri processi sono innovativi, naturali e sostenibili», dice il 62.enne. La giornata è soleggiata e la temperatura gradevole invita ad assaporare alcune specialità del posto, in bella mostra su una tavolata: un assaggio della Festa della lana in programma il 10 settembre.

Una macchina su misura

Bisi, dalla piazza del paese, raggiunge il primo punto del percorso. Oltrepassato un portone, un rumore intenso riempie il locale fino alla volta: è una macchina appena messa a punto dalla Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana, che sfrutta la tecnologia degli ultrasuoni.

«Questa soluzione ci permette di lavare la materia prima appena tosata, il cosiddetto succido, a una temperatura più bassa e senza usare sostanze chimiche aggressive o inquinanti», spiega Renzo Longhi, mentre indica le tre piccole vasche ricolme. «È un nostro brevetto e questo apparecchio è su misura per le nostre esigenze», aggiunge il 72.enne.

«Ci permette di avere la nostra lana, perché se un allevatore va in uno stabilimento con tre o quattro chili da pulire... beh, non lo lasciano nemmeno entrare», esclama ridendo, mentre uno schermo di fianco ai piccoli cilindri verticali (le centrifughe che si attivano in modo automatico al termine di ogni passaggio di pulizia) avvisa che il primo ciclo è quasi al termine.

«Il prodotto che esce è questo», dice Bisi prendendo il lembo di una “nuvoletta bianca” da un grande sacco trasparente. Un materiale da impiegare anche per realizzare cuscini.

L’occasione di vedere, nel giro di mezz’ora o un’ora, le varie fasi della lavorazione, a passeggio per le vie pittoresche del paese
Marcel Bisi, 62 anni, Presidente Pro Verzasca

Viuzze caratteristiche

All’esterno c’è un orto didattico realizzato in collaborazione con Caritas Ticino: «Una vetrina di quanto coltivato a Gerra», recita un cartello.

«Qui mostriamo fiori e piante impiegati non solo come coloranti, ma anche come ingredienti della nostra Tisana Verzasca», racconta sempre Bisi, che riprende il cammino verso la piazza, attraversando un paio di viuzze molto caratteristiche, lastricate in granito e ornate da aiuole colorate.

«Quest’iniziativa è anche l’occasione per percorrere le stradine più pittoresche del paese, oltre a conoscere tutta la filiera nel giro di mezz’ora o un’ora al massimo». Ecco che si arriva al capitolo tintura.

Gianna, circondata da un folto pubblico di curiosi–tra cui molti bimbi–elenca le gradazioni che si possono ottenere: «Abbiamo tutti i colori! Giallo, blu, verde, arancione... e posso anche mescolarli tra loro per ottenere nuove sfumature», sottolinea la 67.enne. Dietro di lei ci sono quattro enormi caldaie a legna. Una è scoperchiata e “viaggia a pieno regime”, facendo ribollire il materiale che sta virando all’indaco.

Prototipi e depositi

Dopo il processo di colorazione («tingiamo 400/500 chili di lana all’anno», precisa Bisi), è il turno di una tappa intermedia in un’aula didattica che ospita, tra gli altri, alcuni strumenti di laboratorio «e un prototipo delle vasche a ultrasuoni», illustra il nostro cicerone, indicando una sorta di bollitore dalla forma appiattita. Ancora due passi tra le casette per visitare il deposito con i materiali semilavorati e siamo in dirittura d’arrivo. Il cartello sulla porta annuncia “Cardatura e ugugliatura”. È l’ultimo passaggio.

Trasformazioni finali

«Questa macchina trasforma i riccioli lavati, tinti o naturali, in lana cardata», spiega Marianne Torroni mostrando una coltre soffice. «Questo prodotto può essere filato con l’arcolaio, come stanno facendo le signore qui fuori, e quindi si può usare il gomitolo così ricavato per lavorare a maglia. In alternativa, possiamo realizzare del feltro, usando quest’altra macchina , l’ugugliatrice». La 63.enne si volta e indica gli aghi che salgono e scendono trasformando la coltre in un tessuto più sottile e regolare.

E l’ultima tappa del sentiero? Non può che essere il negozio d’artigianato, con tutti i prodotti locali. Lana inclusa, ovviamente.

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