Italia

Chiara Ferragni accusata di truffa aggravata per il caso del pandoro e delle uova pasquali

La Procura di Milano ha chiuso le indagini nei confronti della nota influencer italiana e di altre tre persone – I legali dell'imprenditrice: «Chiara è convinta che la sua innocenza sarà acclarata quanto prima»
Red. Online
04.10.2024 13:01

La Procura di Milano ha chiuso le indagini per truffa aggravata nei confronti dell'imprenditrice e influencer Chiara Ferragni e di altre tre persone per le vicende della beneficenza legata alla vendita del pandoro Balocco e delle uova di Pasqua Dolci Preziosi. Come riporta il Corriere della Sera, secondo l'accusa le società controllate dall'influencer italiana avrebbero realizzato un «ingiusto profitto» pari a 2.175.000 euro con le campagne pubblicitarie per il pandoro Pink Christmas e per le uova di Pasqua realizzate in collaborazione con Dolci Preziosi.

Il procuratore aggiunto Eugenio Fusco ha chiuso le indagini e depositato gli atti, oltre che per Ferragni, anche per il suo ex braccio destro Fabio Maria Damato (che nel frattempo ha lasciato la gestione delle società), per Alessandra Balocco (rappresentante della società omonima) e per Francesco Cannillo (rappresentante di Cereitalia Dolciaria Spa, proprietaria del marchio Dolci Preziosi).

Gli indagati hanno ora 20 giorni di tempo per depositare memorie o per farsi interrogare. Se la Procura non dovesse decidere di archiviare, al termine dei 20 giorni di norma chiede il rinvio a giudizio delle persone coinvolte.

I difensori di Chiara Ferragni, comunque, hanno già raccolto atti e documenti che proverebbero che la propria assistita non ha commesso reati. «Riteniamo che questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale e che i profili controversi siano già stati affrontati e risolti in sede di Agcm. Avvieremo al più presto un confronto con i pubblici ministeri e confidiamo in una conclusione positiva della vicenda. Chiara Ferragni ha fiducia nel lavoro della magistratura ed è convinta che la sua innocenza sarà acclarata quanto prima», hanno detto i legali dell'influencer, Giuseppe Iannaccone e Marcello Bana, in dichiarazioni riportate dal Corriere della Sera.

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Ricordiamo che a seguito dello scoppio del «Baloccogate», Chiara Ferragni aveva donato un milione di euro all'ospedale per «Regina Margherita» di Torino. La struttura, del resto, era la destinataria anche della campagna benefica realizzata proprio grazie al pandoro Pink Christmas. L'influencer aveva inoltre pagato due milioni di euro in sanzioni all'Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato) per entrambe le vicende rinunciando a presentare ricorso.

Per Chiara Ferragni, lo scoppio delle vicende legate al pandoro e alle uova pasquali era stato un brutto colpo sia a livello personale e d'immagine, sia a livello economico. Dopo la sanzione da parte dell'Antitrust per il «Baloccogate», la nota influencer aveva infatti iniziato a perdere «seguaci» sui propri profili social. Nella settimana successiva allo scoppio del caso, l'imprenditrice italiana aveva perso circa 100mila «followers». All'epoca, il CEO di Avantgrade.com Ale Agostini aveva inoltre notato che «fino a qualche giorno fa, chi cercava Chiara Ferragni su Google si ritrovava immediatamente di fronte al suo profilo Instagram, al suo sito ufficiale e alla pagina Wikipedia. Ma ora l'algoritmo gioca decisamente a suo sfavore e chi la cerca la prima cosa che trova nella homepage è tutta la serie di notizie sugli scandali che sta vivendo».

Il danno di immagine aveva poi portato con sé problemi anche a livello imprenditoriale. Diverse aziende con cui Chiara Ferragni aveva stipulato contratti di collaborazione avevano infatti deciso di fare un passo indietro. La prima di queste è stata Safilo, azienda di occhiali che aveva annunciato la fine del rapporto di licenza per la linea a marchio Chiara Ferragni a causa della violazione del codice etico. Ad abbandonare Chiara Ferragni era poi stata Coca Cola, che lo scorso dicembre aveva scritturato l'influencer italiana per uno spot pubblicitario che, idealmente, sarebbe dovuto andare in onda a fine gennaio sfruttando la concomitanza dell’avvio del Festival di Sanremo. Tra le aziende che avevano voltato le spalle a Chiara Ferragni c'era anche Pigna, azienda cartiera con sede ad Alzano Lombardo (Bergamo) che aveva deciso di interrompere i rapporti commerciali con l'influencer «nel rispetto del proprio codice etico aziendale, che si può consultare anche sul portale pigna.it, che esclude la collaborazione con soggetti terzi sanzionati dalle autorità competenti per aver assunto un comportamento non etico, corretto e rispettoso delle leggi».

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