L'incontro

«Dall'Argentina a Locarno, il mio stile su grande formato»

Il viaggio di Katrin Loglio, oggi artista muralista, alla ricerca di un talento «scoperto» davvero da poco - «Nella mia ultima opera rifletto sulla natura in mezzo alle costruzioni urbane» - Mercoledì prossimo l’inaugurazione
Al lavoro a inizio luglio, con le ultime pennellate verso la conclusione di «Reborn Ecosystem»; in primo piano, l'artista stessa, la locarnese Katrin Loglio, 30 anni
Jona Mantovan
12.07.2024 06:00

Dopo quaranta giorni, eccola lì. Un’opera in zona centralissima a Locarno. Su grande formato, ricca di colori e forme geometriche che creano un gioco di movimenti tra il verde delle piante e il grigio del cemento, punteggiato dalle tinte degli appartamenti che si intravedono dalle finestre. Oltre 200 metri quadrati di superficie che adornano le pareti in piazza Remo Rossi, di fronte al Palacinema, dal titolo «Reborn Ecosystem» (ecosistemi rinati). L’inaugurazione è in programma per mercoledì prossimo, alle 18.30. Come spiega l’artista stessa, Katrin Loglio, al Corriere del Ticino, «parla della rinascita della natura negli spazi urbani e della sua convivenza con l’ambiente costruito». La 30.enne, in arte «KAK», dopo una serie di viaggi in giro per il mondo ha «scoperto» il suo talento, tanto da aver aperto un’azienda dedicata alla realizzazione di murali a Gordola, «Lartacatoa», vale a dire «l’arte a casa tua» in dialetto (presente in rete all’indirizzo www.lartacatoa.ch).

Largo alla fantasia

«Alcuni immaginano un mondo fantastico, altri vedono la propria città. Alcuni osservano Locarno, mentre altri mi raccontano di come sceglierebbero la casa in cui vorrebbero vivere, sia essa nella loro città attuale o in una città ideale», racconta la giovane attraversando il suo lavoro e soffermandosi su qualche dettaglio.

«Trovo affascinante l’idea di combinare gli edifici in maniera fantasiosa e non convenzionale, come pure inventare finestre dalle forme che non esistono. Lo stesso vale per la vegetazione. Perché, in fondo, la mia arte è sempre astratta: ci sono infinite possibilità di interpretazione. Spesso mi viene chiesto cosa rappresenta il mio disegno, cosa si può vedere in esso. Prima di rispondere, però, domando sempre a loro cosa vedono. Perché, nonostante la presenza di edifici e piante, ogni persona percepisce qualcosa di unico».

La nostra interlocutrice, intanto, raggiunge il suo furgone aziendale, coloratissimo pure quello, per prendere alcuni barattoli e un pennello dalle dimensioni ragguardevoli. «Devo applicare del lucido per vernice in alcuni punti».

Alcuni immaginano un mondo fantastico, altri vedono la loro città. Le interpretazioni sono davvero infinite
Katrin Loglio, artista muralista, 30 anni

Tavole di legno a Buenos Aires

E pensare che ne è passato di tempo, dagli anni in cui studiava al liceo di Locarno, fino alla vincita del primo premio internazionale di arte urbana indetto dalla Città, un’iniziativa avviata nel 2022 da Enjoy Arena che le ha appunto permesso di sfoggiare la sua vena espressiva nella prestigiosa area di passaggio.

«Ho sviluppato una passione per il disegno in Argentina. All’epoca, lì studiavo regia e in quella metropoli era comune trovare legno di scarto lungo le strade, spesso gettato dai numerosi antiquari. Questi rifiuti spesso includevano bellissime tavole che mi ispiravano a decorarle. Così, durante il tragitto di ritorno dall’università, le raccoglievo e le portavo a casa per dipingerli».

Le pareti in Messico

Il vero «clic» per l’arte del muralismo, però, arriva dal Messico, una destinazione dove Loglio ha trascorso gli ultimi tre anni. «Mi sono dedicata più al lavoro sulla tela ma, in parallelo, anche al muralismo».

Nella sua nuova carriera, non si sono fatte attendere numerose mostre in Svizzera, Messico, Francia e Stati Uniti. Senza contare varie pareti dipinte soprattutto in Messico. Anche se la penultima (perlomeno tra quelle esposte su suolo pubblico) è proprio alla scuola media Morettina a Locarno. Un progetto sostenuto dal Cantone che ha ispirato alcuni docenti nel coinvolgere degli allievi, che hanno potuto prendere parte alla realizzazione di questa parete sfavillante e ricca di dettagli.

Dai sogni al cinema

«All’inizio, realizzavo dei disegni delle storie che sognavo la notte, come le vignette di un fumetto. Avevo sempre pensato che il cinema potesse essere un mezzo per portarle in vita. All’epoca lavoravo come maestra di sci, in parte anche per pagare i miei viaggi, e avevo trovato impiego in Patagonia, in Argentina. Dopo aver attraversato tutto il Paese, a un certo punto ho finalmente raggiunto Buenos Aires, iscrivendomi a una scuola di cinema. Lì ho potuto disegnare, esprimere la mia arte». E trovare anche quel talento nascosto nella realizzazione di murales.

Fino alla sua opera più estesa, sotto gli occhi di tutti nella città dei film, di fronte al palazzo che simboleggia la settima arte.

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