La corrispondenza

Dopo Valencia, l’emergenza si sposta lasciando vittime e dispersi

Sono almeno 95 i morti causati dalle tempeste sulla città spagnola, ma il bilancio è destinato a crescere - L’allerta si è estesa - Non mancano neppure gli strascichi polemici
© EPA/RAQUEL SEGURA
Mario Magarò
30.10.2024 22:30

«Si è trattato della peggiore DANA del secolo». Con queste parole l’Agenzia Statale Meteorologica spagnola ha riassunto l’intensità del fenomeno naturale che ha causato devastazione e morte, nelle ultime 48 ore, in quasi tutta la Comunità Valenciana. L’espressione DANA, acronimo spagnolo di “Depressione Isolata ad Alti Livelli”, sta ad indicare il fenomeno per cui una massa d’aria polare ad alta quota (tra 5.000 e 9.000 metri) si separa dal flusso atmosferico, generando forti tempeste una volta venuta a contatto con una massa d’aria più calda e umida. Un evento naturale non nuovo nel Mar Mediterraneo, che, soprattutto in estate e autunno, può dare origine a forti piogge e inondazioni a causa dell’elevata temperatura dell’acqua.

Morti in aumento

Con un bilancio ufficiale di 95 morti, secondo quanto dichiarato dalle autorità spagnole in serata, appare però inevitabile che il numero sia destinato a crescere, come ammesso dallo stesso Carlos Mazón, presidente della Comunità Valenciana. Sono infatti decine le persone che mancano ancora all’appello nella provincia di Valencia, presumibilmente intrappolate all’interno di edifici e automobili investiti dalla furia delle piogge torrenziali registrate nella zona. Le immagini della devastazione non lasciano, d’altronde, spazio a dubbi in merito alla gravità della situazione e alla portata della tragedia, con decine di automobili trascinate via dalle piogge e accatastate in mezzo alle strade, invase a loro volta dall’acqua. «Un’onda è sopraggiunta con la forza di uno tsunami», racconta uno dei sopravvissuti, ponendo l’accento sull’assoluta imprevedibilità dell’evento atmosferico. Una furia, quella delle piogge e delle conseguenti inondazioni, che ha colto sostanzialmente tutti di sorpresa, in primis le autorità locali, al centro di feroci critiche per ritardi nelle operazioni di allerta alla cittadinanza.

Polemiche e ritardi

Nonostante l’allerta per le piogge in arrivo fosse stata elevata al massimo livello nel corso della giornata di martedi, l’allarme ufficiale lanciato dalla Generalitat Valenciana è arrivato automaticamente a tutti i telefoni cellulari della provincia di Valencia alle 20.12 della stessa giornata, avvertendo delle forti piogge in corso e invitando la cittadinanza a evitare spostamenti in strada. Un allarme arrivato, però, quando molti automobilisti risultavano già bloccati in strada, all’interno dei propri veicoli, e altre persone erano impossibilitate a uscire dalle proprie case e dai centri commerciali a causa delle piogge incessanti. Un allarme giunto quindi in ritardo secondo le accuse mosse alle autorità locali, in primis tramite reti sociali, traboccanti di rabbia e frustrazione di migliaia di persone. Secondo quanto dichiarato dal quotidiano online El diario.es, sarebbe stato inoltre convocato in ritardo il Centro di coordinamento operativo integrato, ovvero l’organismo regionale che viene attivato in questo tipo di situazioni per anticiparne gli scenari, coordinando le mosse con i responsabili di strade e altre infrastrutture per rispondere all’emergenza con un certo anticipo. In sostanza ci si è mossi tardi da parte delle autorità locali, al netto dell’imprevedibile intensità del fenomeno meteorologico.

La risposta del Governo

Il Governo spagnolo di Pedro Sánchez ha immediatamente attivato la macchina dei soccorsi, annunciando aiuti da fondi statali ed europei per le zone colpite, dichiarate ufficialmente come «altamente danneggiate» e decretando tre giorni di lutto ufficiale. «Invito la popolazione a non abbassare la guardia perché l’emergenza non è ancora finita», dichiarava oggi lo stesso premier spagnolo, annunciando al tempo stesso l’istituzione di un apposito Comitato di crisi, già operativo dalla notte precedente. Sul fronte operativo sono state attivate apposite linee di emergenza per la popolazione colpita, mentre continuano le operazioni di riscatto per cercare di trovare i numerosi dispersi, anche grazie all’aiuto di uomini e mezzi speciali inviati anche da altre Comunità autonome. Lo stesso Sánchez ha annunciato che si recherà nelle zone colpite nella giornata di oggi.

Allerta in corso

Mentre sono oltre centocinquantamila le persone ancora senza accesso all’elettricità, continua a essere interrotta l’intera rete ferroviaria nella provincia di Valencia, così come i collegamenti ad alta velocità verso Madrid. Numerose anche le arterie stradali, sia in ambito urbano sia regionale, ancora inondate e quindi completamente inutilizzabili. Nel frattempo, mentre le autorità mantengono l’attenzione primaria sulle zone colpite, l’allerta per le forti piogge si è estesa, in particolare, alla zona di Cadice, in Andalusia, e in Catalogna, dove la Generalitat ha emanato un comunicato di massima allerta in merito al rischio di «fenomeni di temporale estremi» nell’area metropolitana di Barcellona, sferzata sin dalla mattinata da pioggia e forti venti, con il corollario di mare mosso che ha reso impossibile avvicinarsi a numerose zone del litorale catalano, davanti al rischio concreto che le onde possano superare addirittura i quattro metri di altezza. Numerose risultano anche le chiamate ai servizi di emergenza da parte della popolazione locale, inevitabilmente spaventata e toccata dalle notizie che sopraggiungono dalla vicina Valencia. Una situazione, in sostanza, in completa e costante evoluzione, in attesa di poter determinare, in via definitiva, la portata dei danni e della distruzione - a cominciare dal numero delle vittime - causata da piogge e inondazioni.

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