«Dopo vent'anni diamo l'addio alla nostra Locanda Locarnese»
È un locale antico, divenuto un simbolo di Locarno. Aggrappato alla salita di via Bossi, di fronte al rinnovato cinema GranRex, da vent’anni è gestito da Helena e Persyo Cadlolo. La coppia ha portato la «Locanda» all’attenzione di guide come Michelin e Lonely Planet, ma oggi - a malincuore e non per motivi economici - i due si trovano costretti a cedere il testimone. E progettano un futuro in Portogallo, a Lisbona. Per fortuna, però, c’è già qualcuno pronto a raccogliere la sfida: il giovane Nicola Manca.
«Inutile nascondersi, ormai è così. L’abbiamo accettato. Dopo tre anni, nei quali continuavamo a sperare in un miglioramento delle mie condizioni di salute, abbiamo deciso di lasciarci alle spalle la ventennale esperienza della “Locanda Locarnese”», spiega al Corriere del Ticino Helena Cadlolo con una punta di amarezza. Il suo sguardo - attraverso la montatura spessa, elegante e minimalista degli occhiali - lascia trasparire la sofferenza di una decisione difficile, ma coraggiosa: «Il 31 dicembre, io e mio marito passeremo il testimone a Nicola Manca, giovane chef piemontese», aggiunge la 54.enne. «Già, non valeva più la pena continuare così», le fa eco lui, Persyo.
«Tuttavia, abbiamo già dei progetti per il futuro. Ci trasferiremo in Portogallo, a Lisbona, dove ci prenderemo una pausa rigenerativa. Non sappiamo ancora se sarà una scelta definitiva o provvisoria, lo vedremo col tempo», evidenzia il 53.enne. «Rimarremo in Svizzera fino alla fine di aprile - rivela ancora lei -, poi ci sposteremo vicino ai miei familiari. Torneremo spesso per visitare parenti e amici. Poi chissà, magari ci godremo una cena alla locanda come clienti. Siamo contenti che il ristorante non chiuderà in modo definitivo».
Intanto, in cucina, il diretto interessato è già al lavoro tra i fornelli. «Sono qui da ottobre per conoscere meglio il lavoro alla locanda. Dall’anno prossimo inizierò ufficialmente», racconta Nicola Manca, il 29.enne di Casale Monferrato (ma qui a Locarno da quasi un lustro).
Rinnovo della tradizione
«Ci sarà mio fratello di 25 anni Gabriele, pure lui diplomato, a darmi una mano. Ho sempre sognato di avere un’attività tutta mia e non potevo lasciarmi scappare una tale opportunità. Il posto è rinomato e ben avviato. Inoltre, sto studiando come inserire nei piatti alcuni elementi della tradizione piemontese e sarda, in onore dei miei nonni. Mi piacerebbe offrire agli ospiti un’esperienza gastronomica indimenticabile». Il giovane spera che la sua gestione possa durare altri vent’anni o più, mantenendo lo stesso livello di qualità degli attuali proprietari. Si sono fatte le 18.30 e si affacciano all’ingresso i primi avventori. Helena li accoglie e li fa accomodare al tavolo.
Un luogo familiare
Il servizio sta per iniziare, ma c’è ancora qualche minuto per scambiare le ultime parole con i coniugi Cadlolo. Il gruppetto di frequentatori, nel frattempo, non sembra incuriosito più di tanto dalla presenza della stampa e apprezza fuoco che arde nel grande camino al centro della parete, sovrastata da un soffitto con travi in legno scuro a vista, di sicuro originale dell’epoca. Gli arredi e l’apparecchiatura, invece, hanno uno stile moderno e senza troppi fronzoli. Le luci soffuse rendono l’atmosfera calda e gradevole.
«Per noi, questo è un luogo familiare dove la gente si sente a casa. Abbiamo clienti che ci frequentano da vent’anni, e ora vengono pure i loro figli e nipoti», ammette con orgoglio la nostra interlocutrice, che si occupa della sala. «In cucina lavoriamo molto con prodotti stagionali», evidenzia invece il cuoco della casa. «Una delle nostre innovazioni è stata portare in tavola i fiori e il pepe Vallemaggia. Siamo stati tra i primi, dimostrando le nostre idee anche in televisione».
«Al di fuori del lavoro...»
Ma come comincia quest’avventura? Riavvolgendo il nastro del tempo, i due si rivedono agli inizi: lui alla conclusione di un’esperienza nel settore della ristorazione collettiva. «Ci eravamo detti che non avremmo mai lavorato insieme. Le cose, però, sono andate diversamente», esclama la donna. «Vero! Mi ero detto che non avrei mai lavorato in un ristorante, nonostante fossi figlio di ristoratori», riprende Persyo. «Ma abbiamo un segreto: - concludono quasi all’unisono - al di fuori del lavoro, non si parla di lavoro». Ecco la vera «ricetta» alla base del successo della Locanda Locarnese.