Imprenditore, uomo di spettacolo e presidente USA per due volte: le molte vite di Trump
Dopo una pausa di quattro anni, il ritorno alla Casa Bianca, con una vittoria che ha sgretolato ogni pronostico sfavorevole. Donald Trump è il 47. presidente degli Stati Uniti. La fama del tycoon e il suo stile di campagna elettorale, aggressivo e senza filtri, lo hanno aiutato ancora una volta, a 78 anni, a tornare alla scrivania dello Studio Ovale.
Molto prima di candidarsi per tre volte consecutive alla presidenza degli USA, sconfitto solo nel 2020 da Joe Biden, Donald Trump è stato per decenni il miliardario più appariscente d'America, tra gossip, prime pagine di tabloid e grande spazio televisivo.
Donald è il quarto di 5 figli di Mary e dell’immobiliarista newyorkese Fred, figlio di un immigrato tedesco. Nato nel 1946, è cresciuto a Jamaica Estates, nel Queens, ai tempi un quartiere altoborghese esclusivamente bianco, ben lontano dal melting pot etnico e culturale che sarebbe diventato in seguito. A 13 anni, visto il comportamento trasgressivo e gli atti di bullismo a scuola, venne mandato in un'accademia militare.
Dopo aver conseguito la laurea, nel 1968, alla Wharton School dell'Università della Pennsylvania, divenne il successore designato del padre nell’impresa di famiglia, la Trump Management, al posto del fratello maggiore, il quale voleva intraprendere un'altra carriera e morì a soli 42 anni per alcolismo.
Il padre del futuro presidente USA – rivelò il New York Times in un articolo del 2018 – avrebbe pagato un podologo del Queens, suo affittuario, per ottenere una falsa diagnosi di «speroni ossei nei talloni» che permise a «The Donald» di evitare la leva militare e dunque la guerra del Vietnam. Da lì in avanti si concentrò sulla costruzione del suo impero e del suo personaggio.
L'imprenditore
Iniziò a lavorare per l’impresa di famiglia a 22 anni e a soli 24 divenne presidente, con il padre Fred che ricopriva la posizione di CEO. In quegli anni il giovane Trump cominciò a frequentare i circoli delle élite newyorkesi e a costruire la sua immagine di playboy e «self-made» businessman. Il tycoon, anni dopo, affermerà di essere entrato nel settore immobiliare grazie a un «piccolo» prestito di 1 milione di dollari ricevuto da suo padre. Nel 1971 assunse il controllo dell'impresa di famiglia e la ribattezzò Trump Organization. Suo padre morì nel 1999.
Sotto il controllo di Donald Trump, l'azienda di famiglia si spostò dalle unità residenziali di Brooklyn e del Queens ai lussuosi progetti di Manhattan. La famosa Fifth Avenue divenne la sede della Trump Tower, probabilmente l'edificio più iconico legato al tycoon.
Con il marchio «Trump» sono state costruite numerose proprietà, dai casinò, ai condomini, sino a i campi da golf e gli hotel. Non solo in diverse città americane, tra cui la scintillante Las Vegas, ma pure all’estero, dall'India alle Filippine.
Nel 1985 comprò la residenza di Mar-a-Lago, il maxi-resort di Palm Beach, in Florida, con 58 camere, 33 bagni con sanitari placcati d’oro e un salone di 167 metri quadri. Qui Trump, dopo la prima presidenza, nasconderà i documenti classificati che avrebbe dovuto consegnare agli Archivi Nazionali.
Nonostante i grandi successi, il tycoon dichiarò bancarotta aziendale in sei diverse occasioni e alcuni suoi progetti, come la Trump University, fallirono. Nel 2020 il New York Times rivelò anni di evasione fiscale e perdite finanziarie croniche. Forbes oggi stima che il suo patrimonio valga circa 4 miliardi di dollari.
L'uomo di spettacolo
Dal mondo del business entrò in quello dello spettacolo, prima come proprietario di svariati concorsi di bellezza, tra cui Miss Universo, poi come creatore e conduttore del reality show della NBC «The Apprentice», che lo rese celebre per la sua battuta «You're fired! (sei licenziato!)».
Trump ha scritto libri, è apparso in alcuni film (iconica la scena nel film «Mamma, ho riperso l'aereo: mi sono smarrito a New York» girata proprio nel suo Plaza Hotel) e ha partecipato a programmi TV di wrestling professionistico, diventando così una figura centrale nella cultura di massa americana, ben prima della carriera politica.
La famiglia e le accuse di abusi sessuali
La sua prima moglie fu Ivana Zelnickova, un'atleta e modella ceca. La coppia ha avuto tre figli, Donald Jr, Ivanka ed Eric, prima di divorziare nel 1990. Nel 1993 sposò l'attrice Marla Maples e con lei ebbe una figlia, Tiffany. I due divorziarono nel 1999. L'attuale moglie è l'ex modella slovena Melania Knauss. Si sono sposati nel 2005 e hanno un figlio, Barron William Trump.
Da anni accuse di molestie sessuali e di relazioni extraconiugali perseguitano il tycoon. Recentemente anche una ex candidata a miss Svizzera, Beatrice Keul, ha puntato il dito contro Trump per una presunta aggressione sessuale avvenuta nel 1993.
All'inizio del 2024, due giurie separate hanno stabilito che il tycoon aveva diffamato la scrittrice E. Jean Carroll negando le sue accuse di violenza sessuale. È stato condannato a pagare complessivamente ottantotto milioni di dollari, ma ha presentato appello.
Trump è stato condannato per 34 capi d'imputazione per aver falsificato documenti aziendali allo scopo di nascondere un accordo di risarcimento danni con la pornostar Stormy Daniels in merito a un presunto incontro extraconiugale avvenuto nel 2006. La condanna ha reso Trump il primo ex presidente pregiudicato nella storia degli Stati Uniti.
La corsa alla Casa Bianca
Nel giugno 2015 Trump ha annunciato formalmente la sua candidatura alla Casa Bianca, promettendo di restaurare il sogno americano, ormai morente. Nei suoi discorsi da candidato ha sempre ostentato tutta la sua ricchezza e il suo successo, accusando il Messico di inviare droga, criminali e stupratori negli Stati Uniti. Trump ha più volte promesso di costruire un muro al confine e di farlo pagare ai messicani.
Lo slogan della sua campagna elettorale, «Make America Great Again», ha avuto un successo inimmaginabile, aiutandolo a sbaragliare i suoi rivali repubblicani e la sua avversaria diretta, la democratica Hillary Clinton. Trump è stato tra i più accesi sostenitori del «birtherism», la teoria del complotto che mette in dubbio la nascita negli USA dell'ex presidente Barack Obama. Nonostante i sondaggi sfavorevoli, ha vinto la corsa alla Casa Bianca, prestando giuramento come 45. presidente degli Stati Uniti il 20 gennaio 2017.
La prima presidenza Trump e la pandemia
Tra le mosse principali dell’Amministrazione Trump, vanno ricordate il ritiro dai principali accordi commerciali e sul clima, le severe restrizioni sull'immigrazione, l’attuazione di tagli fiscali, la guerra commerciale con la Cina e la politica estera in Medio Oriente. Nel 2018, Trump ha stracciato l'accordo sul nucleare iraniano, siglato pochi anni prima dall'amministrazione Obama, imponendo durissime sanzioni economiche contro Teheran e inserendo i pasdaran nella lista delle organizzazioni terroristiche. Nel 2020 ha ordinato l'uccisione del generale iraniano Qasem Soleimani, portando i due Paesi a un passo dalla guerra.
Nello stesso anno ha svolto la funzione di mediatore dei cosiddetti «Accordi di Abramo», che portarono all'accordo di pace e alla normalizzazione delle relazioni tra Israele, da una parte, ed Emirati Arabi Uniti e Bahrein, dall'altra.
Per quasi due anni, un procuratore speciale ha indagato sulla presunta collusione tra la campagna di Trump del 2016 e l'interferenza russa. Trentaquattro persone hanno dovuto affrontare accuse penali, su questioni come la pirateria informatica e i reati finanziari. Le indagini non hanno portato a nessuna condanna.
Trump è diventato il terzo presidente degli Stati Uniti nella storia a essere messo sotto impeachment con l'accusa di aver fatto pressione su un governo straniero affinché scovasse informazioni compromettenti sul suo rivale, il democratico Joe Biden. È stato messo sotto accusa dalla Camera dei rappresentanti guidata dai democratici, ma assolto dal Senato guidato dai repubblicani.
Nel 2020 ha dovuto guidare il Paese attraverso la pandemia di coronavirus, ricevendo durissime critiche per la gestione della crisi, con gli Stati Uniti che contavano il maggior numero di decessi e contagi al mondo. Sono noti i suoi commenti controversi, come quello in cui suggeriva di avviare una ricerca per verificare se il virus potesse essere eliminato iniettando un disinfettante nel corpo.
I brogli elettorali e la rivolta
Sebbene abbia ricevuto 74 milioni di voti, Trump ha perso la corsa al secondo mandato contro Joe Biden, con una differenza di oltre sette milioni di voti. Dopo la sconfitta, l’ormai ex presidente ha lanciato accuse infondate su presunti voti rubati e brogli elettorali. Tali accuse sono state respinte in più di 60 casi giudiziari.
Ma è il 6 gennaio 2021 l’apice della vicenda brogli elettorali: Trump radunò i suoi sostenitori a Washington, esortandoli a manifestare fuori dal Campidoglio, mentre la vittoria di Biden sarebbe stata formalmente certificata dal Congresso.
La manifestazione si trasformò in un vero e proprio assalto a Capitol Hill, che mise a rischio la vita stessa dei deputati, e portò a un secondo storico impeachment contro Trump. Anche in questo caso il tycoon venne assolto dal Senato.
Sui social media è stato più volte accusato di diffondere fake news e di aver supportato la rivolta, tant’è che, dopo il blocco sull’allora Twitter, ha creato la sua piattaforma personale, Truth social.
Il ritorno
Dopo la disinformazione sul COVID-19, le numerose accuse di molestie sessuali e la clamorosa rivolta del Campidoglio, Trump sembrava politicamente morto, ma l’anzianità di Joe Biden e l'assenza di un degno candidato repubblicano, hanno rilanciato la sua ascesa.
Nel 2022 Trump ha annunciato una seconda corsa alla presidenza diventando in poco tempo il chiaro favorito del suo partito. Più di una dozzina di esponenti repubblicani, tra cui il suo ex vicepresidente, Mike Pence, lo hanno sfidato senza successo.
Trump ha iniziato le elezioni generali affrontando 91 capi di accusa per diversi presunti reati ma è riuscito a posticipare i casi legali più gravi a dopo le elezioni.
Il 13 luglio è rimasto ferito a un orecchio a Butler, in Pennsylvania, quando un giovane armato ha aperto il fuoco contro di lui durante un comizio elettorale. In quell’occasione Thomas Matthew Crooks sparò otto colpi di fucile da un tetto di fronte al palco su cui il tycoon stava tenendo il suo discorso.
La benda sull’orecchio destro del tycoon divenne in poco tempo un simbolo della sua forza e alla convention nazionale il partito lo incoronò candidato repubblicano alla presidenza per la terza volta consecutiva.
Dal ritiro di Biden, massacrato da Trump nel primo duello televisivo, il bersaglio del tycoon è diventato Kamala Harris, più volte associata ai fallimenti dell'amministrazione Biden e colpita pure per le sue origini indiane.
La vicepresidente USA era stata data per favorita, seppur di pochi punti percentuali, in numerosi sondaggi dei principali media. I risultati arrivati nella notte elettorale americana raccontano però un’altra storia. Quella del ritorno di Trump alla Casa Bianca.