Les jeux sont faits, rien ne va plus
«Vous dépendez du pouvoir russe et vous dépendenz de Monsieur Putin» («Lei dipende dal potere russo e da Putin»). Non l'ha toccata piano, verrebbe da dire, Emmanuel Macron nel dibattito televisivo contro Marine Le Pen, andato in onda mercoledì sera in vista del ballottaggio di domani. «Je suis une femme absolument et totalement libre» («Sono una donna assolutamente e totalmente libera») ha replicato lei. Che ha poi usato l'arma di un vecchio tweet per difendersi (scatenando l'iralità del popolo del web), stampato a caretteri cubitali su un foglio: «Ho ritrovato un mio tweet del 9 novembre 2014. "Sostengo un Ucraina libera. Che non sia sottomessa né agli Stati Uniti, né all'Unione europea, né alla Russia". Ecco la mia posizione». Macron ha ribadito la necessità delle sanzioni contro la Russia, Le Pen si è detta d'accordo con le sanzioni contro gli oligarchi adottate dall’Unione europea. «L’unica sanzione con cui non concordo è il blocco delle importazioni di gas e petrolio russo», ha aggiunto.
Quella odierna è giornata di silenzio elettorale in Francia, alla vigilia del ballottaggio in cui 48,7 milioni di francesi sceglieranno il presidente o la presidente della Repubblica. Gli ultimi sondaggi danno Macron avanti con una percentuale fra il 55 e il 57% dei voti rispetto al 43-45% dell'avversaria, uno scarto meno importante di quello di cinque anni fa, quando il primo scontro fra i due si concluse con il 66% dei voti a Macron e il 34% a Le Pen. Ma i sondaggi parlano anche di una quota del 25-30% di elettori che non si recheranno alle urne. Un'astensione record, alimentata soprattutto dalla delusione degli elettori di sinistra assenti dal ballottaggio.
«A dispetto delle aspettative, ha deluso»
Ma torniamo al faccia a faccia televisivo tra i due sfidanti. Macron ha, com'era prevedibile, tirato fuori gli scheletri dall'armadio di Le Pen: «Lei dipende dal potere russo di Monsieur Putin. Lei è stata una delle prime deputate a riconoscere l’annessione della Crimea da parte della Russia. Nel 2015 ha contratto un prestito con una banca russa vicina al potere. Lei parla del suo banchiere quando si riferisce alla Russia, questo è il problema, Madame. È sempre stata ambigua sul tema perché i suoi interessi sono legati a quelli della Russia». Una questione su cui chiunque avrebbe puntato, ma su cui Le Pen non è apparsa così preparata a difendersi. «Ha deluso, ha usato gli argomenti di sempre, le parole sovranismo, sicurezza e qualche frase d'effetto come "sarò presidente del quotidiano, della concordia, della giustizia, della fraternità", senza aggiungere nulla di più - ha dichiarato a Repubblica Yves Mény, politologo francese e autore di molti saggi sulla democrazia -. I debiti contratti con le banche russe e ungheresi per pagare la campagna elettorale sono argomenti che potrebbero spingere molti dei sostenitori indecisi di Mélenchon a votare Macron».
Quei volantini che sono stati un autogol
Sono trascorsi 59 giorni dal 24 febbraio, data in cui Vladimir Putin ha dato inizio all'«operazione speciale militare» in Ucraina. Albe e tramonti tra le quali l'Ucraina si è ritrovata attaccata, distrutta, flagellata dalla violenza, svuotata dei suoi cittadini in fuga. E proprio qualche giorno prima, a meno di 2.500 chilometri di distanza, il Rassemblement National stampava un volantino elettorale che ritraeva in foto un incontro tra Marine Le Pen e il capo del Cremlino, nel 2017, mentre la leader del partito ripeteva in TV che la Russia non aveva alcun interesse ad attaccare l'Ucraina. Un boomerang, se non un clamoroso autogol. Tanto che la candidata dell'estrema destra si è ritrovata costretta a condannare pubblicamente l'invasione.
Dal 2017 alla militante allontanata malamente
Ma i rapporti tra Marine Le Pen e Vladimir Putin sono storicamente amichevoli. Tanto che si parla di un quadro, nel quartier generale della leader del Rassemblement National, che la ritrae insieme al presidente russo e a Donald Trump. Sono trascorsi cinque anni dalla seconda campagna elettorale per L'Eliseo di Le Pen. Che allora riassumeva la sua idea di politica estera con le posizioni dei due leader. Nel marzo di quell'anno incontrò il leader del Cremlino a Mosca (vedi foto di copertina), a cui assicurò che avrebbe spinto per la revoca delle sanzioni dell'UE imposte alla Russia in seguito all'annessione della Crimea. In un'intervista rilasciata alla BBC aveva dichiarato senza mezzi termini: «I macro principi politici che difendo sono gli stessi che Trump difende, che Putin difende». Mentre alla CNN si era lasciata andare in un «la smetta di dire sciocchezze, la Crimea è sempre stata russa, non c'è stata alcuna invasione».
Cinque anni fa diceva che la Francia sarebbe dovuta uscire dal comando integrato della NATO, «creata per combattere l'URSS mentre oggi non c'è URSS», e oggi come allora non ha modificato la sua visione. «Bisogna ripristinare il posto singolare della Francia nel mondo», ha ammonito durante una conferenza stampa. Ha quindi spinto per un riavvicinamento strategico tra l'Alleanza atlantica e la Russia, «non appena la guerra russo-ucraina sarà conclusa e risolta con un trattato di pace». L'appuntamento, del 13 aprile, è stato segnato dal blitz di una militante del Collectif Ibiza in piedi mentre inscenava una protesta pacifica, tendendo verso l'alto un grande cuore di cartone con stampati i volti di Le Pen e Vladimir Putin. Immediatamente, la giovane donna è stata placcata a terra e trascinata da uomini del servizio d'ordine. Un episodio che ha suscitato reazioni indignate sui social.

Un legame dichiarato
Nel «manifesto per la Francia» di Marine Le Pen, la Russia viene citata tre volte nelle 13 pagine: 1. «Dialogo con la Russia sulle principali questioni comuni»; 2. «Si cercherà un'alleanza con la Russia su alcune questioni fondamentali: la sicurezza europea che non può esistere senza di lei, la lotta al terrorismo che ha assicurato con più coerenza di tutte le altre potenze, convergenza nella gestione dei grandi dossier regionali che interessano la Francia (in particolare il Mediterraneo orientale, l'Africa settentrionale e centrale, il Golfo/Medio Oriente e l'Asia); 3. «L'intesa cordiale con la Gran Bretagna proseguirà, ma sarà necessaria una riformulazione diplomatica completa: la diplomazia diverge dagli obiettivi proposti (Russia, Turchia, Indo-Pacifico)». Prima dell'incontro ufficiale con Putin, nel 2017, Le Pen ha visitato la Russia almeno quattro volte dal 2013, ricevuta dalla Duma. E ha sempre avuto nel suo entourage russofili con stretti legami con la Russia. Tra il 2010 e il 2015, il suo consulente per le politiche internazionali Aymeric Chauprade ha tenuto numerosi incontri con persone vicine a Putin. Nel 2019 aveva assunto, come sua collaboratrice parlamentare, Elizaveta Peskova, figlia del portavoce del presidente russo. Oggi, la figura chiave nel rapporto con il Paese è l'eurodeputato Thierry Mariani, ex ministro sotto il presidente Nicolas Sarkozy.
Piovono soldi
«Lei parla del suo banchiere quando si riferisce alla Russia, questo è il problema, Madame». Nel dibattito televisivo dell'altra sera Macron ha menzionato il prestito contratto nel 2014 da Marine Le Pen. La candidata all'Eliseo dell'allora Front National (diventato Rassemblement nel 2018) non riusciva a ottenere finanziamenti dalle banche francesi, date le posizioni del partito di estrema destra e i suoi trascorsi. Ed ecco piovere 11 milioni di euro (in prestito) dalle banche russe, di cui 9,4 da un istituto strettamente legato al Cremlino, la First Czech Russian Bank. A mediare era stato Jean-Luc Schaffhauser, consulente internazionale con molti contatti in Russia, per sua stessa futura ammissione alla BBC, a seguito dei contatti falliti con un fondo emiratino e con un potenziale donatore iraniano. Le Pen ha negato collegamenti tra le sue posizioni riguardo alla Russia e queste «facilitazioni finanziarie», ha anzi affermato di non avere altra scelta che fare affidamento su prestiti esteri a causa di quanto fosse difficile ottenerli «in casa».
Ma la raccolta di fondi da banche extra-UE è stata vietata nel 2017. Com'è stata quindi finanziata la campagna per le presidenziali 2022? Questa volta è stata l'Ungheria ad andare in soccorso del Rassemblement National: è stata una banca ungherese (la MBK) a riempire le casse del partito di estrema destra con un prestito da 10,6 milioni di euro. E pare che la proprietà sia vicina al governo di Viktor Orbán.
La guerra è guerra
Di fronte alle orribili immagini provenienti da Bucha anche Marine Le Pen ha ceduto e ha parlato di «crimini di guerra», senza però utilizzare l'espressione «genocidio». Su questo si è detta d'accordo con il presidente Emmanuel Macron, che ha rifiutato la definizione utilizzata dal presidente USA Joe Biden. «È un termine che giuridicamente ha una definizione ben precisa che non può essere utilizzata in questo momento del conflitto», ha sottolineato Le Pen, che però ha auspicato un'«un'inchiesta indipendente dell'ONU». Sarà sufficiente? Staremo a vedere. Anche se l'impressione è che mandare al macero un milione di volantini che la ritraevano in piena stretta di mano a Putin non basti per cancellare «un'amicizia speciale».