L'offerta agli USA: «Migranti illegali e detenuti americani nelle prigioni di El Salvador»

El Salvador ha accettato di ospitare nelle proprie carceri i detenuti statunitensi e le persone di altre nazionalità espulse dagli USA. Lo ha fatto sapere il segretario di Stato americano Marco Rubio, spiegando che con il presidente di El Salvador, Nayib Bukele, è stato fatto «un accordo straordinario e senza precedenti al mondo»: «Si è offerto di ospitare nelle sue prigioni pericolosi criminali americani detenuti nel nostro Paese, compresi quelli con cittadinanza statunitense e residenza legale», ha detto Rubio ai giornalisti.
La CNN sottolinea come si tratti di un in un accordo senza precedenti che ha allarmato i critici e i gruppi per i diritti umani. Rubio ha incontrato il presidente Bukele nell'ambito di una serie di viaggi all'estero volti a consolidare il sostegno dell’America centrale alla politica sull'immigrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Il Paese centramericano accetterà i deportati salvadoregni entrati illegalmente negli Stati Uniti, ma sarà anche disponibile «per la deportazione di qualsiasi immigrato illegale negli Stati Uniti che sia un criminale di qualsiasi nazionalità», ha evidenziato il segretario di Stato.
A Bukele è stato attribuito il merito di aver ridotto notevolmente la violenza delle gang a El Salvador da quando ha lanciato una dura repressione nel 2022, che ha visto più di 81 mila persone incarcerate. Mentre il tasso di criminalità del Paese è diminuito, il trattamento dei detenuti ha scatenato l'indignazione delle organizzazioni per i diritti umani, le quali definiscono «disumane» le prigioni di El Salvador, a causa di problemi di sovraffollamento, igiene, acqua potabile, ventilazione e illuminazione. Inoltre, i detenuti raramente avrebbero diritto a un giusto processo.
Bukele ha confermato l'accordo con Rubio su X, affermando in un post: «Siamo disposti ad accogliere solo criminali condannati (inclusi cittadini statunitensi condannati) nella nostra mega-prigione (CECOT) in cambio di una tassa. La tariffa sarebbe relativamente bassa per gli Stati Uniti, ma significativa per noi, rendendo sostenibile l'intero sistema carcerario».
Non è ancora chiaro se il governo degli Stati Uniti possa accettare l'offerta di El Salvador, in quanto emergono dubbi sulla legalità di una misura del genere. Secondo la CNN, infatti, qualsiasi tentativo da parte dell'amministrazione Trump di deportare detenuti statunitensi in un altro Paese probabilmente incontrerebbe una significativa resistenza legale.
I gruppi per i diritti umani hanno già condannato l'accordo, mentre gli avversari di Trump hanno messo in guardia sul fatto che un simile piano porterebbe a un regresso della democrazia.
Roman Palomares, presidente nazionale e presidente del consiglio direttivo della League of United Latin American Citizens (LULAC), ha dichiarato alla CNN che il gruppo «si oppone al trattamento dei migranti non criminali deportati come bestiame che può essere trasportato da un Paese all'altro senza alcun riguardo per il suo Paese di origine». Mneesha Gellman, professoressa di politica internazionale dell'Emerson College, ha invece parlato di una «proposta bizzarra e senza precedenti avanzata da due leader autoritari, populisti e di destra che cercano una relazione transazionale», evidenziando come l’accordo «probabilmente violi una serie di leggi internazionali relative ai diritti dei migranti».
Bukele si è guadagnato l’ammirazione di Trump in seguito alla dura repressione di gang violente come la MS-13 (di origine salvadoregna) e la Tren de Aragua (venezuelana). Il tycoon ha ripetutamente dichiarato, senza fornire prove, che le sanguinose gang transnazionali stavano prendendo il controllo delle città americane, usando le bande criminali come argomento per giustificare le sue politiche di immigrazione e di sicurezza delle frontiere. Lo scorso mese ha firmato un ordine esecutivo citando proprio le gang MS-13 e Tren de Aragua, considerate una minaccia alla «stabilità dell’ordine internazionale nell’emisfero occidentale».
El Salvador è la seconda tappa del tour di Marco Rubio in America centrale, che l'ha portato per due giorni a Panama, dove il presidente José Raúl Mulino ha annunciato l'uscita del suo Paese dalla Via della Seta cinese, mentre da oggi è atteso dai presidenti di Costa Rica, Guatemala e Repubblica Dominicana.
Firmato anche un accordo sull'energia nucleare
El Salvador e gli Stati Uniti hanno firmato un accordo di cooperazione nel campo dell'energia nucleare. La ministra degli esteri Alexandra Hill Tinoco e il segretario di Stato Marco Rubio hanno siglato il «Memorandum d'intesa sulla cooperazione nucleare civile strategica» durante la visita del funzionario statunitense nel Paese centroamericano.
Secondo il sito web del Dipartimento di Stato, l'accordo è stato stipulato «con l'obiettivo di promuovere una cooperazione nucleare pacifica» tra le due nazioni. «Questo è il primo accordo che firmo come segretario di Stato», ha affermato Rubio durante una conferenza stampa, aggiungendo che l'intesa consentirà a El Salvador di prepararsi «per le opportunità economiche che lo attendono». Da parte sua, la ministra salvadoregna Hill Tinoco ha affermato che il Paese continua a costruire infrastrutture «fondamentali», come progetti di edilizia abitativa e la creazione di aziende tecnologiche «su larga scala».