L'idea

Nuova viabilità in Città Vecchia tra levate di scudi e applausi

C’è fermento nel quartiere storico di Locarno per l’annunciato progetto che sarà sperimentato su tre mesi per individuare una gestione alternativa del traffico tra le vie Borghese, Cittadella, delle Monache e San Francesco
A sinistra, via Cittadella e, a destra, via Borghese: le due strade al centro della prova su una gestione del traffico alternativa
Jona Mantovan
28.01.2025 06:00

Via Borghese, «introdotta» da via Cappuccini, e via Cittadella, che poi «diventa» San Francesco. Due strade a senso unico, uno opposto all’altro, nella Città Vecchia di Locarno che si diramano dalla Biblioteca cantonale. La prima verso via Vallemaggia, la seconda in direzione delle Cinque Vie. C’è poi anche la minuscola via delle Monache, che sale da Largo Zorzi a via Cappuccini. Sono tutte al centro di un progetto di tre mesi che la Città intende avviare per capire come gestire meglio, un domani, il traffico di automobili nel centro storico. Puntando su limitazioni più o meno estese. Sullo sfondo, il futuro autosilo, togliendo di mezzo una serie di parcheggi in superficie, sotto il Parco Balli (4,5 milioni, il cui Piano particolareggiato che lo prevede è stato appena approvato dal Consiglio di Stato) e la spinta verso la mobilità lenta, diminuendo quei «pericolosi sfioramenti» delle quattroruote contro chi cammina. L’operazione, promossa dal Municipio, ha scaldato gli animi. C’è chi ritiene le simulazioni effettuate «irrealistiche» perché svolte nei mesi invernali con meno passaggio e chi, invece, non vede l’ora che lo scenario diventi realtà.

La sperimentazione permetterà di ottenere dati a sufficienza per prendere decisioni ponderate e sensate
Claudio Franscella, vicesindaco di Locarno, 59 anni

Un gruppo spontaneo

Una situazione, quella attuale, che piace a chi ci lavora, ma non a chi ci vive. Una conclusione, seppur più sfumata, ricavata scorrendo l’elenco dei cento firmatari del gruppo spontaneo deciso a far sentire la propria voce favorevole. «Una reazione di sostegno che ci fa piacere», evidenzia il vicesindaco, Claudio Franscella. «Conferma e consolida la decisione del Municipio di procedere con la sperimentazione. D’altronde, se stiamo avanzando una richiesta di finanziamento a tal proposito, significa che non c’è ancora una soluzione definitiva. La sperimentazione ci permetterà di raccogliere dati e prendere decisioni ponderate e sensate. Solo dopo aver raccolto tutti i dati e considerato tutte le reazioni, anche quelle contrarie, si deciderà l’assetto definitivo», conclude il 64.enne.

Emanuele Patelli, albergatore e dal 2019 anche membro del comitato della locale associazione di quartiere Pro Città Vecchia, sottolinea come le misure intendano prendere di mira unicamente il cosiddetto «traffico parassitario».

Segnaletica «minacciosa»

«E chi, al mondo, non vorrebbe liberarsene? Intendiamo comunque rivolgere al sindaco una serie di domande. Il messaggio, che deve essere ancora votato dal Legislativo, secondo noi propone una segnaletica troppo “minacciosa”. In fin dei conti, chi necessità di raggiungere un posto nell’“area critica” potrà sempre farlo. Che si tratti di un ristorante, di un hotel come pure di un negozio», riporta il 42.enne, sottolineando come un incontro con lo stesso sindaco, Nicola Pini sia programmato a breve.

Simone Merlini, impiegato in un’azienda proprio su uno dei tragitti al centro dell’indagine, ritiene che l’analisi parta da presupposti sbagliati: «Secondo me, gli impedimenti dovrebbero essere il contrario di quelli proposti», afferma il 40.enne, che è anche consigliere comunale per il PLR. «Vale a dire puntare alla pedonalizzazione dalle sette di sera alle sette di mattina e durante il fine settimana. Questo potrebbe portare benefici alla ristorazione e ai commerci, favorendo chi vuole andare a piedi. Già adesso è tutto intasato, se poi si chiude la Città Vecchia che può servire da “valvola di sfogo” si creano problemi a chi va in giro in macchina non per divertirsi ma per lavorare».

Colonne «incredibili»

Paola Bianchi, contitolare di un negozio di abbigliamento, teme una diminuzione dell’indotto. «Ma non sono contraria a questa prova. Anzi, vedo piuttosto bene, da un lato, l’idea di premiare comportamenti più ecologici e dall’impatto ambientale meno pesante», spiega la 48.enne. «Però attendiamo di sapere cosa diranno i dati che saranno raccolti».

Più favorevole, invece, il «collega» dall’altro lato del perimetro Emanuele Romerio, titolare della storica attività inaugurata in pianta stabile oltre cento anni fa. «Ci sono alcuni momenti nei quali si formano colonne incredibili. Occorre assolutamente trovare una soluzione. Molti negozianti non vorrebbero toccare la questione. D’altronde, le proposte in ballo non andranno a cambiare le nostre abitudini di lavoro», conclude il 59.enne.

Un esame inutile

Meno d’accordo Pietro (detto «Piero») Suini, titolare del negozio di alimentari fondato dalla nonna: «Questo esame è inutile, non porterà nessuna soluzione per i commerci della zona, sempre meno e sempre più in difficoltà». Il 76.enne se la prende con l’ipotizzata cancellazione di posteggi «perché sono ancora quelli che permettono a chi resta di sopravvivere. L’autosilo? Chissà poi quando riusciranno a farlo davvero. Ci vorranno anni. Nel frattempo, è solo propaganda», conclude con rammarico.

Correlati
È viva oppure moribonda? La Città Vecchia resiste
Da una parte chi continua a prosperare o la sceglie per la sua nuova impresa economica - Dall’altra però c’è chi la considera in costante declino: «Di questo passo reggiamo solo qualche anno» - Giro d’orizzonte tra i commercianti del quartiere: «C’è sempre qualcuno disposto a occupare gli spazi»