«Preoccupati per questo esame, ma la Città Vecchia deve vivere»

«No, signora, non vogliamo di certo dare una multa a chi l’accompagna al negozio. Vogliamo studiare insieme a voi le soluzioni». E, ancora: «Se c’è un incidente in galleria? Ormai ci si deve fermare, come ovunque». «Ai Monti? Sì, dobbiamo capire che impatto avrà». Sono solo alcune delle risposte fornite dal sindaco di Locarno, Nicola Pini, e dall’ingegnere Francesco Allievi - incaricato di studiare un sistema che permetta di eliminare il cosiddetto traffico parassitario (cioè solo di passaggio) in Città Vecchia - alla prima serata, giovedì, dedicata alla presentazione di un progetto dai contorni ancora da definire. Il credito di 140.000 franchi per una sperimentazione di tre mesi, che riguarderà nella sostanza le vie Borghese e Cittadella, finirà presto sui banchi del Consiglio comunale. Ma prima di arrivare lì, il Municipio ha voluto il coinvolgimento della cittadinanza.
«Atteggiamento positivo»
Una sala gremita - quella nel palazzo della Corporazione Borghese, sotto gli scudi delle principali famiglie patrizie - tanto che le sedie sembravano non essere abbastanza, segno che il tema è molto sentito e non solo tra chi vive e lavora nel nucleo storico dell’agglomerato.


«Ritengo positivo il fatto che l’Esecutivo si mostri aperto e chieda l’opinione agli interessati. Grazie a questo appuntamento, ora è chiaro una volta per tutte che si discute solo di un periodo provvisorio destinato alla raccolta dei dati, cosa che all’inizio non era evidente e aveva generato polemiche», spiega al Corriere del Ticino Vanessa Singy, consigliera comunale del PLR.
La realtà oltre le simulazioni
«Sono favorevole, perché per capire se qualcosa funziona bisogna provarla. Non possiamo partire con l’idea che non andrà bene», aggiunge la 37.enne, che vive la quotidianità della zona perché, oltre ad abitarci vicino, lavora come assistente di studio medico all’ospedale La Carità.
«Anche se il cambiamento può spaventare, non è una cosa imposta. Abbiamo le simulazioni, ma ora dobbiamo metterle alla prova, apportando eventuali modifiche per migliorarne l’efficacia. Se qualcosa non dovesse funzionare, potremo discuterne e cercare un’altra soluzione». La nostra interlocutrice è solo una delle oltre cento persone presenti all’incontro. Pochi metri più indietro, ecco un parere differente: «Sono scettica», sostiene Ani Niederhauser, 72.enne titolare di un esercizio pubblico con camere nelle immediate vicinanze.
«Cartelli minacciosi, si rimedi»
«Per esempio, se qualcuno volesse soggiornare nel mio hotel, potrebbe rinunciare a causa di tutti questi cartelli minacciosi, che pure per casi simili non implicano divieti». L’osservazione, in realtà arrivata da più parti, sarà materia di studio da parte del gruppo di lavoro in vista del voto del Legislativo cittadino, gruppo composto da Franca Antognini, Niso Reguzzi e Emanuele Patelli (della «Pro Loco»); Francesco Bevilacqua, Tamara Reggiani e Nadia Pellegrini (contrari); Michele Bardelli, Federico Rotta e Nadia Del Priore (favorevoli).
Ma non solo. L’albergatrice non gradisce nemmeno la tecnologia prevista per penalizzare chi passa in auto senza usufruire di un servizio del posto, con il cronometro impostato a due minuti e mezzo, al di sotto dei quali scatterebbe la sanzione: «Non mi piace l’idea delle telecamere: l’impianto si presta a una violazione della sfera privata, registrando chi mi accompagna a casa e a che ora. La questione non è stata affrontata in modo adeguato, dato che le targhe sono registrate in entrata e in uscita».
«Il traffico non porta clientela»
Di tutt’altro avviso il parrucchiere Vincenzo Catalano, che ha salone proprio: «Non capisco il discorso di alcuni imprenditori, secondo i quali il traffico porterebbe clientela», dice il 44.enne. Il mio lavoro è basato sulla relazione e sulla fiducia reciproca: non è che se qualcuno passa in auto, notando la mia attività di sfuggita, la prossima volta si presenterà alla porta».
Infine, emblematica è l’affermazione di Luana Cavalli, commerciante: «Il quartiere è bellissimo, mi fanno un po’ paura questi cambiamenti. Ma capisco che deve vivere. Andare altrove? Anche se potrebbe essere più comodo, non se ne parla proprio», conclude la sorridente 58.enne.