Proseguono le ricerche dei dispersi a Valencia: «Purtroppo non siamo ottimisti»

(Aggiornato alle 10:15) Almeno 95 morti. È questo il tragico bilancio – ancora provvisorio – delle vittime del maltempo in Spagna. O, per meglio dire, di quello che è stato definito «il più grave disastro» di questo tipo, nel Paese, dal 1973. Le piogge torrenziali hanno provocato inondazioni senza precedenti. Travolgendo case, edifici, persone. Molte delle quali, sono ancora disperse. Nelle ultime ore, i soccorritori non hanno abbandonato le ricerche. Hanno setacciato fango e detriti, con l'aiuto di cani, nelle zone più colpite. Ma senza molte speranze. «Purtroppo non siamo ottimisti», ha dichiarato il ministro della Difesa Margarita Robles ieri, in tarda serata, spiegando che le squadre hanno portato con sé 50 obitori mobili. Nel frattempo, alcuni residenti hanno lanciato appelli sui social media e nelle trasmissioni televisive e radiofoniche, per riuscire a rintracciare i loro cari.
Ma mentre le ricerche, disperate, continuano senza sosta, le domande si moltiplicano: com'è possibile che una delle nazioni più sviluppate al mondo non sia riuscita a rispondere adeguatamente alla tempesta? Il problema, come hanno identificato i media nelle scorse ore, sembra essere legato alla mancata tempestività. L'agenzia meteorologica nazionale AEMET, infatti, ha lanciato un'allerta rossa per la regione di Valencia martedì mattina. Poco prima che le condizioni peggiorassero notevolmente. Solo dopo le 20:00 dello stesso giorno, il servizio di protezione civile ha lanciato un altro allarme ai residenti di Valencia, invitandoli a non uscire di casa. Il problema, però, è che era già troppo tardi. Molte persone avevano già tentato di scappare a bordo delle loro auto, e si sono così ritrovate intrappolate sulle strade. In balia delle inondazioni. Questa mattina, tuttavia, il governatore di Valencia, Carlos Mazón, ha rotto il silenzio, difendendosi dalla accuse. A suo dire, i primi avvisi di emergenza sarebbero stati diramati già domenica. «Ma ci sarà tempo per parlarne», ha dichiarato.
Il peggio, infatti, come ribadito anche nella giornata di ieri, non è ancora passato. Nella giornata di oggi, giovedì, sono previste altre forti piogge nella regione di Valencia – la più colpita dal maltempo – e in altre zone della costa nord-orientale spagnola. Le intense precipitazioni che hanno colpito la Spagna, come spiegato nelle scorse ore, sono state provocate dalla DANA (Depresion Aislada en Niveles Altos o depressione isolata ad alti livelli), un fenomeno meteorologico - noto in Spagna come «gota fría» (goccia fredda) - tipico del Mediterraneo occidentale che si verifica quando una massa d’aria fredda in quota si isola dal flusso principale, formando una depressione chiusa.
Al momento, sono oltre 120.000 gli sfollati. Tra loro, almeno 500 persone hanno pernottato negli alberghi della regione di Valencia. Al contempo, oltre 250 persone sono state salvate da elicotteri, mentre altre 70 via terra. Tuttavia, ci sono ancora interi paesi sepolti dal fango, come Paiporta, dove si sono registrate 40 morti.
Al contempo, la rabbia di cittadini ed esperti cresce sempre di più. «Hanno dato l'allarme quando l'acqua era già qui, a quel punto non c'era bisogno di dirci che l'alluvione stava arrivando», ha dichiarato all'AFP, arrabbiato, un uomo di 66 anni residente nel sobborgo valenciano di Sedavi. «Nessuno è venuto a prendersi la responsabilità». Sono della stessa idea anche gli esperti, come la professoressa di idrologia Hannah Cloke che, interpellata dal Guardian, ha ribadito come tali tragedie sarebbero «del tutto evitabili» grazie agli avvisi puntuali dei meteorologi. «L'esito devastante di questa tempesta suggerisce che il sistema di allerta di Valencia ha fallito», ha aggiunto la professoressa. «La gente non sa cosa fare di fronte a un'alluvione o quando sente gli avvisi»
Gli esperti, poi, puntano il dito contro il riscaldamento del Mediterraneo, che gioca un ruolo fondamentale nell'aggravare le piogge torrenziali. Secondo alcuni esperti, quanto successo a Valencia nelle scorse ore è solo «l'ennesimo campanello d'allarme» che ci ricorda che il clima sta cambiando rapidamente. E, di più, le inondazioni in Spagna ci ricordano «che nessun Paese è ormai esente dai rischi del cambiamento climatico».