«Ricordate il mitico Canetti di Locarno? Ecco, riaprirà tra un mese»
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La mitica Cantina Canetti, tra un mese, riaprirà. Come «Osteria contemporanea Canetti». Il caratteristico locale è rimasto chiuso per oltre un decennio e l’ultima serata (registrata su YouTube, con tanto di discorso dell’allora gerente, Walter Hänggi, morto un paio d’anni dopo) risale a fine dicembre 2014. «Nel peggiore dei casi, dovremo far slittare l’inaugurazione ad aprile. Ma ormai ci siamo», promette al Corriere del Ticino Antonio Lopetuso, aprendo il portone in piazza Grande e facendo strada nel cantiere.
La disposizione architettonica è la stessa di sempre, anche se i tavoli non ci sono ancora. «Il pavimento è quello originale», evidenzia il 48.enne, indicando le piastrelle d’epoca dai colori tenui. «Ma abbiamo voluto ridipingere le pareti usando una tinta più morbida e avvolgente, ottenendo così un’atmosfera più calda e meno asettica rispetto a com’era in precedenza», aggiunge guardando il nuovo tono grigio medio che lo circonda, dalle pareti alla volta.
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Una dozzina di dipendenti
All’interno, il socio Antonio Coppola, 45 anni, e Nicola Albanese, 33, responsabile ospitalità della SH Swiss Hospitality SAGL, azienda fondata nel 2023 per la gestione dell’hotel Miralago. Sono loro ad aver raccolto la sfida: il rilancio della struttura, che vanterà anche quattordici camere (sette al secondo e altrettante al terzo piano, accessibili dal portone che dà su via Duni e in registrazione automatica, quindi senza ricezione). L’edificio, invece, è ribattezzato «Palazzo Canetti» in onore della famiglia locarnese che lo possedeva prima del rilevamento dell’imprenditore locale di origini iraniane Rahim Houshmand, nel 2012.
La «postazione-vetrina»
La ditta rappresentata dal giovane terzetto ha già fatto fronte alle assunzioni necessarie a mandare avanti l’attività: i dipendenti saranno una dozzina - tra brigata di cucina e di sala - per il servizio di novanta coperti, dei quali una quarantina nella terrazza che si affaccia sul cortile interno, proprio com’era un tempo.
«Siamo entusiasti e orgogliosi di avere quest’importante possibilità. Dobbiamo ringraziare Houshmand per avercela concessa e non vediamo l’ora di riaprire una realtà storica molto popolare e così a lungo assente», dice ancora con grande trasporto il nostro interlocutore, lasciandosi trasportare con la fantasia al primo giorno del nuovo corso: «Qui ci sarà una postazione speciale che permetterà a chi passa di seguire dall’esterno le fasi di preparazione della pasta fresca, grazie alla vetrina», spiega mostrando un’area ancora in allestimento.
Una chitarra e un pianoforte
Qualche metro più avanti, invece, ecco un altro spazio di fianco al bancone: «Qui metteremo a disposizione una chitarra e un pianoforte. Chi vorrà, potrà esibirsi. Ma saremo noi stessi a organizzare delle serate, immagino ogni giovedì ad esempio, invitando formazioni locali di musicisti, raccogliendo l’eredità della gestione precedente».
Per quanto riguarda l’offerta culinaria, l’idea è puntare «sui sapori mediterranei, soprattutto italiani, impiegando al meglio i prodotti ticinesi alfine di valorizzare il territorio e mantenere viva la tradizione di questo luogo singolare in piazza Grande e in tutta Locarno».
Dal locale all’internazionale
Lopetuso è assai consapevole dell’importanza cruciale del luogo: «Oltre a essere una piazza unica, forse a livello europeo, rappresenta anche il cuore della principale manifestazione culturale in Svizzera, il Locarno film festival. Sarà interessante vedere come cambierà l’ambiente tra le nostre mura quando arriveranno ospiti da tutto il mondo, portando un tocco di internazionalità a una scena autoctona di per sé già vivace e carica di originalità. Senza dimenticare i concerti di Moon&Stars, il villaggio natalizio Winterland e gli innumerevoli fine settimana o giornate dedicati alle iniziative più disparate».
La città «Regina del Verbano» potrà contare «sulla restituzione di un luogo d’incontro peculiare»: all’epoca, la serrata definitiva aveva fatto partire una serie di petizioni nel tentativo di mantenerlo in vita. Anche se, in fin dei conti, sono stati i ricorsi ai progetti imprenditoriali ad aver ritardato la nuova «messa in servizio».