La sentenza

Agno, sconto di pena per il tentato omicidio

La Corte di appello e revisione penale ha condannato a sette anni di carcere l’uomo che il 7 agosto di tre anni fa sparò al figlio con un fucile di piccolo calibro – Confermata la condanna per tentato omicidio intenzionale, ma la sanzione è inferiore a quella inflitta alle Assise criminali
© CdT/Archivio
Nico Nonella
26.02.2025 06:00

Pena ridotta per l’autore del tentato omicidio di Agno. La Corte di appello e revisione penale (CARP) ha inflitto sette anni di carcere al 52.enne del Luganese che il 7 agosto del 2022 ad Agno esplose due colpi con un fucile di piccolo calibro contro il figlio, ferendolo gravemente. Il dibattimento di secondo grado si è svolto martedì scorso e la sentenza della Corte presieduta dalla giudice Giovanna Roggero Will (a latere Rosa Item e Attilio Rampini, presenti anche gli assessori giurati) è stata intimata martedì alle parti.

Voleva uccidere?

In Appello, lo ricordiamo, si era giunti dopo che l’imputato, difeso dall’avvocato Letizia Vezzoni, aveva impugnato il verdetto della Corte delle assise criminali e la condanna a nove anni di detenzione. Inizialmente, il 52.enne aveva (principalmente) contestato l’accusa di tentato omicidio, sostenendo che i colpi fossero partiti per sbaglio dopo un’animata discussione con il figlio. Durante le prime battute del dibattimento davanti alla CARP – svoltosi negli spazi del Tribunale penale federale di Bellinzona – l’uomo aveva però ammesso di aver sparato intenzionalmente in direzione del ragazzo, allora 21.enne, ma senza volerlo uccidere.

Il dibattimento si è dunque concentrato proprio sull’intenzionalità dell’atto: è stato commesso, come stabilito in primo grado, per dolo diretto (l’imputato, quando ha premuto il grilletto, voleva uccidere) oppure per dolo eventuale (sparando, si è assunto il rischio di poter far del male a qualcuno)? L’accusa, rappresentata dal sostituto procuratore generale Moreno Capella ha chiesto la conferma della condanna a nove anni inflitta alle Criminali, mentre Vezzoni si è battuta per una pena non superiore ai sei anni e mezzo e il riconoscimento del dolo eventuale.

La CARP ha ritenuto adeguata una pena di sette anni per tentato omicidio intenzionale per aver sparato nella direzione del figlio con un fucile calibro .22, colpendolo alla schiena una volta e mettendo in serio pericolo la sua vita. Per la cronaca, durante il dibattimento di primo grado la pubblica accusa (l’incarto era stato condotto dalla procuratrice Margherita Lanzillo e portato in aula da Capella, ndr) aveva chiesto sette anni e mezzo di carcere. Oltre alla pena detentiva (che comprende anche un’imputazione per droga), la CARP ha inflitto anche una pena pecuniaria di 90 aliquote giornaliere oltre a una multa per una serie di reati accessori che non erano stati contestati nel merito: infrazione alle leggi federali sulle armi – per aver detenuto e trasportato il fucile di piccolo calibro, al quale qualche mese prime dei fatti erano stati accorciati canna e calcio – guida in stato di inattitudine, minaccia e vie di fatto.

Il furto ai danni della nonna

Ma che cosa aveva spinto il genitore a premere il grilletto e colpire il figlio, dopo averlo rintracciato ad Agno? Quel 7 agosto di tre anni fa, l’uomo era uscito di casa in uno stato di «prostrazione e sfinimento» per il furto commesso dal ragazzo ai danni della nonna. Inoltre, a giocare un ruolo determinante è stato anche il difficile contesto familiare, contraddistinto dalla tossicodipendenza e da un ragazzo ribelle, spesso assente da casa e in contrasto con i genitori. Per la Corte delle assise criminali e per la CARP, l’intenzione era quella di uccidere il ragazzo, il quale poco prima degli spari gli aveva detto che «i soldi non ci sono più». Il furto è stato infatti la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non tanto per l’entità del maltolto – almeno 50 mila franchi, i risparmi di una vita – bensì per il fatto che l’illecito era stato commesso ai danni della parente. «Non pensavo che avrei sparato contro una persona, al massimo in aria», ha aveva spiegato l’imputato alla giudice Roggero Will. «Dopo che gli avevo chiesto conto dei soldi, mio figlio si era allontanato ho premuto il grilletto, ma non avevo l’intenzione di fargli del male. Non volevo che si allontanasse».

Correlati
«Ho sparato, ma non volevo uccidere»
In Appello, l’imputato ha ammesso di aver intenzionalmente esploso, quel 7 agosto 2022, due colpi di fucile ma senza voler fare del male al ragazzo – L’accusa ha chiesto la conferma della condanna di primo grado a 9 anni, la difesa una riduzione di pena