Politica

Anche il Gran Consiglio tira dritto, eletti Camponovo e Losa

Dopo le polemiche, il plenum ha nominato quali procuratori pubblici entrambi i candidati proposti dalla Commissione Giustizia e diritti
©Chiara Zocchetti

Nominati Alvaro Camponovo (in quota Lega) e Luca Losa (in quota PS). Tutto secondo i piani, quindi: la magistratura avrà i due procuratori pubblici proposti dalla commissione Giustizia e diritti. Ai due nuovi pp va poi aggiunta Chiara Ferroni, eletta quale giudice supplente del Tribunale d’appello. Insomma, il Parlamento – dopo settimane di dibattito infuocato – non ha lasciato scampo alle sorprese. La procedura, nonostante i dubbi espressi da più parti, è stata rispettata e le nomine sono andate come lettere alla Posta.

La miccia

Questo, in sintesi, è il dato oggettivo di una sessione di Gran Consiglio volata via senza troppe lungaggini. Ma – e qui si entra nella parte più gustosa della giornata – il dato politico è diverso. Dice, ad esempio, che si è tornati ancora una volta a litigare e rimettere in discussione l’attuale sistema di nomina dei magistrati. Ma dice, anche, che da più parti e a più livelli si sta cercando (perlomeno a parole) un’apertura al cambiamento.

Lo spunto è arrivato all’inizio, con le due annunciate mozioni presentate dall’MPS e dall’UDC (da Tuto Rossi). Entrambe chiedevano di rispedire al mittente, e quindi alla commissione Giustizia e diritti, le nomine. Si voleva chiedere al Parlamento di schiacciare il tasto «reset» perché «non c’è la giusta serenità per procedere all’elezione», il succo dei due atti parlamentari. Questo perché, giova ricordarlo, sia Camponovo sia Losa sono stati criticati poiché preferiti ad altri candidati con più esperienza. Nel caso di Camponovo, inoltre, a far discutere è stata pure la sua vicinanza alla deputata della Lega Sabrina Aldi (che è pure vice-presidente della Commissione chiamata a proporre al plenum i nominativi), il cui diretto superiore nell’azienda per cui lavora è il padre del candidato.

La posizione del Governo

Il climax, dopo giorni di litigi e accuse fra i partiti a mezzo stampa, era dunque previsto nell’aula del Gran Consiglio. È così è stato. Diciamolo subito: non è stata una «rissa» estenuante, eppure sulla questione delle nomine dei pp non sono mancate le scintille. Alle due mozioni viste in precedenza s’è aggiunta un’interpellanza, ancora di Rossi, che chiedeva al Governo di esortare il Parlamento a tenere toni rispettosi nell’ambito delle nomine dei magistrati e di farsi promotore di una proposta legislativa per «introdurre l’obbligo di uno stage biennale di magistratura per tutti coloro che aspirano a candidarsi per un posto di magistrato». A rispondere all’interpellanza – e a mettere il primo timbro sulla volontà di cambiare il sistema di nomina – ci ha pensato il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, il quale, pur condividendo la volontà di riformare il sistema di nomina, nel rispetto della separazione dei poteri ha comunque rispedito la palla nel campo del Parlamento. «Il Consiglio di Stato ritiene che sia istituzionalmente appropriato che sia il Legislativo a fare delle proposte, in uno spirito di condivisione fra tutte le forze politiche».

«Spettacolo pietoso»

Fin qui, tutto bene. Sono state le due mozioni di cui sopra a far scaldare gli animi al plenum, fra appelli e frecciatine incrociate. A rispondere alla richiesta di discussione generale dell’MPS (con il sostegno dell’UDC), è stata Alessandra Gianella (PLR): «Da settimane assistiamo a uno spettacolo pietoso e a tratti grottesco», le parole della capogruppo. «Fa male alla magistratura, alla politica e allontana i cittadini». Ecco perché il PLR ha bocciato la richiesta di una discussione generale: «Non sarebbe stata altro che uno spettacolo deprimente fatto di accuse e colpi bassi, ma fine a se stesso».

Per Gianella, l’infuocato dibattito degli scorsi giorni ha comunque avuto il pregio di far uscire allo scoperto altri partiti, tutti convinti «che questo sistema non funziona più». La capogruppo ha quindi ricordato la proposta di riforma del PLR, «che giace da due anni in Commissione». Un’iniziativa parlamentare che, lo ricordiamo, vorrebbe dare al Gran Consiglio la possibilità di eleggere la direzione del Ministero pubblico, con quest’ultimo gremio a nominare poi tutti gli altri pp.

Pronta la replica dell’MPS. «Ogni partito che partecipa a questo mercato delle vacche ha la sua ricetta», ha detto Pino Sergi riferendosi al sistema di nomine. «Ebbene, perché queste proposte non sono avanzate? Avete i numeri per farlo». Sottointeso: manca la volontà politica.

Una questione di tonfi

«I cittadini credono nella giustizia», ha rincarato il mozionante Tuto Rossi. «Ma se ogni volta che si tratta di nominare dei pp devono assistere a questo spettacolo fatto di clientelismi e amicizie, la fiducia verrà meno». E questo, per il deputato UDC, «con il tempo farà crollare il sistema democratico». Quindi, un avvertimento ai «cugini» leghisti: «Fino a un po’ di tempo fa la Lega era relativamente immune da queste logiche spartitorie». Ma, con la vicenda Aldi, il Movimento ha fatto «un tonfo in basso». E se andrà avanti così, «nella prossima Legislatura la Lega si ritroverà con meno di sei deputati in Parlamento».

La replica di via Monte Boglia è toccata ad Alessandro Mazzoleni. «Il tonfo oggi lo avete fatto voi», ha attaccato il deputato rivolgendosi a MPS e UDC. «Caro Matteo (Pronzini, ndr), hai toccato il fondo. I tuoi interventi servono solo a gettare letame sul lavoro del Parlamento». E ancora, stavolta all’indirizzo degli alleati democentristi: «Avete voluto sostenere il dibattito pubblico sulle nomine solo per alimentare questo circo. Mi dispiace ma con questi atti ci stiamo allontanando sempre di più». Mazzoleni ha poi ricordato la proposta leghista per la nomina popolare dei pp.

Per Sergio Morisoli, invece, la questione è un’altra: «Come si sentiranno le persone elette che si portano dietro una storia del genere? E come si sentiranno i loro colleghi quando vedranno arrivare i nuovi eletti che hanno dietro una questione irrisolta?», si è chiesto il capogruppo UDC. «Oggi gettiamo su queste persone un’immagine che non meritano». Convinto della necessità di cambiare sistema è anche Avanti con Ticino&Lavoro. «Basta con la casta è uno dei punti fermi del nostro movimento», ha spiegato Amalia Mirante. «I posti di lavoro nel settore pubblico devono essere assegnati per merito. I cittadini sono stufi, le rendite di posizione feudali devono essere cancellate».

C’è chi si è astenuto

Il Parlamento, passata la tempesta, ha tuttavia respinto a larghissima maggioranza le due mozioni. Si è dunque proceduto con l’elezione (nel segreto dell’urna) dei pp, come da prassi. Nel caso di Camponovo sono stati necessari due turni di votazione. Nel primo turno (nel quale era necessaria la maggioranza assoluta di voti, ossia 44) il candidato ha raggiunto quota 36 voti a fronte dei 10 voti raccolti dell’altro candidato «papabile» in quota Lega, Raffaele Janett. Al secondo turno, nel quale era sufficiente la maggioranza relativa, Camponovo è dunque stato eletto con 32 voti. Da segnalare l’elevato numero di schede bianche rientrate (31), buona parte delle quali sono giunte dai banchi del PLR. Come ci ha spiegato il presidente Alessandro Speziali, «ci siamo tolti da questo gioco poco edificante».

Nel caso di Losa, invece, il candidato è stato eletto al primo turno con 49 voti (anche qui ne erano necessari 44 per raggiungere la maggioranza assoluta). Eletta anche Chiara Ferroni (51 voti) quale giudice supplente del Tribunale d’appello.

I prossimi passi

Chiuso il capitolo delle nomine di Camponovo e Losa (ricorsi al Tribunale federale permettendo), ora dovrebbe – ma il condizionale è d’obbligo – aprirsi quello della revisione del sistema di nomina. Già nelle scorse settimane, la Giustizia e diritti aveva confermato la volontà di mettere mano al sistema. Una volontà ribadita al Corriere del Ticino dalla presidente della stessa Commissione, Daria Lepori (PS). «Nelle prossime settimane, mi auguro il prima possibile, si potrà iniziare questo lavoro, visto che sul tavolo ci sono già diverse proposte. È mia intenzione dapprima chiedere ai servizi competenti tutta una serie di documenti per fotografare la situazione attuale. Dopodiché vorrei promuovere una serie di audizioni con attori gli interessati, come la Commissione d’esperti indipendente oppure il Consiglio della Magistratura». Insomma, passata la tempesta, la politica proverà a evitare che torni il brutto tempo con la sua solita pioggia di polemiche.

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