Casse malati, tra PS e Lega ecco la «terza via» del Centro

Non un controprogetto all’iniziativa popolare del PS, come inizialmente ipotizzato, bensì a quella della Lega. Così, il Centro ha voluto inserirsi nell’acceso dibattito su come la politica intende calmierare la fattura dei premi di cassa malati dopo gli importanti aumenti registrati in Ticino.
Il Centro, infatti, inizialmente aveva ragionato su un controprogetto al testo socialista, il quale chiede che i cittadini non debbano pagare più del 10% del proprio reddito disponibile per l’assicurazione malattia. Un’iniziativa che, in soldoni, costerebbe 300 milioni di franchi. Per questo motivo il Centro aveva chiesto approfondimenti sulla possibilità di portare quella soglia al 15%. Un ‘‘piccolo’’ cambiamento che avrebbe sì abbassato il costo dell’operazione a circa 50 milioni, ma che al contempo avrebbe azzerato l’effetto benefico per molte fasce di popolazione, tra cui le famiglie con figli. Per questa ragione, appunto, il Centro ha accantonato l’idea di agire sull’iniziativa del PS, orientandosi su quella presentata dalla Lega. E oggi, dunque, ha presentato alla stampa il suo controprogetto.
Il progetto nel dettaglio
Ma che cosa prevede la proposta? A illustrarla nei dettagli è stato il capogruppo Maurizio Agustoni, che per ovvie ragioni è partito dal testo originale della Lega che mira a rendere i premi integralmente deducibili nella dichiarazione delle imposte. Oggi una persona single può dedurre al massimo 5.200 franchi all’anno, una famiglia 10.500. La Lega chiede di portare queste soglie a 9.000 e 18.000 franchi, per un costo stimato (in mancati introiti per lo Stato) di circa 100 milioni.
E il Centro? Il partito propone essenzialmente di dimezzare la «fattura» totale, portandola a circa 52 milioni (29 per il Cantone e 23 per i Comuni), andando a smussare le soglie: 7 mila per i single, 14 mila franchi per le famiglie. Ma non solo. Come rilevato da Agustoni il controprogetto introduce anche un’ulteriore deduzione fiscale di 3.000 franchi per ogni figlio maggiorenne (fino ai 26 anni). Il capogruppo ha poi sottolineato un altro pregio del controprogetto. Ossia che, pur abbassando le soglie, si permetterebbe comunque di raggiungere lo scopo dell’iniziativa, ossia poter dedurre integralmente i premi. E questo perché il premio medio per una persona è di circa 550 franchi al mese (tra i 6 e i 7 mila franchi all’anno). Ma, ha aggiunto, forse non tutti sanno che «nel concetto della deduzione dei premi è presente anche la deduzione degli interessi attivi». In poche parole, si potrebbero sfruttare le alte soglie dell’iniziativa leghista anche per dedurre, oltre ai premi, pure gli interessi guadagnati da un conto in banca. Inutile dire che solo le fasce benestanti della popolazione potrebbero sfruttare tale meccanismo. Motivo per cui, secondo il Centro, abbassando le soglie si potrebbe evitare questo «favore» ai ricchi, pur permettendo al ceto medio di dedurre integralmente il proprio premio. In sostanza, dunque, per Agustoni il controprogetto è più sostenibile (poiché impatta meno sulle finanze pubbliche), più equo (perché evita un potenziale ulteriore sgravio alle fasce più benestanti) e più efficace (grazie alla novità della deduzione di 3.000 franchi per i figli maggiorenni). Ma quale sarà, concretamente, l’impatto per una persona del ceto medio? Agustoni, su questo fronte, invita «a non farsi troppe illusioni: si tratterebbe di qualche centinaio di franchi all’anno». Ma, ha aggiunto, «in questa fase lo strumento fiscale è l’unico che avrebbe un impatto ragionevole sulle finanze cantonali».
Gli aspetti più politici che hanno portato il Centro a presentare la controproposta sono invece stati evidenziati dal presidente Fiorenzo Dadò. Il quale è partito dal costo, ritenuto eccessivo, delle iniziative di PS e Lega. «Se sommate andrebbero a incidere sui conti pubblici per circa 400 milioni». Per Dadò, dunque, nell’attuale situazione finanziaria del Cantone «è impensabile approvarle così come sono senza provocare un aumento delle imposte oppure un importante taglio della spesa pubblica». Due ipotesi che il Centro vuole evitare. Ancora Dadò: «Chi propone iniziative lodevoli nel loro intento ma al contempo molto costose deve anche avere l’onestà di dire ai ticinesi quale sarà la contropartita (ossia l’aumento delle imposte o il taglio alla spesa, ndr) e dove si andranno prendere i soldi». Perciò, ha chiosato Dadò, «riteniamo il nostro controprogetto più equilibrato e sostenibile finanziariamente e dunque anche condivisibile per le altre forze politiche».
«In zona Cesarini...»
Già, l’appoggio di altri partiti sarà vitale per la proposta del Centro. E questo perché per poter essere messa al voto popolare assieme all’iniziativa dovrà perlomeno ottenere il 51% dei voti in Gran Consiglio. Da solo, detto altrimenti, il Centro non avrà i numeri per portarla alle urne. Ma, almeno per il momento, va detto che le reazioni a caldo di Lega, PS e PLR lasciano presagire una strada quantomeno in salita per il controprogetto.
Il coordinatore della Lega Daniele Piccaluga, ad esempio, ha parlato di «uregiatada in zona Cesarini»: «Fosse arrivata un po’ prima forse si poteva fare un ragionamento diverso. Ma a questo punto noi tiriamo dritto per la nostra strada», ha tagliato corto. E anche i socialisti, con la loro iniziativa, intendono tirare dritto. Il co-presidente Fabrizio Sirica ha infatti spiegato che il controprogetto, «pur dimezzandone il costo, contiene l’errore di fondo dell’iniziativa della Lega (agire tramite le deduzioni fiscali, ndr): a beneficiarne maggiormente saranno le fasce più benestanti della popolazione, ma oggi il problema ce l’ha il ceto medio. E per questo riteniamo che l’unica soluzione sia la nostra iniziativa per il 10%». Dal canto suo, la deputata del PLR Cristina Maderni si è detta stupita del fatto che «il dipartimento (competente in materia di sanità, ndr) sia del Centro, ma dal Consiglio di Stato non sia arrivato alcun controprogetto». Detto ciò, ha aggiunto, «la proposta andrà ora approfondita per capire nel dettaglio, ad esempio, a favore di chi andrà». Ma non solo: «Facciamo attenzione: se diminuiamo le imposte da una parte ma facciamo un buco dall’altra e dobbiamo aumentare le imposte, alla fine i cittadini avranno un onere in più al posto di un vantaggio».