Il Civico finisce sotto i ferri: è un'operazione da 159 milioni
Un investimento di quasi 160 milioni di franchi e una decina di anni di lavoro. Ebbene sì, l’Ospedale Civico è destinato a finire… sotto i ferri. L’obiettivo è conferire al vetusto stabile, inaugurato nel 1980, un secondo ciclo di vita. Già, la struttura inizia ad accusare il peso degli anni e i vertici dell’Ente ospedaliero cantonale (EOC) hanno deciso per una ristrutturazione completa. Stando a quanto contenuto in una voluminosa domanda di costruzione pubblicata ieri all’albo comunale di Lugano, «gli interventi previsti (ne parleremo poco più avanti, ndr) nascono sia dall’esigenza di superare la vetustà infrastrutturale e tecnica dovuta all’usura dei materiali e degli impianti, sia dalla necessità di adeguamento all’evoluzione della medicina». Insomma, anche il nudo cemento deve adattarsi ai cambiamenti. In particolare perché rispetto all’epoca della progettazione del Civico, oggi si va sempre più verso una riduzione dell’attività stazionaria di degenza a favore dell’attività ambulatoriale».
Lo stop del 2021
Riprende dunque slancio, seppur in forma diversa, il maxi-progetto di ampliamento che si era arenato nell’aprile di tre anni fa con le decisione dell’EOC di rinunciare a costruire un nuovo volume (la cosiddetta piastra) e il cui stopo aveva fatto per un secondo preoccupare parte della politica luganese, che temeva un ridimensionamento. Allora, il presidente delCdA dell’Ente ospedaliero, Paolo Sanvido, aveva però assicurato che il Civico sarebbe rimasto «la punta di diamante della sanità ticinese» e che la sua torre sarebbe stata ristruttura «subito, non nel 2035». E infatti eccoci qua: «È il cantiere con cui rinnoveremo la torre - riassume il direttore dell’Ospedale regionale di Lugano Emanuele Dati. - È la riformulazione del progetto precedente che ha l’obiettivo non tanto di costruire nuovi volumi ma di rinnovare il Civico nella sua interezza». Qualche allargamento, seppure decisamente meno incisivo del passato, è comunque previsto, in particolare per il pronto soccorso. Verrà inoltre aggiornata la piastra tecnica e le camere verranno dotati di confort più moderni.
Non sarà comunque una cosa breve. Il cantiere si protrarrà per una decina d’anni, per un’ottimo motivo: la necessità di garantire l’attività e l’accesso alle cure durante i lavori, nonché di ridurre al minimo possibili i disagi per i degenti. «Sarà un po’ un domino»: così riassume Dati la complessa sfida logistica di cantiere.
I ruoli dei due nosocomi
I lavori - durante i quali alcuni servizi del Civico saranno spostati all’Italiano - saranno anche l’occasione per meglio definire i ruoli dei due nosocomi luganesi: «Il Civico - spiega Dati - nasceva oltre quarant’anni fa come ospedale delle degenze, e dopo i lavori quest’aspetto uscirà rafforzato. L’Italiano avrà invece sempre più una valenza ambulatoriale e di prossimità. Questo con tutte le eccezioni del caso: non sarà una questione di bianco e di nero. Già oggi i due ospedali non sono in concorrenza e si complementano: raggiungeremo un bell’equilibrio». Anche per l’Italiano, su un orizzonte temporale ancora più lungo, si sono gettate le basi per un ampliamento: «Le grandi città un ospedale come l’Italiano lo costruiscono, noi abbiamo la fortuna di averlo già e di poterlo sviluppare ancora.».
Vetri e facciate
Guardando da vicino i contenuti nel nuovo progetto, curato dall’architetto Alberto Lurati, va innanzitutto precisato che la struttura esistente non verrà stravolta. I vari interventi al Civico avverranno in maniera armoniosa e assecondando la logica originale dello stabile. Per esempio, il pronto soccorso, la radiologia, il blocco operatorio, la medicina intensiva e la mensa ristorante verranno ampliati partendo dai reparti già esistenti. Nel complesso, dunque, l’intervento architettonico vuole mantenere e rinforzare il concetto di base della struttura: nata come un edificio massiccio e riconoscibile anche da lontano. Certo, qualche cambiamento ci sarà, con gli elementi già presenti che verranno declinati in una chiave più attuale: «le finestre orizzontali esistenti, ritmate dal sistema portante e dai pilastrini, vengono riproposte a banda continua con telai marcati dello stesso materiale», si legge ad esempio nella documentazione. Particolare attenzione verrà data alle vetuste facciate in calcestruzzo a vista, le quali saranno risanate, pulite e trattate con appositi prodotti per la protezione contro la carbonatazione con l’intento di preservarne l’espressione originale. Va da sé, l’involucro esterno verrà adattato agli standard energetici Minergie grazie a isolazioni termiche e nuovi vetri.
Anche un restyling verde
Il maxi-progetto del quale vi abbiamo appena parlato non è l’unico che riguarda il nosocomio luganese. A inizio giugno avevamo riferito di un altro intervento di restyling – da 3,5 milioni di franchi – che prevede un nuovo collegamento pedonale tra l’autosilo e l’entrata principale del Civico, una nuova area esterna dell’entrata principale, il riordino di due piani dell’autosilo e il rifacimento delle sue facciate. Lo stesso EOC, per ogni futura trasformazione, ha deciso di puntare molto sul verde. Per questo, l’Ente ospedaliero si è dotato di uno strumento denominato «Aree verdi di domani», il cui obiettivo è «osservare e mettere in evidenza le caratteristiche paesaggistiche fondanti di questo luogo, affinché possano essere protette, valorizzate e tenute in considerazione per le trasformazioni future, sfruttando al meglio gli spazi verdi disponibili, facendoli evolvere verso il loro migliore potenziale ecologico e di fruibilità». Gli interventi potranno partire non appena ottenuta la licenza edilizia. Dopo, sarà il turno della torre del Civico.