Paradiso

Eden, agente sanzionato e minorenni condannati

Chiuso il caso delle pistole sottratte durante un’esercitazione della Cantonale – Per i giovanissimi coinvolti sono state inflitte per la maggior parte delle giornate di prestazioni personali – Provvedimento disciplinare per un poliziotto
© CdT/Gabriele Putzu
Nico Nonella
12.09.2024 06:00

Era un caso che aveva fatto parecchio discutere, sia per la giovane età delle persone coinvolte sia per l’inevitabile danno d’immagine per le forze dell’ordine. Stiamo parlando, lo avrete intuito, del caso delle tre pistole sottratte da alcuni ragazzini durante un’esercitazione della Polizia all’interno dell’ex albergo Eden di Paradiso. Fortunatamente, nessuno era rimasto ferito in seguito alla «bravata», che ha però avuto immancabili conseguenze penali. Vista l’età dei giovanissimi coinvolti – tutti tra i 13 e i 15 anni – l’incarto era passato nelle mani della magistrata dei minorenni Fabiola Gnesa. Stando a nostre verifiche, i minorenni coinvolti sono stati ascoltati tutti al più tardi nell’autunno 2023 e sono stati riconosciuti colpevoli, ognuno con ruoli e accuse diverse, per tentato furto, danneggiamento, infrazione alla Legge sulle armi e violazione di domicilio e condannati la maggior parte alla pena di giornate di prestazioni personali. Insomma, delle pene rieducative, che è lo scopo del diritto minorile.

Introdotti alcuni correttivi

Sul tavolo restava però una domanda essenziale: come mai armi d’ordinanza cariche erano state lasciate incustodite? Da noi interpellato il Servizio stampa della Polizia cantonale ha confermato che «a seguito di quanto avvenuto all’ex Hotel Eden di Paradiso, il Comando della Polizia cantonale ha celermente disposto l’apertura di un procedimento disciplinare nei confronti di un agente presente all’esercitazione. Procedimento successivamente preso a carico per competenza dalla Sezione delle risorse umane (SRU) e terminato con una decisione di sanzione disciplinare emanata dal Consiglio di Stato». Inoltre, «in relazione alle misure di sicurezza, l’accaduto è stato oggetto di verifiche interne e a seguito delle risultanze sono stati adottati i necessari correttivi, sui quali non verranno rilasciate ulteriori informazioni».

Che cosa era successo

Quel mercoledì pomeriggio, lo ricordiamo, il gruppetto si era introdotto nella struttura – abbandonata, ma a loro insaputa utilizzata dalla Cantonale per le esercitazioni – come erano soliti far e da tempo. In una sala avevano rinvenuto una valigetta con dei caricatori, in un’altra, quella che un tempo ospitava il bar, delle pistole. Le armi, delle Glock 17 in calibro 9 mm, erano le armi d’ordinanza di alcuni agenti della Polizia giudiziaria che si stavano esercitando al piano di sopra con delle pistole da esercizio e sotto la supervisione dei reparti speciali. Incuriositi, tre ragazzini avevano ognuno incautamente preso in mano un’arma. Il primo l’aveva puntata contro un muro. Il secondo lo aveva imitato ma in più aveva premuto il grilletto, ciò che aveva fatto partire un colpo verso il muro. Per lo spavento, anche il terzo giovane aveva fatto partire un colpo, finito anch’esso contro il muro. A quel punto, il gruppetto si era dato alla fuga: due di loro avevano gettato le armi nel lago, uno l’aveva invece nascosta sulla terrazza. Uno dei ragazzini era però tornato nel vecchio albergo per recuperare il suo monopattino, venendo fermato dagli agenti che nel frattempo erano scesi al piano inferiore. Dieci minorenni erano quindi stati indagati per i reati di danneggiamento, violazione di domicilio, furto, infrazione alla legge sulle armi e messa in pericolo della vita altrui.

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Il problema sono i ragazzini che si sono «introdotti abusivamente nell’edificio» (figuriamoci se fossero stati dei malviventi professionisti) o la polizia che ha securizzato alla carlona il luogo?