Quei nuvoloni sul preventivo
«Le cifre ci obbligheranno a delle serie riflessioni». Durante l’ultima seduta di Consiglio comunale di Bellinzona, andata in scena il 23 e 24 settembre scorsi, ci ha colpiti la frase pronunciata dal sindaco Mario Branda. Si stava discutendo del consuntivo dell’ente autonomo Carasc e della sua possibile riorganizzazione, ma il riferimento era al preventivo 2025. In quel momento si è capito che il Municipio - per l’ennesima volta dall’aggregazione di sette anni or sono - in queste settimane sta facendo di conto. In parole povere: bisogna evitare costi ed uscite non strettamente necessari. Il solito film? Mica poi tanto.
Parola d’ordine «prudenza»
L’equilibrio dei conti è un mantra dell’Esecutivo. Non va inteso come relativo al singolo anno, ma sul lungo periodo. Le spese continuano ad aumentare (oggi sfiorano i 230 milioni, ma quella pro capite è inferiore a molte altre realtà comunali), in primis per quanto concerne trasporti, anziani e contributi sociali nonché beni e servizi: il 65% di esse sono indipendenti dalla volontà del consesso (riguardano normative cantonali), mentre un altro 15% è legato a disposizioni che limitano i margini di manovra di Palazzo Civico. I dati a consuntivo dal 2018 ci dicono che, all’ombra della Fortezza, a parte l’annus horribilis della pandemia del 2020, vige un sostanziale equilibrio.
Nel 2023 l’esercizio si è chiuso con un avanzo di 2,5 milioni, a fronte di un deficit stimato a preventivo di 5,4 milioni. Il capitale proprio è pari a 66,3 milioni. Ma il Municipio continua a predicare prudenza. Uno, in quanto già consapevole che il 2025 ha in serbo delle sorprese (ci torneremo più avanti). E, due, poiché bisogna portare avanti i progetti strategici, vero «motore» socioeconomico della Città che verrà. Tagliando corto il ritornello è il seguente: «Si deve e si vorrebbe, ma...».
Periodo sfortunato
Se il preventivo per quest’anno preconizza cifre «rosso Picasso» per 9,4 milioni (ma a consuntivo dovrebbero tornare nere, +500.000 franchi, dunque sostanzialmente in pareggio: ad inizio maggio sapremo), quello per il 2025 dovrebbe essere (ancora) peggio. Si supererà la soglia psicologica dei 10 milioni? Da quanto abbiamo potuto appurare si prospettano meno entrate fiscali (sia delle persone fisiche, in costante crescita negli ultimi due lustri, e sia di quelle giuridiche, d’altro canto viepiù «solide» nello stesso lasso di tempo) di quelle che ci si poteva aspettare. Forse a causa dello sfortunato periodo congiunturale (l’inflazione ha pesato sugli utili delle aziende, ad esempio), magari in virtù di altri motivi. Chissà. Sarà lo stesso Esecutivo - fra un mese - ad illustrare il documento programmatico alla stampa. Di sicuro il moltiplicatore d’imposta (stabile al 93% dal 2018) non diminuirà e - azzardiamo - nemmeno salirà. Il consesso turrito si sta chinando sui conti per l’anno alle porte da settimane. Non possono essere escluse ulteriori (e più incisive?) misure strutturali con impatto nel breve-medio termine nell’ambito della spending review, sulla falsariga di quelle adottate negli ultimi anni. Meno spese ed ottimizzazione delle risorse, insomma.
L’interrogativo di fondo
Il Piano finanziario, ricordiamo, preconizza per il 2025 un disavanzo di 14,6 milioni. E poi una stabilizzazione con -15,1 milioni nel 2026 e poco più di -15 l’anno seguente. Con il capitale proprio che, secondo le stime, potrebbe erodersi fino a toccare quota 9,6 milioni fra tre anni. Ecco spiegata l’impellenza di continuare con la revisione della spesa. La domanda di fondo è semplice: fino a che punto ci si spingerà?
Dal rosso al nero
Ad eccezione del 2018 e del 2019 (avanzo confermato) e del «tostissimo» 2020 segnato dalla pandemia (da avanzo a deficit), le cifre da preventivo a consuntivo, a Bellinzona, hanno sempre cambiato colore dopo l’aggregazione. Passando dal rosso del primo al nero del secondo. Ecco i dettagli: 2018 (da +1,9 circa a +2,8 milioni), 2019 (da +984 mila franchi a +2,1 milioni), 2020 (+1,4 milioni/-6,9 milioni), 2021 (-7,8 milioni/+732.500 franchi), 2022 (-3,4/+6,9 milioni) e 2023 (-5,4/+2,5 milioni). Lo stesso, secondo le indicazioni fornite dal Municipio lo scorso maggio, potrebbe accadere pure quest’anno: da un disavanzo di 9,4 milioni di franchi ad un sostanziale pareggio (+500 mila franchi).