«Quello che poteva andare male, è andato male»
«Quello che poteva andare male, diciamo, è andato male». Luca Nisi, meteorologo presso MeteoSvizzera, non usa molti giri di parole per descrivere questa lunga coda di maltempo. Maltempo che, complice la grandinata di venerdì nel Locarnese, ha pure messo fuori uso alcuni strumenti in dotazione alla stazione di Locarno Monti.
Tutto, dicevamo, è cominciato con l’evento di venerdì. «Una grandinata con chicchi giganti, con diametri massimi che hanno raggiunto i 5-7 centimetri. È stato un evento raro, a maggior ragione per il Sopraceneri». Alla grandinata, prosegue Nisi, «hanno fatto seguito precipitazioni importanti». Che hanno toccato il Locarnese ma anche una vasta zona fino alla bassa Valle di Blenio. Nelle zone già danneggiate dalla grandine i quantitativi d’acqua, spiega il meteorologo, «hanno raggiunto anche i 200 millimetri sull’evento totale». In queste ultime ore, per contro, sono caduti in modo esteso «50-80 millimetri».
Fino a ieri sera, la linea di temporali «era piuttosto stretta e si spostava sul Sopraceneri». Stanotte, invece, le precipitazioni si sono, diciamo, allargate. «Non c’erano vere e proprie linee, ma un territorio più vasto. E le precipitazioni a tratti sono state forti. La stazione che ha registrato il maggior livello di accumuli, dalle prime verifiche, è stata Biasca. Per questo, non ci sorprendono le notizie che giungono dalla Val Pontirone e da Malvaglia».
Accumuli che, dati alla mano, hanno sfiorato il record dei record. «A Biasca, le misurazioni furono avviate nel 1900. Disponiamo, quindi, di una serie di dati molto lunga e significativa. Fino agli anni Ottanta il pluviometro era manuale. Veniva svuotato la mattina, per cui le ventiquattro ore erano misurate dalle otto alle otto. Ora, invece, facciamo una somma sulle ultime ventiquattro ore ogni dieci minuti». Tradotto: a Biasca l’accumulo massimo è stato di 275,8 millimetri sulle ventiquattro ore e di 193,1 sulle dodici. Dati, questi, che tuttavia non possono essere comparati con quelli registrati tramite pluviometro manuale. «Per fare questo, beh, devo prendere proprio il dato dalle otto alle otto». E il valore massimo, venendo a questa coda di maltempo, «per Biasca è di 191,6 millimetri». Nella serie confrontabile, «si tratta del settimo valore più elevato dall’inizio delle misurazioni». Tenendo presente l'intero weekend, da sabato mattina alle 8 a lunedì, oggi, alle 8, si può parlare di vero e proprio primato con 366,9 millimetri.
I precedenti famosi, in questo senso, sono del 1952, del 1984 e del 1987. Viene da chiedersi che valori sarebbero stati toccati, allora, se ci fosse stato un pluviometro moderno.
Il peggio, ad ogni modo, sembrerebbe essere alle spalle. L’allerta verrà revocata e, nel pomeriggio, «ci sarà un allentamento a livello di precipitazioni, sebbene non passeremo subito a un tempo asciutto». Stamane, i rovesci «erano ancora intensi a tratti». Detto ciò, «non ci aspettiamo più grandine» ribadisce Nisi.
A provocare questa tre giorni di maltempo, spiega il meteorologo, è stata una situazione piuttosto nota. «È qualcosa che succede spesso, complice la famosa depressione sul Golfo di Genova. Finché questa depressione si sta formando, abbiamo precipitazioni molto localizzate ed estremamente intense. Le immagini di Santa Petronilla, a Biasca, parlano chiaro. Quando, poi, effettivamente si forma, torna aria più calda da sud-est: le precipitazioni allora diventano più estese e sono intervallate da momenti asciutti. Come ieri pomeriggio e questa mattina presto».
Anche il momento, chiamiamolo così, non è inusuale: «Da metà agosto a metà settembre, in Ticino, il clima può favorire le alluvioni. La componente temporalesca è ancora ben presente, il limite delle nevicate è oltre le cime e quindi molto alto. Basti pensare a quanto successe nell’agosto 2020».