Reazioni

Richiedenti l’asilo a Rovio: tra critiche e «paure da superare»

Il tema continua ad animare la politica: l’UDC critica il Cantone, da sinistra un invito a cambiare approccio
© CdT/Gabriele Putzu
Red. Lugano
16.03.2025 18:00

Continua a far discutere politicamente l’apertura di un centro per richiedenti l’asilo al Park Hotel di Rovio. Dopo Lega e PLR, anche l’UDC è tornato sulla questione con un’interpellanza al Consiglio di Stato in cui viene criticata sia l’ubicazione che la comunicazione adottata dal Cantone.

«L’installazione di centri per richiedenti l’asilo in piccoli paesi e in zone discoste genera, comprensibilmente, preoccupazione tra la popolazione locale, sia per possibili ripercussioni sulla sicurezza sia per gli effetti sulla coesione sociale», si legge nell’atto politico della prima firmataria Aline Prada. Nell’interpellanza, il gruppo democentrista chiede al Governo se «ritiene opportuno il modo di agire del DSS, che insedia richiedenti l’asilo in piccoli paesi» e «informa le Autorità locali solo a decisione già presa, lasciando ai Comuni la sola possibilità di lamentarsi pubblicamente, senza però poter effettivamente intervenire nelle scelte che riguardano il loro territorio e la loro popolazione». Prada e cofirmatari vogliono inoltre sapere se la decisione verrà rivista.

Il tema verrà discusso anche in Municipio a Val Mara a fronte di un’interrogazione del gruppo Lega-UDC (primo firmatario Salvatore Bruno). Oltre a chiedere lumi sull’iter decisionale, Bruno domanda inoltre se la struttura è in regola con le necessarie licenze edilizie (sia per i lavori sia per la futura destinazione dell’immobile). Nell’atto politico si chiede inoltre al Municipio di attivarsi con i proprietari dello stabile «affinché predispongano un servizio di sicurezza».

Se da un lato emergono preoccupazioni legate all’ordine pubblico e alle ripercussioni nel quartiere, dall’altro c’è anche chi invita a superare «una narrazione della paura». In una nota stampa firmata dal presidente Marco d’Erchie, il PS Mendrisiotto e Basso Ceresio auspica «un cambio di atteggiamento: anziché vedere l’arrivo di nuovi residenti come un fattore destabilizzante, si potrebbe coglierlo come un’occasione per rafforzare il tessuto sociale e sviluppare una comunità più coesa. Affrontare l’accoglienza in modo strutturato e con il coinvolgimento attivo della cittadinanza può ridurre le paure e trasformarle in un impegno collettivo per l’integrazione». Certo, riconosce la Sezione PS, «il modo in cui il DSS ha gestito la situazione, in alcuni casi apparso poco coordinato e privo di un adeguato coinvolgimento delle autorità locali, rischia di creare diffidenza nelle comunità ospitanti. Questo approccio può rendere più difficile il dialogo con la popolazione e i municipi, facendo percepire le decisioni come imposte dall’alto invece che frutto di una collaborazione tra i vari attori coinvolti. Una gestione più partecipativa e trasparente potrebbe invece prevenire tensioni e facilitare l’accoglienza. Perché l’accoglienza non si esaurisce nella semplice assegnazione di alloggi». Per un’integrazione efficace, «occorre considerare vari aspetti fondamentali: i servizi sociali disponibili (asili nido, mense pubbliche), il personale di accompagnamento (assistenti sociali, educatori), le infrastrutture e gli spazi pubblici (palestre, società sportive), la formazione professionale, i trasporti pubblici, i lavori di pubblica utilità e i posti di apprendistato. Se le istituzioni lavorano insieme su questi elementi, il percorso di inclusione non sarà più visto come un peso, ma come un’opportunità di crescita reciproca per tutti».

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