Comparto Besso

Sciolto il nodo intermodale: sì al contributo del Cantone

Luce verde del Gran Consiglio al credito di 35 milioni per il progetto che ridisegnerà la zona della stazione FFS – Scintille tra il fronte rossoverde e Claudio Zali, che non risparmia nemmeno la Città: «È in alto mare pianificatorio»
© Dipartimento del territorio
Nico Nonella
21.01.2025 19:10

Ci è voluto un dibattito più animato del previsto, ma alla fine, scampato un rinvio dell’ultimo minuto in Commissione, il Gran Consiglio ha dato il via libera alla quota parte cantonale d’investimento per una serie opere da realizzare nei prossimi anni nel comparto della stazione di Lugano, lato Besso (parliamo di un credito da 34,9 milioni di franchi e dell’autorizzazione alla spesa di 88,8). Un pacchetto di interventi – denominato Co Be, Comparto Besso – che rientra nel più ampio progetto di riorganizzazione della mobilità nell’area, StazLu1, e che prevede, per esempio, la costruzione di un autosilo, un nodo intermodale per i trasporti pubblici, un atrio d’interscambio, un sottopasso e un percorso ciclopedonale.

Via libera a maggioranza, ma...

L’avallo politico, lo diciamo subito, è stato concesso a larga maggioranza (51 sì, 4 no e 16 astensioni) ma non sono mancate voci critiche da parte del fronte rossoverde, tradottesi, oltre che in un rapporto di minoranza, in tre emendamenti che hanno spinto la maggioranza della Gestione a chiedere il rinvio del dossier per poter svolgere degli accertamenti. Sul tavolo, infatti, vi era una domanda di fondo posta dalla relatrice di minoranza Samantha Bourgoin (Verdi) riassumibile così: «Non è che rischiamo di spendere vari milioni per un’opera che andrà poi abbattuta?». Le sue perplessità riguardavano il nodo intermodale e la sua copertura: il progetto cantonale ne prevede una «per le sole esigenze del progetto stradale tramite una tettoia in carpenteria metallica», dal costo di circa 6 milioni. D’altro canto, la Città ha segnalato l’interesse a procedere con un concorso di progettazione «per la copertura con terrazzo pubblico e l’edificazione soprastante». Insomma, il timore espresso da Bourgoin è che nel caso in cui venisse progettato e costruito questo edificio di cinque piani, con collegamento al Parco Lucerna, sarebbe necessario abbattere la copertura metallica della pensilina, con conseguente spreco di denaro pubblico. Di qui la richiesta di rinvio in Gestione avanzata dal vicepresidente Fabrizio Sirica. Apriti cielo. Dai banchi del PLR, la deputata Natalia Ferrara ha affermato che no, non è necessario, e ha chiesto chiarimenti al direttore del DT Claudio Zali. Lo stesso hanno fatto il presidente del Centro Fiorenzo Dadò e il capogruppo Maurizio Agustoni.

Quei contributi da Berna

«Sono sorpreso da questo modo di non procedere: il Parlamento ha tutti gli elementi per decidere oggi» ha affermato Zali, il quale ha poi posto l’accento sulla necessità di arrivarne a una in tempi relativamente rapidi. «Si tratta di un progetto che rientra parzialmente nel PAL1: se non iniziamo i lavori entro il novembre del 2027, perderemo 3 milioni dalla Confederazione». Per quanto riguarda la copertura del nodo intermodale, il direttore del Territorio ha poi rassicurato: «Il Cantone non intende buttare via soldi. La costruzione di quest’opera è prevista non prima del 2031; se in questi anni avremo le garanzie dalla Città, che ora è in alto mare pianificatorio, sulla realizzazione dell’edificio, allora non verrà costruita la copertura metallica». Rassicurazioni, le sue, sufficienti per il plenum, che ha quindi deciso di entrare nel merito del dossier. Non senza vicendevoli stoccate politiche.

Il dibattito

Sul tavolo, come detto, due rapporti della Gestione: quello di maggioranza, favorevole, della relatrice Sabrina Gendotti (Centro) e quello di minoranza di Bourgoin che, in estrema sintesi, chiedeva il taglio di circa 11 milioni dal credito e lo stanziamento di un milione per la progettazione definitiva del percorso ciclo-pedonale Città Alta–tratta nord. Nel suo intervento, la deputata ecologista ha inoltre chiesto «più coordinazione fra i vari progetti e una maggiore attenzione all’arredo urbano e alla funzionalità degli spazi che sono condivisi da tanti utenti». Sulla stessa lunghezza d’onda la deputata ed ex municipale di Lugano Cristina Zanini Barzaghi (PS): «Inizialmente il progetto ha dato troppa importanza al traffico privato. Do atto al DT di aver modificato le priorità, anche se i buoi sono ormai fuori dalla stalla. Si può sempre fare meglio e non è proibito fare osservazioni. Non proponiamo stravolgimenti, ma correzioni e miglioramenti, seppur in zona Cesarini». «Il verde è importante – ha replicato Ferrara – ma nei centri urbani è altrettanto importante realizzare opere funzionali a chi le utilizza e per non entrare in città con le automobili. È legittimo ascoltare le proposte delle minoranze, ma mi domando quanto lo sia presentare all’ultimo rapporti ed emendamenti che stravolgono pesantemente un progetto».

Secca la replica del direttore del DT. «La minoranza vuole modificare in zona Cesarini un progetto in corso da vent’anni. A dispetto di ingenerose accuse di mancanza di coordinamento, segnalo che il messaggio è stato preceduto da centinaia di riunioni durante le quali è stata ascoltata la voce di tutti. Verrebbe da dire che superficialità e improvvisazione siano parte del rapporto di minoranza». Il Dipartimento del territorio, ha concluso Zali, «è sempre disponibile a discutere i dettagli dei progetti, ma nelle sedi opportune e non un minuto dopo la mezzanotte. O dopo il triplice fischio dell’arbitro».

La palla a Lugano

Il plenum, come detto, ha infine dato luce verde al credito (con astensioni da sinistra) e respinto i tre emendamenti dell’area rossoverde. La palla è ora nel campo di Lugano, con il Consiglio comunale che sarà chiamato ad avallare la spesa relativa alla sua quota parte, pari a 27 milioni di franchi.

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