Il caso

«Se le città si svuotano poi non si riempiono più...»

La presidente dei Commercianti di Bellinzona Claudia Pagliari si esprime sulle ulteriori due chiusure del 2024: «È stato un anno difficile, adesso dobbiamo fare gioco di squadra»
© CdT/Chiara Zocchetti
Alan Del Don
20.09.2024 06:00

«È il momento di fare squadra. Bisogna rendersi conto che svuotare le città vorrebbe dire non riempirle più. Siamo chiamati tutti a dare un segnale: dalla politica alla clientela, dalla popolazione alla nostra stessa categoria». La presidente della Società dei commercianti di Bellinzona (SCB) Claudia Pagliari rimane comunque ottimista («ho un’altra scelta?») nonostante un 2024 che, nella Turrita, è stato davvero «tosto». Negozi chiusi ed attività in vendita, ma per fortuna pure qualche new entry. Le ultime due, come abbiamo anticipato lunedì e ieri, sono il bar Castello in viale Portone (con alle spalle un’avventura lunga tre decenni) ed il Bucanero (specializzato in sigari cubani) in Galleria Benedettini, aperto ad inizio 2021.

Le possibili cause

Sui social media, come spesso succede in questi casi, si sono scatenati. Riassumendo: è tornato d’attualità il (solito) ritornello della «Bellinzona morta». Non è così. O, meglio, può essere vero nella misura in cui il problema riguarda anche gli altri poli ticinesi e svizzeri. È una tendenza preoccupante, forse impossibile da frenare, le cui cause sono varie: affitti troppo alti, acquisti online, precise scelte aziendali, ricambio generazionale, eccetera. «Le chiusure fanno grande clamore, posso capirlo. Ma raramente si parla di chi invece resiste nonostante tutte le difficoltà», rileva la nostra interlocutrice. Aggiungendo subito che ogni chiusura va valutata singolarmente, nel senso che alla base ci sono motivi e/o ragioni che possono essere completamente diversi da un caso all’altro.

Il Fiore, ultimo giorno

Sta di fatto che in via Camminata, oggi, ci sono tre vetrine desolatamente vuote. Due sono quelle della boutique Switcher (abbigliamento) e del 101Caffè (cialde e capsule della bevanda), la terza saracinesca si abbasserà invece per l’ultima volta proprio oggi; è quella de Il Fiore di Nadia Pesenti. «È un peccato, naturalmente. Prima lei accennava, ad esempio, agli affitti. A Bellinzona alcuni proprietari non li hanno mai abbassati. Sono sempre rimasti gli stessi, ma nel frattempo sono cambiate molte cose e nemmeno le altre spese diminuiscono... Mi creda, ci sono commercianti che fanno fatica a pagarlo, l’affitto. C’è chi lascia e chi per contro tiene duro», sottolinea Claudia Pagliari.

La capitale va «animata»

Nella Turrita, è oramai assodato, quando si organizza un evento la popolazione risponde presente. Una capitale animata significa, potenzialmente, più persone che si recano nei negozi o vanno nei bar e nei ristoranti. «Come Commercianti le stiamo provando tutte. E pensi che c’è persino chi ci dice che dovremmo fare di più. A livello svizzero siamo la città che organizza più eventi. Ma lo possiamo fare nel nostro tempo libero, perché ognuno di noi ha un’attività e ci troviamo a dover combattere per sopravvivere. Stiamo lottando su due fronti», puntualizza la nostra interlocutrice. Si sente di lanciare un appello? «Di fare acquisti a chilometro zero. Quello che spendiamo in Ticino rimane qui anche sotto forma di posti di lavoro».

«Per fortuna c’è il mercato»

Riallacciandoci al discorso delle manifestazioni, è impossibile non citare il tradizionale mercato del sabato. Un momento di aggregazione di cui beneficiano non solo gli espositori, ma tutti i commerci del centro storico cittadino. Tant’è che da alcuni anni si è deciso di proporre una versione ridotta il mercoledì. «Non è come quello originale, ma funziona. I negozianti e gli esercenti ci dicono che c’è più movimento», osserva il vicepresidente della SCB Carlo Banfi. Storico commerciante, con la moglie Anita ha gestito per quattro decenni un’attività nel salotto buono della Turrita. Altri tempi.

Come leggere la situazione attuale? «In tutta onestà non vedo una via d’uscita. Manca proprio la gente, che oggi preferisce recarsi in un centro dove trova tutto, posteggio compreso. Ad aggravare il quadro ci ha in seguito pensato l’e-commerce che ha stravolto le abitudini di numerosi cittadini. Pensi che un collega mi ha detto che i clienti vanno da lui in negozio, a Bellinzona, a provare la merce, ma poi la ordinano online... Per risparmiare quanto? Forse 10 franchi». La politica potrebbe aiutare ad invertire la rotta? «Non può fare nulla. Dobbiamo cambiare la mentalità... Non ci sono alternative», chiosa Carlo Banfi.

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