Giustizia

«Sono andato da lei perché volevo un chiarimento»

Ha preso il via questa mattina il processo nei confronti del 22.enne che la sera del 21 ottobre di due anni fa a Solduno sparò con un fucile a pallettoni contro l'ex compagna che aveva deciso di troncare la loro relazione
© Rescue Media
Irene Solari
27.11.2023 12:42

«Sono andato da lei perché volevo solo un chiarimento sulla nostra relazione». È così che si è giustificato in aula a voce bassa il 22.enne sangallese imputato per il fatto di sangue avvenuto a Solduno il 21 ottobre di due anni fa. Il giovane, patrocinato dall'avvocato Luca Guidicelli, è comparso questa mattina a Lugano davanti alla Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Siro Quadri (assistito a latere dai colleghi Giovanna Canepa Meuli e Luca Zorzi) e alla presenza del procuratore pubblico Roberto Ruggeri.

Un arsenale

Un desiderio di parlare e di chiarire che però, secondo il presidente della Corte, mal si concilia con quello che è «un arsenale, un vero e proprio armamentario», portato con sé dall'imputato fino a Solduno. Tra i vari oggetti - tanti da occupare un intero tavolo nell'aula del tribunale - oltre al grosso fucile, figurano anche due scatole di munizioni, un taser, spray al pepe, un coltello a uncino, un'ascia, una piccola vanga, una bottiglietta di soda caustica e una di alcol, un becco bunsen, guanti per trattare sostanze velenose e occhiali protettivi. Due paia di manette sia per i polsi che per le caviglie, corde e lacci per legare i cavi, nastro adesivo. Fondotinta coprente per nascondere il tatuaggio che il 22.enne ha in viso. Ma anche dei tubi che vengono usati in ambito medico per fare inalare delle sostanze e vari farmaci. «Tutto questo serviva per avere un dialogo con la sua ex?» ha domandato il giudice all'imputato. «Cosa voleva dirle?».

La corsa con il fucile

Il presidente della Corte ha anche evidenziato il comportamento dell'imputato che quella sera aveva inseguito la ex giù per le scale del palazzo, quando lei era riuscita a tentare la fuga spruzzandogli in viso lo spray al pepe. Una corsa fatta brandendo il fucile carico e senza sicura. Un'arma da fuoco voluminosa e pesante. «Se l'obiettivo era solo raggiungerla più rapidamente per riportarla nell'appartamento», come ha detto il 22.enne, «perché aveva con sé il fucile? E perché teneva il dito sul grilletto? Non ha pensato che correndo in discesa per le scale in stato di grande agitazione, oltretutto vedendo solo da un occhio per via dello spray al pepe, sarebbe potuto partire un colpo?», ha domandato Quadri. Conseguenze alle quali il giovane ha ammesso di non aver pensato.

Desiderio di violenza

«Provavo ancora dei sentimenti per lei, per questo volevo vederla», ha spiegato il giovane. Sentimenti ai quali però si era legato anche «un senso di odio e un desiderio di violenza nei confronti della ex, che si traducevano in fantasie di distruzione, di volerle fare del male». Come è stato anche attestato dal rapporto della psichiatra che seguiva l'imputato nel periodo immediatamente prima dei fatti e riportato in aula dal giudice Quadri. «Lei odia le persone che la fanno soffrire», aggiunge sempre citando il rapporto della psichiatra. «E c'è il desiderio di doversi vendicare di qualcosa». Tutto questo perché la giovane voleva interrompere la storia con l'imputato ormai diventata tossica e asfissiante. Decisione che il 22.enne non ha mai accettato.

I fatti

La sera del 21 ottobre 2021 - lo ricordiamo - l'imputato, residente nel canton San Gallo, si presentò all'appartamento della sua ex compagna in via Vallemaggia a Solduno. La giovane in quel momento si trovava in casa in compagnia del fidanzato. I due vennero sequestrati dall'aggressore che, sotto la minaccia di un coltello, li obbligò a legarsi a vicenda. La ragazza, liberata momentaneamente dall'imputato per tentare di calmare il suo cane, riuscì a recuperare il suo spray al pepe e a spruzzarlo in viso al 22.enne, tentando poi la fuga giù per le scale del palazzo. Ma venne rincorsa dall'ex fino nell'atrio della palazzina, dove quest'ultimo le sparò con il fucile di grosso calibro che aveva portato con sé, ferendola all'addome. La giovane, qualche giorno dopo il ricovero in ospedale e dopo tre operazioni, era stata fortunatamente dichiarata fuori pericolo. Era inoltre emerso dall'inchiesta che il 22.enne aveva già perseguitato in precedenza la sua ex ragazza, mostrandosi in atteggiamenti minacciosi e arrivando anche a seguirla durante una vacanza, tanto che nei suoi confronti le autorità avevano emesso un ordine restrittivo. Diversi i capi di imputazione a suo carico: il principale è quello di tentato assassinio, subordinatamente tentato omicidio; a questi si aggiungono sequestro di persona e rapimento, esposizione a pericolo della vita altrui, infrazione della Legge federale sulle armi, minaccia. Tentate lesioni gravi, subordinatamente tentate lesioni semplici qualificate, coazione ripetuta, lesioni semplici qualificate e danneggiamento.

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