Politica

Sull'imposta di circolazione si brancola nel buio

L’intesa è ancora lontana e potrebbe entrare in vigore il testo originale, insieme alle disparità di trattamento tra i veicoli
© CdT/Gabriele Putzu

Sui conti dello Stato le nubi sono ormai diradate, ma sull’imposta di circolazione si brancola nel buio. E il dibattito parlamentare di dicembre potrebbe riservare ulteriori colpi di scena. La riunione commissionale di oggi, infatti, non ha permesso di trovare un’intesa e la controproposta del Consiglio di Stato è caduta nel vuoto.

A questo punto, sul tavolo rimane solo il rapporto del Centro/PPD, che tuttavia allo stato attuale non avrebbe i voti necessari (46) per essere approvato in Parlamento. E, in caso di bocciatura, a rientrare in gioco non sarebbe la proposta del Governo, bensì il testo originale votato dal popolo. Sì, perché al momento nessun partito ha deciso di presentare un rapporto che faccia proprio il messaggio del Governo, il quale, lo ricordiamo, propone di modificare la formula per correggere la disparità di trattamento dovuta ai due diversi cicli di omologazione (e quindi tra le auto immatricolate prima e dopo il 2018) e di introdurre un coefficiente di moltiplicazione per tornare all’incasso iniziale, ossia 87,5 milioni.

Gli unici ad aver presentato un rapporto, come detto, sono gli iniziativisti, che vogliono sì eliminare la disparità tra i due cicli di omologazione, ma al contempo chiedono di eliminare pure il coefficiente di moltiplicazione. Anche perché, si legge nel rapporto, «la riduzione degli introiti dell’imposta di circolazione per il 2023 dagli 85 milioni preventivati a circa 78 milioni è perfettamente in linea con quanto chiede l’iniziativa».

A sposare la posizione del Centro/PPD, però, al momento è solo l’UDC. La Lega, che la scorsa settimana si era detta favorevole ad appoggiare le richieste degli iniziativisti, oggi ha infine deciso di non sostenere il rapporto. «Dopo ampie valutazioni fra i colleghi leghisti che siedono in Commissione – spiega Guerra –, abbiamo deciso di non firmare nessun rapporto, né di sostenere quanto proposto dal Governo. Lasciamo quindi che entri in vigore il volere popolare». Una posizione condivisa anche dal PLR. «Inizialmente - ricorda Gianella - avevamo spiegato che per noi l’imposta di circolazione sarebbe dovuta entrare in vigore così come votata dal popolo. Dopo la controproposta del Governo saremmo anche stati disposti a seguire la via dell’Esecutivo. Però, visto che la maggioranza non c’è, torniamo del parere originario». Di conseguenza, «non sosteniamo il rapporto del PPD e, anzi, riteniamo che debba entrare in vigore così com’è, senza alcun correttivo».

Insomma, Lega e PLR si sono chiamati fuori. E anche PS e Verdi non voteranno le richieste del Centro. «A noi andava bene la proposta del Governo», dice Durisch. «Ma la Lega si è chiamata fuori, mentre gli iniziativisti vanno avanti a testa bassa. E pure un’eventuale proposta del PLR a sostegno dell’Esecutivo non sarebbe passata in Parlamento». La conseguenza? «Ad oggi rischia di non passare alcuna proposta. Vedremo se il Dipartimento di Gobbi vorrà fare qualcosa per evitare questa disparità». Anche il presidente del Centro/PPD vorrebbe evitare questo scenario. «Sarebbe spiacevole – evidenzia Dadò – se per alcuni milioni di franchi e per qualche desiderio di rivalsa nei confronti degli iniziativisti si andasse a penalizzare la popolazione».

In caso di bocciatura del rapporto targato Centro/PPD, come detto, a entrare in vigore non sarebbe la proposta del Governo, ma il testo conforme dell’iniziativa, ossia quanto votato dai ticinesi il 30 ottobre, senza alcuna modifica. Di conseguenza, anche la disparità tra le vetture immatricolate prima e dopo il 2018 rimarrebbe. Va però anche detto che modifiche dell’ultimo minuto sono ancora possibili tramite emendamenti. Insomma, la parola fine sul tema sarà scritta solo fra due settimane. Forse.

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