L'intervista

«Un richiamo per tutti a mettere le istituzioni davanti a ogni cosa»

Il direttore del DI Norman Gobbi sulla destituzione con effetto immediato dei giudici Quadri e Verda Chiocchetti decretata dal Consiglio della Magistratura
© CdT/ Chiara Zocchetti

La destituzione immediata di due giudici del Tribunale penale cantonale pone interrogativi sulla gestione e sul buon funzionamento dell’istituzione?
«La situazione è chiaramente grave, visto che due giudici su cinque sono stati dichiarati non idonei alla loro funzione. È un fatto senza precedenti. Dopo la nomina del procuratore straordinario da parte del Consiglio di Stato a supporto della Magistratura e la decisione di non luogo a procedere, non si poteva però che arrivare a questa conclusione, come ha deciso il Consiglio della Magistratura».

Guardando al futuro, come si può evitare che accadano episodi simili? Non ci sono, secondo lei, correttivi da apporre?
«Sia la Commissione amministrativa del Tribunale d’appello che il Consiglio della Magistratura hanno tentato di mediare tra le parti: purtroppo questi sforzi non hanno avuto successo. Quando si antepone il proprio interesse personale al servizio delle istituzioni, a mio avviso, si commette sempre un errore. Si può criticare il Consiglio di Stato per un approccio eccessivamente consociativo, ma se questo consente il buon funzionamento di un’istituzione, è ciò che deve essere fatto».

Ritiene che questa situazione abbia danneggiato l’immagine della giustizia? Crede che il caos (anche mediatico) vissuto dal tribunale possa generare un deficit di fiducia nelle istituzioni?
«Questo è un problema specifico del Tribunale penale cantonale e riguarda solo alcuni giudici su un centinaio di magistrati nominati, tra Ministero pubblico, Tribunale d’appello e Preture. Tuttavia, è anche vero che il Tribunale penale cantonale è molto visibile, poiché si occupa di cronaca nera e pertanto è sotto i riflettori dei media. Fortunatamente, fino ad oggi il Tribunale penale cantonale ha continuato a funzionare. L’incapacità di trovare un punto di incontro o un compromesso è stata però fatale e ha portato a alla decisione del CdM».

Nelle scorse settimane lei aveva accennato alla possibilità di ulteriori sviluppi nella vicenda, sottolineando che non era ancora conclusa e che, di questo passo, il Parlamento si sarebbe trovato con il compito di nominare nuovi magistrati. Si trattava di un’intuizione politica o disponeva di informazioni aggiuntive?
«Venticinque anni di politica cantonale sicuramente aiutano a comprendere meglio le situazioni. Ero in Gran Consiglio nel 2001 quando il Consigliere di Stato Giuseppe Buffi dovette annunciare il grave episodio che coinvolgeva il giudice Franco Verda. Come presidente del Gran Consiglio, ho assistito a sanzioni (meno gravi) verso magistrati decise dal Consiglio della Magistratura per comportamenti inadeguati. Anche in questo caso, unendo i puntini, la conclusione era evidente e l’allontanamento dei giudici sembrava inevitabile».

Non teme che la nomina dei sostituti possa dar luogo a nuove frizioni politiche, come è accaduto nel recente passato?
«Non credo. Questa vicenda è un richiamo per tutti a mettere le istituzioni al di sopra di ogni protagonismo. Spero che questo valga tanto per la politica quanto per i magistrati. Del resto, puoi avere la procedura di nomina migliore e la migliore legge, ma se due persone non riescono a lavorare insieme, tutto diventa inutile e il funzionamento delle istituzioni ne risente». 

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