Un sì politicamente dibattuto al centro di ricerca in città

Il Lifestyle Tech Competence Center può chiamare i traslocatori e preparare il suo trasferimento da Manno a Lugano centro. Dopo un acceso dibattito politico, il Consiglio comunale ha dato il proprio assenso – 29 sì (PLR, Centro, Lega e UDC), 10 no (PS e Verdi) e 5 astensioni – alla convenzione tra Città, Dagorà SA e Lifestyle e al contributo di 250 mila franchi annui per il trasferimento del centro di ricerca nello stabile St. Anna, recentemente acquistato dal gruppo Artisa. Il quarto di milione servirà principalmente a pagare l’affitto.
Tuttavia, non sono mancate perplessità sulle tempistiche che hanno portato in aula il messaggio municipale. Ma andiamo con ordine. Il Legislativo ha sposato a maggioranza le conclusioni del rapporto della Commissione della gestione (relatore Lorenzo Beretta-Piccoli, Il Centro), che accoglie favorevolmente l’arrivo in città di questo centro di competenze che sviluppa soluzioni per aziende attive in vari settori, in particolare quello dello «stile di vita». E questo – ha ribadito in aula il relatore – anche «per l’indotto non indifferente che genererà». Restando in tema di vantaggi, dai banchi della Lega è arrivato un sì con Andrea Sanvido che ha evidenziato come «i dipendenti di Dagorà siano domiciliati in Ticino, così come la maggioranza di quelli di Lifestyle: sono queste le società che vogliamo sostenere e che portano valore aggiunto».
Come detto, però, non tutti hanno gradito l’accelerata sul dossier. Su questo tema, l’Esecutivo ha avuto fretta, tanto da invitare i commissari ad accelerare i tempi. «Il relatore ha preparato un rapporto in tempi express», ha rammentato il presidente della Gestione, Sanvido. «Non nascondo un certo mal di pancia, non tanto per le opportunità che si aprono. Il problema sono i tempi. La Commissione non ha potuto analizzare e discutere il messaggio. Noi paghiamo l’intera totalità dell’affitto, e questo non fa dire un sì convinto», ha rimarcato Raide Bassi (UDC). «Avrebbe potuto essere un bel messaggio di sviluppo economico, ma i tempi hanno lasciato sbigottiti. Il Municipio ha in qualche modo voluto forzare la mano e questo nuovo modo di lavorare non lo condividiamo», ha rilevato il capogruppo del PS Carlo Zoppi. «Il nostro gruppo non si sente di appoggiare il messaggio». Anche per Tamara Merlo (Più Donne, contraria) «le tempistiche non sono adatte al lavoro in Commissione», mentre di «fretta fastidiosa» ha parlato Deborah Meili (Verdi). Nel ribadire la contrarietà al messaggio, l’esponente ecologista ha puntato il dito contro il settore della moda, ritenuto poco trasparente. «Parte dei vertici di Lifestyle sono legati a questo ambito». Ricordando il «caso Kering», Meili ha sottolineato «le conseguenza finanziarie negative per Comuni come Cadempino».
In sostegno del Municipio è arrivato l’intervento del capogruppo del PLR Rupen Nacaroglu: «Si può dare ragione a chi ha mal di pancia, ma treni del genere passano una volta sola e ad alta velocità. Il messaggio è stato trattato molto velocemente, ma d’altro canto queste opportunità vanno sfruttate, soprattutto vista la situazione attuale dove non c'è vero ricambio generazionale e le imprese giovani faticano ad insediarsi».
A queste critiche, l’Esecutivo ha risposto con un mea culpa, spiegando che l’accelerata è stata dettata dai rapporti con il Cantone. «Non c’è stata cattiva volontà da pare del Municipio», ha chiosato il sindaco Michele Foletti. «Cantone e Fondazione Agire ci hanno fatto impazzire per portare a casa questo progetto, ad esempio continuando a cambiare le condizioni. Con questa operazione portiamo vantaggio al territorio, invogliando i giovani a restare in Ticino».
«Mi associo al sindaco e mi scuso per i tempi stretti. Non volevamo mettere sotto pressione il Consiglio comunale; la tempistica è stata dettata da condizioni esterne», ha affermato Filippo Lombardi, municipale responsabile del dossier e rappresentante di Lugano nella Fondazione Agire. E, sì: a Lugano è tornata anche un po’ di «politica estera». «Si è trattato di costruire un mosaico con pezzi diversi, in parte federali (il finanziamento allo Swiss Innovation Park, ndr) e in parte cantonali. Bellinzona ha il suo centro di competenze. E Lugano? Ci siamo detti, teniamoci stretti almeno il Lifestyle Tech. E l’abbiamo fatto, ottenendo il riconoscimento di centro di competenza. Bocciando il messaggio, il centro resterebbe a Manno e in futuro potrebbe trasferirsi a Bellinzona».
Caro edificio, quanto mi costi
Un sofferto sì (o meglio, 38, a fronte di 2 no e 6 astensioni) è arrivato anche per il credito di 27,8 milioni per le nuove scuole in zona La Santa a Viganello. Il progetto, lo ricordiamo, non è mai stato contestato ma a far storcere il naso alla Commissione gestione e finanze è stato il lievitare dei costi e la scarsa comunicazione tra Esecutivo e Legislativo. E diversi interventi in sala – praticamente tutti – lo hanno ribadito. Nel messaggio sul concorso d’architettura si parlava di 18,5 milioni, mentre nella richiesta di credito per lo sviluppo del progetto il costo era lievitato a 24 milioni. Poi l’aumento finale a 27,8. Passiamo al secondo punto discusso. Nel rapporto (relatrice la liberale radicale Giovanna Viscardi), la Gestione aveva lamentato una «palese mancanza» di comunicazione tra i vari attori («Se ad ogni modifica l’Esecutivo avesse informato le commissioni, i lavori avrebbero potuto proseguire in maniera più fluida e trasparente»). Addirittura, ha sottolineato Michele Malfanti (Il Centro), «non è stato messo a disposizione del Consiglio comunale il verbale di un’audizione in Commissione del Municipio». Nel suo intervento la capodicastero Immobili, Cristina Zanini Barzaghi, ha contestato «affermazioni poco lusinghiere sui collaboratori del Dicastero» e ha affermato che «l’opera è importante e il piano finanziario è stato ritoccato perché il dilungarsi dell’esame da parte vostra ha creato incertezza. È vero, possiamo migliorare nella precisione dei preventivi». «La confusione non arriva dal Legislativo», ha seccamente replicato Viscardi prima di chiedere una sospensione per discuterne in gruppo. «Non stiamo facendo scuole a fantasia: la necessità c’è», ha provato a calmare gli animi il municipale Lorenzo Quadri.