Società

Uno spiraglio per il congedo parentale

Il Consiglio federale, un po’ in sordina, ha aperto alla possibilità di lasciare legiferare i Cantoni su questa materia – Finora tutto era bloccato a causa della mancanza di una base legale, ma ora la situazione potrebbe cambiare pure in Ticino, dove la misura era già stata accolta dal Gran Consiglio
©Fiorenzo Maffi

Nei prossimi mesi e anni qualcosa – ma il condizionale resta d’obbligo – potrebbe sbloccarsi, in Ticino come in Svizzera, sul fronte del congedo parentale. Un tema sempre più discusso che però, come vedremo, fino ad ora si era sempre incagliato di fronte alla mancanza di una base legale, sul piano federale, per introdurre tale novità. Ma ora, come detto, anche se in pochi se ne sono accorti, è arrivata una prima concreta apertura da parte del Consiglio federale che, appunto, in futuro potrebbe cambiare le cose.

Non nel privato

Per semplificare, prendiamo l’esempio ticinese. Facendo prima di tutto un passo indietro, al gennaio 2021. Momento in cui il Gran Consiglio diede luce verde all’introduzione, in Ticino, di un congedo parentale di due settimane. Un congedo, in questo caso, aggiuntivo rispetto a quelli di maternità e di paternità già esistenti sul piano federale (e quindi finanziati su base contributiva come per l’AVS). Sin da subito si era però capito che applicare tale novità non sarebbe stato facile. Anzi, per la verità quasi impossibile, perlomeno da un punto di vista giuridico. E questo, in estrema sintesi, poiché legiferare sui rapporti di lavoro di diritto privato, regolati dal Codice delle obbligazioni, è esclusiva competenza della Confederazione. In poche parole: i Cantoni non possono legiferare in materia. O meglio, potrebbero teoricamente farlo ma solo nel settore pubblico, non in quello privato.

O solo su base volontaria

Non a caso, anche il gruppo di lavoro istituito dal Consiglio di Stato dopo il voto del Gran Consiglio, nel 2023 è praticamente giunto alla stessa conclusione. A settembre dello scorso anno, il gruppo aveva infatti fatto sapere che, «dopo aver valutato approfonditamente la fattibilità giuridica di un congedo parentale a livello cantonale (...), i Cantoni non sono legittimati a introdurre un congedo parentale obbligatorio nelle relazioni di diritto privato, così come non possono prevedere un’assicurazione parentale per genitori finanziata sul modello federale dell’indennità per perdita di guadagno». Tuttavia, lo stesso gruppo proponeva anche, «in alternativa» e «per realizzare almeno parzialmente la volontà espressa dal Parlamento», di istituire «un sistema di indennizzo per la perdita di guadagno nei casi in cui il congedo parentale venisse concesso su base volontaria dai datori di lavoro». Indennità che «potrebbero essere finanziate attraverso il fondo volto a favorire la conciliabilità lavoro-famiglia, istituito nell’ambito della Riforma fiscale e sociale». Il Consiglio di Stato aveva dunque incaricato il gruppo di lavoro di approfondire tale possibilità. Nel frattempo, però, come si diceva all’inizio, qualcosa si è mosso sul fronte federale. Qualcosa che potrebbe, in futuro, cambiare le carte in tavola.

La novità

In un comunicato dello scorso 22 maggio, infatti, il Consiglio federale ha fatto sapere due cose rilevanti. Da una parte, confermando quanto scritto sopra, ha parzialmente negato la garanzia federale alla Costituzione cantonale ginevrina che conteneva, appunto, la novità del congedo parentale cantonale accolto dai cittadini nel giugno del 2023 (la proposta prevedeva di completare le 16 settimane del congedo maternità con altre otto a favore del secondo genitore; per il Consiglio federale, però, non erano in regola le modalità di finanziamento previste). Essenzialmente, anche in questo caso il Consiglio federale ha confermato che «per il momento, il Canton Ginevra non potrà introdurre un’assicurazione parentale» poiché «una disposizione di questo tenore (…) non è compatibile con il diritto federale vigente». Dall’altra parte – ed è questo l’aspetto che interessa anche il Ticino –, ha però pure fatto sapere di aver recentemente «proposto una modifica di legge che permetterebbe ai Cantoni di introdurre in futuro un’assicurazione parentale generale». Insomma, da parte del Governo federale c’è stata una prima importante apertura su questo fronte. Nel dettaglio, il Governo ha avviato una «consultazione su una pertinente modifica della legge sulle indennità di perdita di guadagno (LIPG)». La consultazione, conclusasi lo scorso 12 aprile, contiene infatti un nuovo articolo della LIPG (il 16m bis), il quale prevede che «i Cantoni possono prevedere un’indennità per l’altro genitore più elevata o di durata maggiore e prelevare contributi specifici per il suo finanziamento». Ora, va da sé, dopo la consultazione il Consiglio federale dovrà licenziare un messaggio in tal senso e, infine, toccherà alle Camere federali dare il via libera a questa possibilità. Dopodiché, se tutto andrà liscio, i Cantoni potranno iniziare a legiferare in tal senso.

Non a caso, anche il direttore del Dipartimento sanità e socialità (DSS), Raffaele De Rosa, ne aveva parlato qualche settimana fa in Gran Consiglio. In quell’occasione, il plenum aveva discusso (e approvato a larga maggioranza) un’iniziativa cantonale promossa dai giovani del Centro, presentata nel frattempo anche in altri Cantoni, per chiedere alle Camere federali di elaborare un progetto di legge con un congedo parentale di almeno 20 settimane, in cui la quota fissa della madre deve essere di almeno 14 settimane, come la situazione attuale, mentre la quota fissa del padre deve rappresentare almeno il 20% del congedo parentale totale». Ora, come si diceva, in quell’occasione De Rosa aveva anch’egli ricordato la novità introdotta dal Consiglio federale, spiegando in primis che la decisione di non dare la garanzia federale alla Costituzione ginevrina «ha confermato la bontà degli approfondimenti del gruppo di lavoro». Gruppo che, aveva precisato, «dovrà inoltre tenere in considerazione l’eventuale adozione da parte del Parlamento federale della proposta di modifica della legge federale sull’IPG», che ha lo scopo di «consentire ai singoli Cantoni di finalmente procedere e legiferare in materia di congedo parentale». «Una soluzione condivisa a livello federale – aveva aggiunto – sarebbe auspicabile» poiché permetterebbe di «evitare soluzioni diversificate tra i vari Cantoni», specialmente «in un mercato del lavoro sempre più interconnesso».

Dando seguito a questa valutazione, il Consiglio di Stato in giugno ha quindi formalmente sospeso gli approfondimenti del gruppo di lavoro, informando anche la Commissione della Gestione, in attesa dell’evoluzione del diritto federale. Non è un caso, a tal proposito (come spieghiamo nell’articolo qui sotto), che sul piano federale vi siano ancora diverse proposte per una soluzione nazionale al tema del congedo parentale.

L’auspicio di molti: un’unica soluzione nazionale

Oggi come oggi, a livello federale il congedo di maternità è pari a 14 settimane, mentre per i neo-papà corrisponde a dieci giorni. Per il congedo parentale, invece, non ci sono soluzioni sul piano nazionale. Una proposta in tal senso è però stata avanzata a febbraio 2023 dalla Commissione federale per le questioni familiari (COFF), un organo extra-parlamentare e di natura consultiva (può solo fare raccomandazioni e non ha influenza politica diretta sulle scelte del Parlamento).

Per gli esperti della Commissione, che propone un congedo di 38 settimane, le madri dovrebbero poter beneficiare di un totale tra 16 e 23 settimane, mentre i padri tra 15 e 22 settimane. L’introduzione di un simile congedo, in realtà, era già stata proposta per la prima volta nel 2010. Oggi, però, a 14 anni di distanza la situazione non è cambiata di molto.

Ci sono state varie proposte a livello cantonale (come Ginevra e Ticino, ma in passato ci hanno provato anche Berna, Zurigo, Turgovia e Vaud), ma al posto di 26 soluzioni cantonali, da più parti giunge la richiesta di trovare un’unica soluzione a livello nazionale. Anche per questo motivo, la responsabile della segreteria della Commissione extra-parlamentare, Nadine Hoch, da noi contattata spiega che la COFF auspica il lancio di «un’iniziativa popolare di ampio respiro che potrebbe essere lanciata nel 2024 o nel 2025», pur sapendo che per una nuova legge a livello nazionale serviranno tra 5 e 10 anni. Per la Commissione, le 38 settimane proposte andrebbero prese nei primi 18 mesi di vita del figlio. Oltre a ciò, «come già previsto, il congedo parentale dovrebbe essere finanziato tramite contributi paritetici dei datori di lavoro e dei salariati». Ma ciò, come prevedibile, non sarà facile da attuare. Ancora Hoch: «La questione del finanziamento sarà centrale e non semplice da dirimere, tanto più che il sì alla 13. AVS potrebbe già comportare un onere maggiore per i datori di lavoro e i congedi legati alla nascita di un figlio sono già oggi finanziati dal sistema di compensazione del reddito (le indennità perdita di guadagno, ndr), ovvero dai contributi del datore e del dipendente». Insomma, per Hoch la questione del finanziamento sarà «difficile da risolvere, specialmente nell’attuale contesto politico». Ecco perché «sarà necessario anche mostrare varianti alternative», tramite un aumento delle tasse, dell’IVA, e così via.

L’iniziativa popolare, tuttavia, non è l’unica via percorribile. «È anche possibile – chiosa Hoch – che la Svizzera intraprenda la strada dei piccoli passi, vale a dire in primo luogo con il prolungamento del congedo di paternità di 4-8 settimane».

A spingere nella direzione di una soluzione nazionale, va detto, è anche una parte della politica. In Ticino si sono ad esempio attivati i Giovani del Centro tramite un’iniziativa cantonale recentemente approvata dal Gran Consiglio (si veda l’articolo qui sopra). Ma non solo. Solo poche settimane fa la presidente dei Verdi, Lisa Mazzone, in un’intervista alla NZZ ha annunciato che nei prossimi mesi, come auspicato dalla COFF, verrà lanciata un’iniziativa popolare per un congedo parentale di 30 settimane a livello nazionale. Il comitato, che oltre ai Verdi è composto da un’ampia alleanza, vorrebbe un congedo «esteso e paritario»: i padri – con almeno 14 settimane di congedo – contribuirebbero così in modo determinante alla custodia del neonato e sosterrebbero pure la partecipazione delle madri al mercato del lavoro.

Per quanto riguarda il finanziamento, Mazzone non si è sbilanciata su una stima dei costi, ma ritiene che il congedo debba essere finanziato attraverso una percentuale dello stipendio. In questo modo, non solo le grandi aziende, ma anche le PMI potranno offrire ai propri collaboratori questa possibilità. Il modello elaborato dalla COFF, con la sua proposta di 38 settimane, stima costi totali tra 2,4 e 2,7 miliardi di franchi, a seconda di quante settimane vengano usufruite.

Correlati
Fortune alterne alle urne per il congedo parentale
A Ginevra sì a un’iniziativa popolare che prevede complessivamente 24 settimane di pausa dal lavoro per i due genitori – Chiaro no a Berna per una proposta più radicale del PS – Sull’applicazione al momento c’è incertezza giuridica: in dubbio la conformità con il diritto federale