Il caso

Tra Leventina e Lavizzara, la funivia che già divide

La prima firma della Gestione al collegamento delle due valli sopracenerine crea polemiche: «È ora di rilanciare questa regione periferica, speriamo in un primo viaggio tra qualche anno, nel 2030» - Ma c’è chi replica: «Un’opera inutile, sarà usata da pochi turisti, servono ben altre idee e noi le abbiamo»
Una panoramica di Fusio, in Vallemaggia, che in futuro potrebbe avere un collegamento con la Leventina; in primo piano, Aron Piezzi, 47.enne di Maggia oggi granconsigliere e docente di scuola elementare, è stato a lungo sindaco del capoluogo, dal 2010 e fino al 2021
Jona Mantovan
31.05.2024 06:00

Sono passati poco meno di dieci minuti e la partenza da Fusio, avvenuta senza intoppi, è un ricordo che sbiadisce nel panorama mozzafiato delle Alpi. La cabina, nuova di zecca, sale silenziosa su un paesaggio alieno. Poi, un lieve rumore: superato il pilone sulla cima, a 2.500 metri. Ed ecco che di fronte si apre la Leventina, mentre il lago del Sambuco-con la sua diga-sta per svanire dalla vista, inghiottito dal pizzo Massari. Ambrì, la destinazione prima invisibile, si fa sempre più grande e vicina, mentre a bordo serpeggiano emozionati gridolini di esclamazione, accompagnati da scatti e autoscatti realizzati con i cellulari.

Un sogno o un incubo

Potrebbe essere questa, a grandi linee, la cronaca di un primo viaggio sulla funivia che collega la Val Lavizzara, l’omonimo comune in cima al distretto della Vallemaggia, con quello di Quinto, più conosciuto con il nome delle frazioni della popolare squadra di disco su ghiaccio sopracenerina, i celebri «biancoblu». Martedì, con la firma della commissione della Gestione del Gran consiglio, c’è stato infatti un primo passo in questa direzione: il documento chiede al Parlamento di votare un credito di 800.000 franchi per l’elaborazione di un progetto di massima.

Un «primo pilone» che però non mette d’accordo tutti. Il sogno, per alcuni, è in realtà un incubo. «È un’occasione per rilanciare una regione periferica in difficoltà, un nuovo mezzo di trasporto pubblico che può gettare le basi per sinergie costruttive nell’Alto Ticino», spiega al Corriere del Ticino una voce favorevole, quella di Aron Piezzi. Il 47.enne di Maggia, oggi granconsigliere e docente di scuola elementare, è stato a lungo sindaco del capoluogo, dal 2010 e fino al 2021. Nello stesso periodo, ha ricoperto anche il ruolo di vicepresidente dell’Associazione dei Comuni valmaggesi. «Per una volta, viviamo il viaggio nelle valli non solo sull’asse verticale, ma anche su quello orizzontale. Un modo diverso di vedere le cose che potrà diventare fonte di stimoli. Sono fiducioso del fatto che, nel giro di cinque o sei anni, sarà già possibile vivere l’emozione del primo viaggio».

Toni nettamente contrastanti, invece, da Lauro Rotanzi, che giudica il progetto come «inutile, scellerato. Sarà un’opera usata da pochi turisti e solo per quei tre-quattro mesi estivi all’anno».

Una lunghezza di poco più di 8 chilometri, per un tempo di percorrenza di circa 18 minuti
Una lunghezza di poco più di 8 chilometri, per un tempo di percorrenza di circa 18 minuti

Visioni diverse

Il settantenne, pensionato, si esprime a titolo personale, anche se ricopre una carica pubblica nell’Esecutivo della Lavizzara. La firma del rapporto, insomma, proprio non gli va giù. «Non è che con questo fantomatico “mezzo di trasporto pubblico” si risolve il problema dello spopolamento. Servono altre idee, e noi le abbiamo». A suo modo di vedere, i contrari-non solo nella valle, ma anche «in tutto il Ticino»-sono parecchi. «Se ci dovesse essere una votazione, stimo che almeno il 70% la respingerà. Ma, intanto, questi primi 800.000 franchi solo per lo studio di massima li considero già persi. È sicuro che nessuno si opporrà a questo credito. Una musica differente, però, suonerà dal momento in cui si dovrà entrare in materia».

Investimento di 33 milioni

Alla domanda su cosa occorra davvero alla regione, Rotanzi ha già in testa una soluzione: «È una cantilena che porto avanti da anni. Avrei preferito che con i soldi pubblici si creasse un fondo annuo di mezzo milione per istituire un gruppo di selvicoltori sul territorio, che mantengano il territorio integro, vivibile per la cittadinanza, ma anche per i molti turisti che trascorrono un soggiorno sulle montagne. Ecco, io avrei visto meglio una soluzione del genere, piuttosto che una teleferica inutile». Secondo il nostro interlocutore, questa visione, in contrapposizione ai 33 milioni di franchi dell’investimento per la realizzazione dell’impianto, porterebbe almeno cinque nuclei familiari a vivere stabilmente nella regione oltre a rendere attrattivo il territorio.

«Ultima possibilità»

Un’idea agli antipodi di Rotanzi, invece, è quella del sindaco (dal 2016) del Comune di Lavizzara, Gabriele Dazio. Il 51.enne, come Piezzi, vede di buon occhio questa grande opera. «Di più», afferma convinto raggiunto al telefono: «Rappresenta l’ultima occasione per salvaguardare il Comune e affinché delle nuove famiglie decidano di trasferirsi qui, dove fra l’altro la natura offre un ambiente spettacolare. La firma del rapporto è un segnale importante della politica nei nostri confronti. La strada è ancora lunga, ma è una boccata d’ossigeno. E dovremo essere bravi e abili nel costruire un “contorno” di iniziative che diano ancora più senso a questo nuovo collegamento», conclude.

Correlati