Poteva guardare tutti dall'alto, invece il Lugano vede le stelle
No, non ha fatto male al cuore come il rigore sparato alle stelle da Jonathan Sabbatini, il 2 giugno scorso, nella tremenda finale di Coppa Svizzera persa contro il Servette. La palla che Shkelqim Vladi ha spedito in curva - l’altra curva del Wankdorf - ha tuttavia piegato ancora in due il Lugano, come un pugno allo stomaco quando si vorrebbe solo urlare di gioia. L’attaccante bianconero, questa volta, ha tradito allo scadere, permettendo allo Young Boys di rialzare la testa e impedendo alla sua squadra di cogliere un pareggio per certi versi insperato. E così, a tre giorni dalla lezione subita dal TSC Backa Topola in Conference League, la squadra di Mattia Croci-Torti è caduta di nuovo, incassando per la prima volta in stagione due sconfitte consecutive. Non solo. Perdendo 2-1 a Berna, i ticinesi hanno altresì fallito l’operazione primato in solitaria.
Attacchi impari
Al netto della clamorosa occasione sprecata nel finale, il Lugano è stato battuto con merito dai gialloneri. Gialloneri maltrattati a Cornaredo solo due settimane fa e orfani di alcuni pezzi da novanta. «Ma l’YB rimane una formazione nettamente più forte di noi, sul piano fisico e negli uno contro uno» osserva l’allenatore dei bianconeri Mattia Croci-Torti. «Le ripartenze di Elia e Virginius ci hanno messo più volte in difficoltà. La sosta sarà benvenuta per lavorare, e soprattutto per recuperare energie e lucidità. Anche se a non farci conquistare un punto prezioso è stato un dettaglio». Più di uno, invero. Come suggerito dallo stesso Crus, in termini di incisività e risorse offensive lo Young Boys ha illuminato l’assenza di Aliseda e oscurato il terzetto composto da Steffen, Bottani e Przybylko. Un terzetto impalpabile. Il centravanti polacco ha litigato per un’ora con le intenzioni dei compagni. Renato, e ci arriviamo, non è invece riuscito ad assumersi importanti responsabilità. Il numero 10, da parte sua, ha macchiato un’altra prova mediocre con la leggerezza da cui è nato l’1-0 di Itten. Ecco, per quanto concerne la titolarizzazione del «Pibe» e pure di Hajdari - entrambi nel pallone in Serbia - vien da chiedersi che cosa ricercasse il tecnico momò. Una reazione d’orgoglio? «Da allenatore dell’FC Lugano non ho mai punito nessuno per una prestazione infelice. Anzi. Credo che sia Hajdari, sia Bottani, abbiano dimostrato di volersi riscattare». Già. A riuscirci, però, è stato solo il difensore. «È un momento difficile» ha per contro riconosciuto il capitano bianconero.
Bottani: «Momento difficile»
Nella pancia del Wankdorf, Bottani si è espresso in modo sincero. Sul match e sulla situazione personale. «Mi sento un po’ giù, sia in partita, sia al di fuori del campo» ammette il giocatore ticinese. «Ho l’impressione che mi remi quasi tutto contro. Detto ciò, non è il primo momento complicato che vivo in carriera. E, come sempre, non intendo mollare». Anche il Lugano ha in parte mollato al tramonto di un mese vissuto a mille all’ora. «Non deve essere un alibi, ma la lunga trasferta in Serbia ha lasciato qualche scoria sul gruppo» indica Bottani. «Abbiamo disputato una partita discreta, reagendo e rientrando in partita. Il Wankdorf, ad ogni modo, rimane un campo difficile e l’YB una formazione di tutto rispetto».
Ecco, a proposito di strascichi e rispetto. I bianconeri si sono presentati nella capitale sulla scia delle pungenti dichiarazioni rilasciate da Amir Saipi. «Alcuni compagni erano in vacanza» aveva affermato il portiere dopo l’ultima batosta in Conference League. «Ne abbiamo discusso all’interno e non c’è nessun caso» precisa Bottani. «Semplicemente, a volte, davanti alle telecamere serve un pizzico di furbizia in più. Amir non parla perfettamente italiano e - con termini sbagliati - ha espresso un concetto corretto. L’atteggiamento era stato insufficiente. Solo che avremmo dovuto gestire la questione in spogliatoio, come avevamo fatto dopo la sconfitta a Yverdon». Tutto molto bello. E condivisibile. Peccato che a ricascarci, oggi, sia stato Steffen. Ci si è chiesti come mai, sul dischetto, al 92’, non si sia presentato proprio lui, bianconero in quel frangente con la fascia al braccio. Leader. Più vero che presunto. Ebbene, il diretto interessato ha detto la sua ai microfoni di Blue. «Se l'allenatore dice che deve tirare Vladi, io non vado a dire all'allenatore che devo calciare io. Non è una cosa che mi riguarda. Detto ciò, tutti sanno che mi sarei presentato sul dischetto, ma se in panchina ci sono altri piani, okay, non c’è problema. Chi vuole prendersi la responsabilità, che lo faccia. Queste occasioni, però, bisogna sfruttarle, cosa che purtroppo non è avvenuta. E non voglio aggiungere altro». Insomma, altre parole spigolose. Altre parole in cui il Crus non si è ritrovato pienamente. «Quando è titolare, Vladi è il nostro rigorista insieme a Grgic. In alternativa lo sono Anto e Przybylko. Che cosa ha detto Steffen a Vladi prima dell’esecuzione? Credo volesse togliergli un po’ di pressione». Non è andata esattamente così. Perché invece di guardare tutti dall’alto, il Lugano si è ritrovato a osservare un altro pallone sparato alle stelle.