Vela

Ecco come potrebbe essere la prossima edizione dell'America's Cup

Dopo la fresca vittoria, la terza consecutiva, di Team New Zealand trapelano le prime indiscrezioni sulla 38. edizione della competizione velistica più importante al mondo – Intanto Ineos Britannia ha ufficialmente lanciato la sfida ai Kiwis e sarà ancora «challenger of record»
Team New Zealand e Ineos Britannia saranno ancora fianco a fianco nello stabilire il regolamento dell'America's Cup. © Bernat Armangue
Red. Online
20.10.2024 18:45

«Il Royal New Zealand Yacht Squadron ha accettato la sfida che gli abbiamo lanciato per la 38. edizione dell'America's Cup». Parole, queste riportate da Sail-World, di Bertie Bicket, direttore del Royal Yacht Squadron Ltd, lo yacht club che sta dietro a Ineos Britannia. Neanche il tempo di archiviare la 37. edizione della competizione velistica più importante al mondo, vinta per la terza volta consecutiva da Team New Zealand, che già si pensa alla 38. Gli inglesi saranno così nuovamente «challenger of record», termine che identifica la prima squadra che lancia la sfida ai detentori del trofeo, e avranno voce in capitolo riguardo alle regole, stabilite sostanzialmente dai kiwis, della prossima edizione di America's Cup. La sfida da parte dei britannici sarebbe stata lanciata non appena i neozelandesi hanno tagliato il traguardo della regata finale di ieri.

«Negli ultimi tre anni e mezzo abbiamo avuto un ottimo rapporto con Emirates Team New Zealand e con il Royal New Zealand Yacht Squadron: abbiamo perciò ritenuto di poter lavorare insieme in futuro», ha detto Bicket.

Lanciata la sfida a New Zealand, si è quindi iniziato a delineare il futuro della competizione. «Abbiamo idee su ulteriori sviluppi all'interno della coppa» ha preannunciato il direttore del Royal Yacht Squadron. Bicket ha quindi precisato che sarebbe sua intenzione mantenere la Women's America's Cup così come la Youth America's Cup. Ha quindi abbordato una questione nell'aria già da qualche tempo: ovvero la possibilità che a contendersi il trofeo più antico del mondo siano equipaggi misti, ovvero composti sia da uomini che da donne. «Non è affatto un obiettivo fuori portata», ha detto Bicket.

Sir Jim Ratcliffe, finanziatore di Britannia, ha intanto confermato l'impegno finanziario della propria azienda, la Ineos, nei confronti dello yacht club inglese. «Dobbiamo riprovare ha riportare l'America's Cup nel Regno Unito», ha detto.

Sul fronte italiano, invece, pare che l'equipaggio che affronterà la prossima edizione della competizione velistica più importante al mondo sarà rivoluzionato, almeno per quanto riguarda i timonieri. Al posto di Jimmy Spithill e Francesco Bruni, spiega Repubblica, dovrebbero infatti arrivare il bi-campione olimpico Ruggiero Tita e il 20.enne prodigio Marco Gradoni.

Troppe concessioni fatte ai neozelandesi?

Ma quando vedrà la luce il nuovo regolamento della competizione? «Abbiamo molti obiettivi comuni su cui vogliamo lavorare insieme e speriamo, nei prossimi mesi, di produrre un nuovo Protocollo» ha dichiarato il direttore del Royal Yacht Squadron.

Sullo sfondo del regolamento ci sono poi alcuni malumori sorti dopo che, per l'edizione appena conclusasi, Britannia avrebbe fatto troppe concessioni a Team New Zealand. A non piacere sono state in particolare due cose. Innanzitutto, alcuni non hanno apprezzato che alla squadra oceanica sia stato permesso di gareggiare con le altre imbarcazioni durante il round robin della Louis Vuitton Cup (il torneo che determina quale sarà l'imbarcazione che proverà a strappare l'America's Cup dalle mani del detentore). Così facendo, infatti, New Zealand ha potuto confrontarsi con le altre imbarcazioni e studiarle. Ha inoltre potuto prendere confidenza con il mare di Barcellona e le sue condizioni di regata. Non è poi piaciuto che il software per muovere gli arm, le braccia, delle imbarcazioni fosse progettato dai neozelandesi e da essi fornito alle altre squadre. Eliminare questi due privilegi permetterebbe agli altri team di avvicinarsi sensibilmente ai detentori del trofeo.

Beninteso, Team New Zealand partirà sempre da una posizione di vantaggio. Già, perché il potere contrattuale del «challenger of record» nello stabilire il regolamento è limitato. Saranno inoltre i neozelandesi a scegliere il tipo di imbarcazione che verrà utilizzato per disputare la 38. edizione della competizione velistica più importante al mondo. Questo significa che, al momento in cui renderanno pubblica la propria decisione, avranno già iniziato a lavorare allo sviluppo della propria barca e quindi potranno godere di un vantaggio nei confronti degli sfidanti che avranno meno tempo per sviluppare le proprie imbarcazioni. Al riguardo, Luna Rossa ha affermato, secondo quanto riporta Repubblica, di aver sofferto queste condizioni di pre-partenza, quantificate in un anno di svantaggio.

Se la competizione dovesse svolgersi sull'arco di più mesi, come è molto probabile che accadrà, Team New Zealand, sapendo quando comincerà a regatare per difendere il proprio titolo, potrà inoltre sviluppare una barca che si adatterà perfettamente alle condizioni metereologiche che troverà in quel momento. Le sfidanti, invece, dovendo gareggiare su più mesi e quindi in condizioni mutevoli, saranno costrette a realizzare imbarcazioni capaci di adattarsi a qualsiasi condizione e per questo non studiate per essere perfettamente adatte alla situazione di vento e corrente che troveranno in finale.

Negli ultimi mesi è anche stata avanzata, da parte neozelandese, l'ipotesi di mettere un tetto massimo al budget delle squadre. Già, perché tra i team con meno risorse economiche, i kiwis non hanno preso bene i soldi spesi da alcune concorrenti. A finire nel mirino di Grant Dalton, il potente chief executive degli oceanici, era stata in particolare Alinghi, rea di avere disponibilità spropositate. «Direi che il budget di Alinghi Red Bull Racing è astronomico. Non è il nostro perché siamo solo il Team New Zealand, ma non può essere nemmeno il loro perché è semplicemente stupido», aveva affermato Dalton.

Fuori i francesi e dentro gli svedesi? E gli americani?

Una questione fondamentale è poi capire quando si disputerà la prossima America's Cup. Tra due o tre anni? Nel primo caso è difficile che alle squadre già viste all'opera a Barcellona se ne aggiungano altre. Nel secondo caso, invece, non sono escluse «new entry» in quanto gli eventuali nuovi team avrebbero il tempo necessario per sviluppare la propria imbarcazione.

A fare ritorno nel circuito dell'America's Cup potrebbero essere gli svedesi di Artemis, già presenti nelle edizioni del 2013 e del 2017. Questo almeno secondo quanto riporta il Giornale della vela. Il team manager degli scandinavi dovrebbe essere il britannico Iain Percy, mentre poco si di un eventuale equipaggio.

Bene, ma allora chi sarà a cercare di strappare la coppa dalle mani di Team New Zealand? Quasi sicuramente ci sarà la nostra Alinghi Red Bull Racing così come gli italiani di Luna Rossa Prada Pirelli. La presenza degli statunitensi di American Magic probabilmente dipenderà dalla location scelta per ospitare la prossima edizione dell'America's Cup. Se, infatti, la 38.edizione della competizione velistica più importante al mondo dovesse andare in scena in un Paese degli Emirati, come è stato ventilato, gli statunitensi potrebbero decidere di non salpare per la nuova avventura. Ricordiamo infatti che lo yacht club newyorkese aveva mal digerito la scelta di Jeddah per la tappa delle preliminari. Barcellona, dal canto suo, vorrebbe ricandidarsi come città ospitante. Alcuni, infine, parlano di Auckland.

In caso si rimanesse a Barcellona, non va poi escluso l'arrivo, secondo il Giornale della vela, di una squadra spagnola all'interno del circuito.

Punto interrogativo, infine, per i francesi di Orient Express che si sono comunque detti interessati a proseguire la propria avventura in America's Cup.

Vediamo allora di capire che forma potrebbe assumere la 38. edizione della competizione velistica più prestigiosa al mondo. Come spiega il Giornale della vela, nella ipotesi più rosea si andrebbe incontro a una coppa con otto team: il defender neozelandese, più Alinghi, Luna Rossa, Britannia, Orient Express, American Magic, il team spagnolo e quello svedese. L’ipotesi più realistica è invece che, defender a parte, gli sfidanti saranno al massimo sei, o cinque come in quest’edizione, magari con l’uscita di Orient Express e l’ingresso di Artemis.

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