Team New Zealand non ci sta: «Siamo venuti incontro alle richieste di Alinghi»

Dopo il colpo di scena di ieri, quando Alinghi Red Bull Racing ha fatto sapere di non voler partecipare alla prossima America's Cup a causa di grandi divergenze con Team New Zealand riguardo alla forma futura della competizione velistica più importante al mondo, non ha tardato ad arrivare la replica dei Kiwi, affidata a una nota inviata al sito web neozelandese Stuff.
Una presa di posizione, quella di Team New Zealand, che farà certamente discutere visto che si apre con una frecciatina alla squadra elvetica o, meglio, alle sue deludenti prestazioni nel corso dell'ultima edizione dell'America's Cup. «La notizia riguardo al ritiro di Alinghi Red Bull Racing è sorprendente, nonostante fosse piuttosto ovvio da tempo che stessero faticando a riprendersi dalla prestazione deludente di Barcellona dello scorso ottobre e a crearsi un'opportunità di poter vincere "in acqua" la 38.edizione della competizione».
Dopo il preambolo, quindi, Team New Zealand replica puntualmente alle critiche mosse nei suoi confronti dalla squadra rossocrociata. Innanzitutto, gli oceanici precisano di essersi impegnati attivamente nella ricerca di un accordo che garantisse una manifestazione più aperta ed inclusiva per il futuro. Chiarito questo aspetto generale, i Kiwi si concentrano poi sul caso dell'imbarcazione elvetica. «Ci sono state persino concessioni specifiche nella bozza di Protocollo su richiesta di Alinghi che sono state accolte, come l’allentamento della regola sulla nazionalità (secondo cui tutti i membri dell'equipaggio devono avere la stessa nazionalità della bandiera dell'imbarcazione, ndr.) per consentire a due stranieri di aiutarli a rafforzare il loro talento velico a bordo, nonché l’istituzione di gruppi di lavoro composti da rappresentanti di tutti i team per discutere del formato delle gare e di iniziative legate alla trasmissione televisiva dell'evento».
Che cosa denunciava Alinghi?
Detto delle risposte alle rimostranze di Alinghi, ricordiamo allora che cosa domandava la squadra elvetica. «Abbiamo chiesto al defender più trasparenza, più impegno nei confronti dell'evento e di creare nuove opportunità che permettessero alle squadre e alla competizione di rimanere il punto di riferimento nel mondo della vela», aveva fatto sapere il board di Alinghi Red Bull Racing. «Tutti insieme avremmo così potuto proporre una manifestazione commercialmente solida e fattibile capace di attirare televisioni, spettatori e sponsor».
I battibecchi precedenti tra le due squadre
Questo tra Alinghi e Team New Zealand è comunque solo l'ultimo di una serie di battibecchi. Il primo a partire all'attacco era stato, durante l'ultima edizione della competizione velistica più importante al mondo, Grant Dalton, il potente chief executive della squadra oceanica. Delineando i contorni che avrebbe potuto avere la 38.edizione dell'America's Cup in caso Team New Zealand fosse riuscito a difendere il trofeo, Dalton aveva dichiarato che «il budget di Alinghi Red Bull Racing è astronomico. Non è il nostro perché siamo solo il Team New Zealand, ma non può essere nemmeno il loro perché è semplicemente stupido». Proprio per questa ragione, Dalton era intenzionato a mettere un tetto massimo ai budget delle squadre partecipanti alla manifestazione.
Malumore c'era però anche in casa elvetica, come spiega Le Temps che per primo ha dato l'annuncio che l'imbarcazione che fa capo alla Société nautique de Genève non avrebbe partecipato alla 38. edizione della Coppa America. A detta di Alinghi, infatti, l'ultima edizione della competizione era stata mal organizzata e aveva faticato a suscitare interesse al di fuori della cerchia ristretta degli appassionati di vela. Critiche non erano mancate neppure per Dalton, reo di essere interessato solo ai soldi e al modo di favorire la vittoria di Team New Zealand.