Il punto

Aggregazioni nel Locarnese: accelera lo scenario «Urbano»

I Comuni hanno ancora poche ore per far sapere agli Enti locali l’eventuale «visione» a cui intendono aderire - Quella denominata «Piano», con al centro Gordola, sta perdendo trazione: «Ma c’è ancora tempo, tutto può cambiare in fretta»
I confini istituzionali non sono nemmeno visibili e anche i problemi li superano facilmente; nell'adesivo in primo piano, Marzio Della Santa, capo della Sezione Enti locali, 58 anni
Jona Mantovan
21.01.2025 06:00

La sabbia nella clessidra scorre inesorabile. Mancano ancora poche ore e, alla fine del mese, si saprà il destino del grande cantiere delle aggregazioni a Locarno e dintorni. Molti Comuni che avevano partecipato alle due serate introduttive dov’erano mostrati i futuribili comparti hanno già risposto. Una visione, tuttavia, sta prendendo velocità verso il traguardo: quella intitolata «Urbano» (la Città con Losone, Orselina, Minusio e Brione) mentre perde trazione quella denominata «Piano» (Gordola, Lavertezzo, Cugnasco-Gerra e Tenero-Contra). «Ma c’è ancora tempo, tutto può cambiare in fretta», afferma al Corriere del Ticino Marzio Della Santacapo della sezione degli Enti locali del Dipartimento istituzioni.

Una strada ancora lunga

Certo, anche a quel punto i giochi non saranno fatti. La strada sarà ancora lunga. Ma la decisione formale - una risoluzione municipale in sostanza, nella quale si esprime un eventuale interesse nel partecipare allo studio di opportunità o, in alternativa, rifiutare di percorrere questa strada - perlomeno sarà data. «Se tutto andrà bene, si cercherà di capire se ci siano le premesse strutturali sui vari piani (comunitario, democratico, politico, di servizi...) per poter costituire un comune funzionale».

Naufragate varie idee che coinvolgevano Terre di Pedemonte, Gambarogno e pure Cadenazzo
Marzio Della Santa, capo della Sezione Enti locali, 59 anni

A un certo punto, Terre di Pedemonte (fra l’altro «frutto» degli ex Tegna, Verscio e Cavigliano) sembrava un potenziale interessato ad aggiungersi alla Città, invitato dal «vicino» sulla sponda destra della Maggia, anche se l’idea nel frattempo è... naufragata: si torna così alla versione originale della ricetta. Stesso discorso per Cadenazzo e Gambarogno: i due confinanti ventilavano una fusione con l’altro scenario, sulla Piana, salvo poi ritirarsi.

Lavertezzo e la «Regina»

In ballo potrebbe ancora esserci un certo avvicinamento di entrambi a Sant’Antonino. Cosa che comporterebbe il loro cambio di distretto, un evento unico sotto il profilo politico. E poi c’è Lavertezzo. All’indomani delle elezioni di aprile, il Municipio era passato da una compagine che aveva avviato un matrimonio con la «Regina del Verbano» a una lista dalle idee opposte.

Serve un polo forte

«Ma il progetto è ancora in corso e questo scenario aggregativo con Locarno resta valido», ribadisce il nostro interlocutore. «Soltanto una volta sciolto il progetto, potrà cambiare strada e unirsi con Gordola. Il discorso è ancora possibile, insomma. Lo scopriremo a tempo debito». Certo è che, qualsiasi cosa il «piccolo» (meno di un chilometro quadrato per 1.200 abitanti) farà, non andrà a intaccare i grandi lavori in corso sulla parte urbana. «No, anche perché non è nemmeno considerato in quello scenario».

Nessuna di queste realtà è in uno stato necessità. D’altronde, il 58.enne conclude come il Locarnese debba avere «un polo forte, affinché possa partecipare con più peso ai dibattiti a livello cantonale».

Per cittadinanza e aziende

«In un contesto urbanizzato, i problemi non si fermano ai confini istituzionali, tra l’altro neanche visibili. Gli scenari che proponiamo per i futuri nuovi Comuni rispondono a questo bisogno. Se dovessero realizzarsi, la cittadinanza e le aziende ne trarrebbero vantaggi».

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