Venezia

Fermi tutti: Palazzo Trevisan non si vende

Per la Confederazione «la variante di vendita non entra in linea di conto» – È quanto si può leggere in un rapporto di cui è entrato in possesso il «Blick»
Red. Online
20.04.2025 20:00

Fermi tutti, Palazzo Trevisan a Venezia non si vende più! Parola della Confederazione. È quanto riporta il Blick, venuto in possesso di un rapporto sul tema. Vediamo allora di fare chiarezza e di capire che cosa ci potrebbe essere nel futuro dell'immobile.

Le origini del problema

Iniziamo ricostruendo la vicenda che da qualche mese ormai vede al centro l'edificio veneziano. Lo scorso luglio era stata ventilata la possibilità di vendere Palazzo Trevisan, sede del consolato svizzero di Venezia e della fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia «a causa delle necessarie misure di austerità che la Confederazione sta portando avanti». Misure che hanno portato «Pro Helvetia a decidere di limitare le sue attività in loco a partire dal 2025 e di concluderle interamente nel 2026. Ciò significa che da quel momento in poi non ci saranno più offerte di residenza né programmi artistici».

La decisione era poi stata confermata direttamente dai vertici di Pro Helvetia al SonntagsBlick, che per primo aveva riportato la notizia. Da noi interpellata, Pro Helvetia aveva detto che «nell’ambito della revisione del budget 2023, il Consiglio federale ha effettuato tagli lineari del 2% delle uscite che presentano un debole grado di vincolo. Tra i settori toccati c’è la cultura. Inoltre, il quadro finanziario del Messaggio sulla cultura 2025-28 è stato ridotto rispetto al piano originale, il che richiederà una compensazione interna». In questo contesto, la direzione e il Consiglio di fondazione di Pro Helvetia «hanno dovuto adottare misure di riduzione dei costi e stabilire delle priorità». Tra le altre cose, la fondazione ha deciso di interrompere le attività di residenza e di programma a Palazzo Trevisan a partire dal 2026. Pro Helvetia aveva poi colto l'occasione per ribadire di non essere proprietaria di alcun immobile, neppure a Venezia. «Il piano nobile di Palazzo Trevisan è di proprietà della Confederazione e gestito dall’Ufficio federale delle costruzioni e della logistica». La fondazione «non è a conoscenza di alcun progetto di vendita».

Tutti in coro: «Non vendete quel palazzo»

Di fronte alla prospettiva della vendita di Palazzo Trevisan, numerose voci si sono levate per difendere la presenza dell’italianità elvetica in terra veneziana. Tra queste quelle di Marco Solari e dell’ex ambasciatore svizzero Bernardino Regazzoni. Proprio Regazzoni aveva dichiarato: «Il Palazzo Trevisan è un fiore all’occhiello della presenza culturale svizzera a Venezia. Rinunciare al Palazzo renderebbe vano qualsiasi discorso sull’italianità e sulla presenza della Svizzera in Italia». Dal canto suo, Marco Solari aveva esortato la Confederazione a intervenire «con urgenza» per fare chiarezza su una questione che merita «tutta la nostra attenzione».

A dar man forte a Solari e Regazzoni era poi intervenuto Giordano Zeli, presidente della fondazione svizzera Pro Venezia, il quale aveva rimarcato che «cedere questa struttura non avrebbe alcun senso. Si tratta di un punto di riferimento importante per la Svizzera a Venezia, riconosciuto anche dalle autorità politiche e culturali italiane».

Al coro di voci in difesa di Palazzo Trevisan si era quindi unita la consigliera di Stato e direttrice del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport (DECS,) Marina Carobbio Guscetti. «L’abbandono di Palazzo Trevisan e della presenza stabile della Svizzera a Venezia avrebbe importanti conseguenze per l’immagine e il rilievo della cultura elvetica», aveva avvertito.

Intervistata dal nostro direttore Paride Pelli in occasione dello scorso Locarno Film Festival, riguardo alla ventilata decisione di porre fine all’attività culturale di Pro Helvetia, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider aveva detto: «capisco chi è preoccupato per la sua lingua, la sua cultura e ha il sentimento che non abbiamo abbastanza attenzioni per le relazioni culturali con l’Italia. Ma occorre contestualizzare. La fondazione Pro Helvetia ha alcuni obblighi finanziari ed è autonoma. Abbiamo avuto alcune discussioni e sono stata interpellata in prima persona. Ora, confermo che c’è la volontà di dialogo per trovare una soluzione che consenta di mantenere un legame e una presenza a Venezia, importante non solo per la Svizzera italiana ma per tutta la Svizzera. Farò il possibile, con tutti i partner, per discutere un’opzione ragionevole».

Il consigliere federale ticinese Ignazio Cassis, infine, aveva insistito perché fosse creato un gruppo di lavoro interdipartimentale.

Gli ultimi sviluppi

E veniamo così ad oggi e alla notizia del Blick. «La variante di vendita non entra in linea di conto» si legge in un rapporto. «Entro la prossima riunione del gruppo di lavoro, il 4 giugno, un concetto di utilizzo tra il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), Pro Helvetia e altri partner dovrà essere presentato. Il DFAE prenderà l'iniziativa».

Per ora, comunque, non è dato sapere come Palazzo Trevisan sarà utilizzato esattamente a partire dal mese di gennaio del 2026. In linea di principio, sono possibili 1.200 pernottamenti e 300 utilizzi delle sale ogni anno. Pro Helvetia rimane l'inquilino principale, ma alla lista degli ospiti potrebbero aggiungersi anche università, scuole universitarie professionali e festival cinematografici. «Dato che il nuovo concetto affronta il tema della sostenibilità, anche il settore privato potrebbe essere interessato a una partecipazione», si legge nel verbale.

In questo articolo:
Correlati
Vendere Palazzo Trevisan? «Un errore imperdonabile»
A causa delle difficoltà finanziarie Pro Helvetia cesserà le attività culturali nella splendida residenza di proprietà della Confederazione - Per il Sonntagsblick si starebbe valutando anche la cessione - «Il Ticino deve capire la posta in gioco»
L'italianità va difesa
La decisione di chiudere la sede di Palazzo Trevisan a Venezia dimostra quanto poco conti per gli attuali vertici della politica culturale elvetica l’italianità del nostro Paese
Pro Helvetia abbandona Venezia
Da quello che si è potuto apprendere il commiato avverrà in due fasi: con l’abbandono delle attività culturali, dapprima, entro due anni, e inevitabilmente con la vendita dell’immobile, poi